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Coronavirus Venezia e Veneto, ultimi dati. Virus più difficile da trovare nei tamponi

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Coronavirus nel veneziano, zero nuovi contagi, un nuovo decesso

Coronavirus Venezia e provincia: zero nuovi contagi e zero morti. Nessun paziente degente delle terapie intensive veneziane. 16 pazienti ancora ricoverati in reparti di area non critica con questa distribuzione: sette persone ricoverate a Dolo e nove a Villa Salus.

I casi attualmente positivi sono 105, per un totale di casi di 2668 dall’inizio della pandemia.

In Veneto la situazione è analogamente rosea. Un solo nuovo contagio da Coronavirus in 24 ore nel bollettino regionale aggiornato alle ore 17.00 di lunedì. Il totale dei casi dall’inizio della pandemia sale a 19.187, con 1.080 positivi attuali e 16.194 guariti.

In Veneto vengono segnalati 7 morti in più in 24 ore, che portano il totale a 1.961, tra ospedali e altre strutture di ricovero.

Nella regione sono 306 i ricoverati nei reparti ospedalieri, di cui 76 positivi; nelle terapie intensive vi sono 15 pazienti ma uno solo positivo.

Per quanto riguarda i confronti tra le regioni, questi i dati degli ‘attualmente positivi’ nei territori ove ci sono oltre 1000 casi:
19.319 in Lombardia (-101)
3.866 in Piemonte (-96)
2.615 nel Lazio (-75)
2.282 in Emilia-Romagna (-46)
1.080 in Veneto (-5)
1.075 nelle Marche (-84)

A livello nazionale torna a salire il dato giornaliero dei contagi da coronavirus.
E’ di 235.278 il numero complessivo dei contagiati, con un incremento rispetto a ieri di 280 casi.
Ieri si era registrata una crescita di 197.
Il dato comprende attualmente positivi, vittime e guariti.

Dai dati della Protezione Civile emerge che sono 7 le Regioni con zero nuovi casi: Abruzzo, Umbria, Sardegna, Valle d’Aosta, Calabria, Molise e Basilicata.

Per quanto riguarda la conoscenza scientifica, la novità di oggi è che si è notato che nei tamponi “è più difficile” scovare il virus, vale a dire che la sua carica virale si è verosimilmente abbassata.

In parole povere, ci sono sempre meno particelle di virus nei tamponi e una delle spiegazioni più probabili potrebbe essere nell’uso più diffuso delle mascherine.

“Dopo l’utilizzo di massa delle mascherine è evidente che i contagi avvengano con dosi infettive più basse rispetto a gennaio e febbraio, quando l’uso di queste protezioni non era molto diffuso”, ha osservato il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca e direttore del laboratorio Cerba di Milano.

“La gravità della malattia dipende dalla dose infettiva: se c’è meno carica virale, la sintomatologia è più bassa”, ha osservato l’esperto.

Su questo tema non ci sono ancora dati ufficiali, anche se “l’evidenza clinica indica che ci sono meno casi gravi e meno casi urgenti, meno ricoveri nei pronto soccorso e meno nelle unità di terapia intensiva, ma su questa base non si può dire che il virus non c’è più, né che si è attenuato o adattato all’uomo. Non c’è infatti un solo lavoro scientifico che dica che virus si sia modificato e che abbia subito una mutazione che ne giustifichi un’attenuazione”.

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