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Coronavirus Venezia, ‘solo’ 2 nuovi casi ma anche due decessi

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Coronavirus Venezia, altre 7 morti, 3 All'Angelo. Deceduta signora di Rialto

Coronavirus Venezia e provincia che ritorna a ‘mordere’ pur apparendo poco mordace. Guardare il bicchiere significa oggi decidere con discrezionalità propria se vederlo mezzo vuoto o mezzo pieno.
Il confronto tra le 17 di domenica e le 17 di lunedì indica ‘solo’ due nuovi contagi, quindi il numero più basso degli ultimi giorni, ma mostra anche due nuovi decessi. Due morti in poche ore che fanno salire il totale delle vittime a 309.
Dentro al bicchiere c’è anche un aumento dei ricoveri con una nuova ospedalizzazione che porta ora a 6 le degenze per Covid a Dolo.

All’Antica scuola dei Battuti, casa di riposo di Mestre che non aveva mai registrato nessun caso nemmeno nelle settimane critiche di grande emergenza per tutti, la situazione si è stabilizzata dopo la notizia di mercoledì esplosa come un fulmine a ciel sereno.
Sono sempre 22 le persone positive: 16 ospiti (tra cui 3 anziani ricoverati) e 6 operatori, come due giorni fa.
Due donne sarebbero state intanto identificate come vettori del virus all’interno della struttura. Sono una donna ucraina e un’altra signora del Bangladesh.
Domani altro giro di tamponi da parte dell’Ulss 3 su ricoverati e operatori.
Intanto, però, la struttura registra il decesso di una ex paziente, inizialmente ricoverata all’ospedale dell’Angelo di Mestre (nella foto) ma poi trasferita a Dolo (uno dei due decessi di cui si parla sopra).

VENETO
I casi di Coronavirus in Veneto sono sotto controllo, dice il governatore Zaia.
I numeri dicono 22 nuovi casi di Coronavirus nelle ultime 24 ore, che portano a 20.233 il totale dall’inizio della pandemia. Due i decessi.
I positivi attuali sono 1.051, + 17 rispetto a ieri.
La situazione clinica è sostanzialmente stabile, con 112 ricoveri nei reparti con 25 positivi, -2 rispetto a ieri.
Invariata la situazione nelle terapie intensive, con 7 ricoverati di cui 4 positivi.
“E’ un virus che si fa sentire – ha commentato il presidente Luca Zaia – però la situazione è sotto controllo. Non posso accettare che ci sia qualcuno che dice che siamo in un lazzaretto. Si vive normalmente, la sanificazione dei locali è una costante di vita, i focolai sono sotto controllo”.

ITALIA
Grandi differenze tra regioni e ancor più tra città e città, anche vicine fra loro, con il picco raggiunto dalla città di Bergamo, dove le persone venute in contatto col nuovo coronavirus sono state il 24%. Risparmiato il Mezzogiorno, che non vede nessuna regione superare l’1% di persone positive al test sugli anticorpi al Sars-Cov-2. I risultati dell’indagine di sieroprevalenza sul Sars- Cov-2 realizzata dal Ministero della Salute e Istat, consegnano un’immagine dell’Italia più che mai diversificata.
La Lombardia da sola assorbe il 51% dei positivi al test eseguiti, ovvero in numeri assoluti più di 750.000 persone, così come ha assorbito il 50% delle morti. Ma anche all’interno della stessa Lombardia le diversità territoriali sono molto state molto accentuate: nelle province di Bergamo è stato registrato il 24% di contagiati, a Cremona il 19% e sono le uniche città, insieme a Piacenza, ad avere un dato di sieroprevalenza a doppia cifra.

La forte differenziazione territoriale è simile a quella della mortalità. Tutte le regioni del sud hanno avuto una sieroprevalenza sotto 1%, e la regione più colpita dal coronavirus si conferma la Lombardia, dove si arriva al 7,5%. La seconda regione, a sorpresa, è la Valle d’Aosta con il 4% dei positivi al test.
Seguono un insieme di regioni del Centro Nord intorno al 3%. Nello specifico, il 3,3% nella provincia autonoma di Bolzano, il 3,1% in quella di Trento e in Liguria, il 3% Piemonte, il 2,8% in Emilia Romagna, il 2,7% nelle Marche, il 1,9% in Veneto, l’1,5% in Abruzzo; l’1% nel Lazio, in Toscana e in Friuli Venezia Giulia. Quindi Puglia e Umbria con lo 0,9%, Basilicata 0,8%, Campania e Molise 0,7%, Calabria 0,6%, Sardegna e Sicilia in coda con solo lo 0,3% di positivi al test degli anticorpi.

“Il territorio – ha spiegato la direttrice centrale Istat, Linda Laura Sabbadini – è la chiave di lettura fondamentale dell’epidemia: i dati dicono infatti che contagiati sono una piccola parte della popolazione complessiva ma arrivano a punte molto alte in alcune aree, e questo significa che non si può assolutamente abbassare la guardia”.

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