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Coronavirus sconvolge il Mondo. A Feltre sotto osservazione supermercato

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Coronavirus, la fotografia di oggi: dati di sabato ore 18

Coronavirus nemico sempre presente da non sottovalutare nemmeno in un periodo di aperture pressoché totale, l’Europa e il mondo interno stanno facendo da monito.

FELTRE
Sotto rigido monitoraggio il piccolo focolaio di Feltre che ha portato alla chiusura di un intero negozio centro di bricolage. Dopo i primi due dipendenti scoperti positivi è stata riscontrata la positività di altre tre persone che avrebbero contatti con i primi due. Domenica la tracciatura dei contatti ha portato alla luce un’altra positività portando il totale di Feltre a sei.

Per quanto riguarda i clienti del centro “fai-da-te” non ci sarebbe alcun problema. Le due persone scoperte positive lavorano in uffici amministrativi, non hanno, quindi, contatto, con il pubblico o con la merce in vendita.
Meno positiva invece la notizia secondo cui uno degli altri quattro lavora in un supermercato ed ora si sta valutando se estendere le misure di accertamenti preventivi anche al nuovo ambiente.

VENETO
In Veneto la guerra contro il virus non è certo conclusa ed essa continua a fare vittime.
Ieri un altro decesso. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria i morti in Veneto, tra ospedali e case di riposo, sono stati 2.008.

Numericamente: tra sabato sera e domenica i casi attualmente positivi erano scesi da 471 a 460. Domenica la nuova positività ha riportato i casi a 461 casi.
Dall’inizio dell’emergenza sanitaria i casi totali sono stati 19.276.

IN ITALIA
Dopo i dati incoraggiati di ieri, con 8 vittime e 174 nuovi contagiati, risalgono i numeri del Coronavirus nelle ultimi 24 ore: i morti sono stati 22, 174 i nuovi casi. Ieri questi ultimi erano stati 175, ma con il doppio dei tamponi effettuati (61.351 contro 37.346).

Sul fronte focolai, situazione stabile a Bologna, Fiumicino e Mondragone. Mentre la domenica col solleone ha spinto gli italiani verso il mare e chilometri di coda si sono registrati sulle autostrade liguri. Spiagge affollate, dunque e tre locali sanzionati dalla polizia a Rimini per assembramenti in pista e camerieri senza mascherine.

Complessivamente, sono saliti a 240.310 i casi di Covid-19 in Italia, mentre le vittime hanno toccato quota 34.738. In Lombardia si registra il 39% dei contagiati (93.761) e quasi metà dei morti (16.639). Nella regione, nelle ultime 24 ore i decessi sono stati 13.

Le altre morti sono avvenute in Piemonte (5) e una ciascuno in Emilia Romagna, Veneto, Liguria e Abruzzo. Niente vittime nelle altre 14 regioni.

Si mantengono sotto i 100 i pazienti in terapia intensiva (98, uno in più rispetto a ieri), mentre i ricoverati con sintomi sono 1.160, cento in meno rispetto a ieri, 15.423 le persone in isolamento domiciliare, 56 in meno rispetto alla giornata di ieri e 16.681 gli attualmente positivi (155 in meno di ieri).

Continuano, intanto, le battaglie contro i focolai estemporanei.
A Bologna, dopo i 107 positivi alla Bartolini, un corriere espresso dell’azienda lamenta di essere trattato “come un untore”. A Fiumicino l’assessore regionale alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, parla di situazione “sotto controllo”. Non risultano al momento casi di positività tra i clienti dei due ristoranti chiusi nella città laziale.

Al Drive-in di Casal Bernocchi sono stati eseguiti 1.100 tamponi, i contagiati rimangono 8.

A Mondragone (Caserta) c’è solo un paziente positivo, subito isolato, al di fuori della mini zona rossa istituita nei palazzi ex Cirio. In tutto sono 44 i positivi nel centro sul litorale domizio, su oltre 2.700 tamponi praticati.
La paura del contagio si è avvertita sulle spiagge di Mondragone, rimaste semivuote.

Non così in altre zone del Paese, dove sono state prese d’assalto dai bagnanti.

Ancora disagi in autostrada in Liguria: cantieri, incidenti e traffico hanno causato code, provocando l’ira del governatore Giovanni Toti, che domani firmerà un’ordinanza per chiedere a ministero dei Trasporti ed Aspi di “rivedere il piano di lavori in corso nelle autostrade”.

A Capri venerdì scorso sono arrivati diecimila passeggeri con i traghetti. Numeri lontani da quelli pre-Covid, ma che segnano un ritorno verso la normalità, anche se mancano gli stranieri.

NEL MONDO
Se in Italia ci si prepara ad affrontare un’eventuale seconda ondata il mondo è ancora pienamente colpito dalla prima.
E’ pandemia in pieno vigore solo a guardare la velocità di propagazione negli Stati Uniti, in America Latina, India e Russia. In Cina, inoltre, si torna a parlare di lockdown e l’Europa è alle prese con nuovi focolai.

I numeri del resto parlano chiaro: il Covid-19 finora ha colpito 10 milioni di persone in tutto il mondo e ne ha uccise 500 mila. Con un tasso di infezioni raddoppiato dal 21 maggio ed un milione di nuovi contagi in appena 6 giorni.

Negli Stati Uniti la febbre è ancora a temperature vertiginose: oltre 2 milioni e mezzo i casi e 125 mila i morti. L’epidemia guadagna terreno in 30 Stati su 50, soprattutto i grandi e popolosi Texas e Florida, costretti a reintrodurre restrizioni dopo aver riaperto tutte le attività qualche settimana fa. Solo in Connecticut e Rhode Island il Covid sembra arretrare.

Secondo le autorità sanitarie federali, inoltre, gli infetti in tutto il paese sono 10 volte di più. Neanche in America Latina ci sono indicazioni di una contrazione della pandemia: 63 mila nuovi contagi in 24 ore (38 mila soltanto in Brasile), oltre 400 mila in 6 giorni.

E c’è il caso Colombia, al terzo record giornaliero in una settimana ed un bilancio totale che ora è più alto di quello cinese.

L’India continua a macinare record, quasi 20 mila nuovi contagi nelle ultime 24 ore, oltre 500 mila in tutto. Con una situazione di estrema gravità a New Delhi, tanto che le autorità locali hanno lanciato l’allarme sul possibile collasso delle strutture di accoglienza.

In Cina, dove tutto è cominciato, ormai sette mesi fa, la preoccupazione si concentra su Pechino, con oltre 300 nuovi contagi legati al focolaio del mercato alimentare di Xinfadi. La situazione nella capitale resta “grave e complicata”, ammettono le autorità locali, che hanno lanciato una vasta campagna di screening, chiuso le scuole, invitato gli abitanti a non lasciare la città e confinato diverse migliaia di persone nelle aree residenziali ritenute a rischio. Nel vicino cantone di Anxin, 60 chilometri a sud, mezzo milione di persone sono state messe in lockdown.

In Iran, che si conferma il paese più colpito in Medio Oriente, il presidente Rohani ha autorizzato numerose province a reintrodurre restrizioni. Ed ha imposto l’utilizzo delle mascherine nei luoghi chiusi.

In Cisgiordania, il governatore di Betlemme ha deciso un lockdown temporaneo, almeno per 48 ore.

In Israele, il ministro della sanità ha parlato di un “inizio di una nuova ondata”, evocando nuove restrizioni per evitare chiusure più severe.

Quanto all’Europa si registrano segnali altalenanti. A parte la Russia, con 9 mila morti in un giorno, nel resto del Vecchio Continente il numero di casi registrati quotidianamente si è stabilizzato a meno di 20.000 nell’ultimo mese.

Eppure l’Oms ha rilevato una “ripresa significativa”. A partire da alcuni nuovi focolai che vanno arginati per evitare il peggio.

In Germania, ad esempio, sono saliti ad oltre 2 mila i contagi nell’area del mattatoio nel Nordreno-Vestfalia.

A Leicester, in Inghilterra, quasi 700 casi in due settimane preludono ad un possibile ritorno del lockdown.

Nei Balcani sono in vigore da giorni alcune limitazioni alla circolazione tra paesi confinanti.

Nella Repubblica Ceca ci sono stati 300 contagi in 48 ore, un picco da aprile.

Al quadro generale bisogna aggiungere il dato confortante degli oltre cinque milioni di guariti.

Allo stesso tempo, però, è necessario ricordare che molti paesi stanno testando solo i casi sintomatici o più gravi e alcuni non hanno la capacità di tracciamento su larga scala.

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