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Covid, impennata dei casi, gli esperti non sanno perché

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Covid, impennata dei casi, gli esperti non sanno perché

Covid, impennata dei casi ieri e oggi con i 2.499 casi che sono l’aumento quotidiano delle ultime 24 ore.
Le ragioni, però, di questo balzo sono tutt’altro che chiare e secondo gli esperti i prossimi giorni saranno fondamentali per capire.

“Non si può ancora escludere che si tratti di una fluttuazione: non è possibile che da un giorno all’altro si passi a un aumento tanto grande”, ha detto all’ANSA il fisico Giorgio Parisi, dell’Università Sapienza di Roma.
Un’ipotesi è che

sui dati potrebbe pesare la presenza di più focolai, anche grandi, “ma bisognerebbe vedere caso per caso”, ha osservato. “La soglia psicologica di 2.500 casi colpisce, ma i dati indicano che anche in passato ci sono stati giorni con picchi analoghi”, ha detto ancora Parisi. E’ certo però che i dati non dovrebbero oscillare così”, né forse avrebbe più molto senso pensare al rapporto fra casi registrati e numero di tamponi eseguiti: “la situazione è diversa rispetto a quella di qualche mese fa” perché fare i tamponi non è più difficile come in passato.

“L’impressione – ha rilevato- è che il numero di tamponi non abbia più una soglia precisa perché si fanno i tamponi che sono necessari: se aumentano i casi aumentano anche i tamponi”.
In altre parole, l’impressione è che “non siano più i tamponi che fanno aumentare i casi, ma il contrario”.

Solo l’andamento dei dati nei prossimi giorni potrà dire se l’impennata dei casi degli ultimi due giorni è stata una fluttuazione casuale o qualcosa di diverso. D’altro canto anche gli allarmi più recenti

sono fortunatamente rientrati, come l’aumento repentino dei casi registrato intorno al 20 agosto, quando sono aumentati da poche centinaia a oltre un migliaio: “era veramente preoccupante perché corrispondeva a un tempo di raddoppio dei casi di una settimana, se fosse andata avanti così sarebbe stato un disastro”, ha osservato Parisi.

La tendenza di settembre è invece di un aumento moderato, pari al 12% in più alla settimana, con un tempo di raddoppio di circa un mese e mezzo.

Bisogna attendere gli sviluppi della situazione anche per il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, che ritiene prematuro puntare l’indice sulla riapertura delle scuole per spiegare

l’impennata dei casi. “Per vedere un effetto nella scuola – ha detto – è ancora presto. Bisogna aspettare ancora qualche settimana. Devo dire che la scuola sta rapidamente identificando le persone con sintomi e questo è un buon segnale per la capacità di tracciare i casi”.

Dello stesso avviso il direttore aggiunto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), Ranieri Guerra, per il quale le cose “si potrebbero mettere male perché abbiamo una crescita settimanale molto lenta, ma costante e continua” dei casi di coronavirus, su cui la riapertura delle scuole “in questo momento ancora non ha pesato”. Secondo Guerra “l’effetto delle scuole lo vedremo fra una settimana e fra una settimana capiremo anche se i ragazzi possono diventare veicolo inconsapevole e incolpevole della circolazione del virus nelle famiglie”.

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