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Coronavirus: la strana notizia delle tracce di virus nell’acqua di Parigi

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L’ultima doccia fredda sul coronavirus arriva domenica all’ora di cena: tracce di virus nell’acqua non potabile a Parigi.

Le tracce sono talmente piccole da essere definite “infime”, ma anche nell’acqua di Parigi – quella usata per far zampillare le fontane o per lavare le strade – circola il coronavirus. Non è una falsa notizia.

L’allarme è partito dallo stesso Comune, che ha garantito tuttavia che dai rubinetti delle case dei parigini sgorga invece un’acqua purissima. O quasi, visto che dall’inizio dell’epidemia è aumentato il suo contenuto in cloro.

“Utilizzeremo l’acqua potabile per lavare le strade”, ha spiegato perciò una funzionaria del Comune, annunciando questa decisione in omaggio al “principio di precauzione”. Per evitare, cioè, che un’ipotetica gocciolina dell’acqua contaminata che fosse rimasta in aria (i riscontri positivi si sono avuti soltanto in 4 punti di prelievo su 27) possa finire nelle vie respiratorie di qualche passante.

Un’eventualità praticamente inesistente e che gli specialisti non hanno preso oggi in considerazione come reale pericolo per la popolazione.

L’acqua potabile, ha spiegato la responsabile dell’Ambiente in Comune Célia Blauel, scorre fino ai rubinetti delle case attraverso una rete di tubi completamente diversa da quella dell’acqua utilizzata per innaffiare parchi e giardini (attualmente chiusi per il lockdown) o per alimentare le fontane al centro delle piazze o per lavare le strade.

L’acqua potabile è oggetto di stretta sorveglianza da parte delle autorità, soprattutto dall’inizio dell’epidemia. E per questo motivo una dose superiore al normale di cloro – ma di nessuna nocività per i consumatori – è stata immessa nelle tubature, dopo che è stato notato un flusso minore del solito.

Dall’inizio dell’epidemia, infatti, i parigini – sia perché privilegiano le bottiglie di acqua minerale, sia perché si lavano le mani spesso con gel disinfettante – consumano meno acqua potabile.

Il rischio che il minore afflusso comporti depositi dannosi è all’origine della decisione del maggior contenuto di cloro di questi giorni.

Domenica sera il primo ministro Edouard Philippe, ha parlato per oltre due ore in una conferenza stampa interlocutoria in vista della fine graduale del lockdown annunciata per l’11 maggio.

Il premier ha preferito parlare di “seconda fase”, poiché l’intensa circolazione del virus implica che “per lungo tempo non si tornerà alla vita di prima”.

Sui trasporti pubblici, ad esempio, il governo sta pensando all’obbligo di portare la mascherina. E per la contestata riapertura delle scuole, si procederà probabilmente “per territori o per gruppi di metà classe”. E le attività che stanno andando avanti in queste settimane con il telelavoro, saranno invitate a proseguire su questa strada.

Fra gli altri temi toccati da Philippe, le vacanze estive (“non è ragionevole pensare a viaggi in luoghi lontani”) e i test (tamponi e sierologici) che la Francia sostiene di voler praticare su 500.000 persone a settimana dall’11 maggio in poi.

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