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Coronavirus a Jesolo, Zoggia: “Positivi trasferiti”. A Cavarzere la Questura blocca il sit-in di protesta per l’arrivo dei migranti

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Coronavirus, focolaio alla Croce Rossa di Jesolo: 42 migranti positivi. Ultima ora
All’indomani della notizia del focolaio Covid scoppiato nel centro della Croce Rossa di Jesolo, interviene il primo cittadino, Valerio Zoggia per rassicurare i cittadini sul fatto che i richiedenti asilo risultati positivi sono stati trasferiti.

Alcuni sono stati portati ieri pomeriggio in uno stabile a Cavarzere, e la Lega in Consiglio comunale ha inviato una richiesta alla Questura di Venezia per poter organizzare una manifestazione di protesta oggi pomeriggio, che però è stata respinta per il troppo breve preavviso.

A Jesolo, nel frattempo, si tira un sospiro di sollievo dopo le paure scaturite dalla notizia di ieri: “Ho un messaggio semplice da trasmettere a tutti gli jesolani e agli ospiti in vacanza nella località – comunicato il sindaco Valerio Zoggia – Jesolo è una città sicura e la situazione è tranquilla. Tra la serata di ieri e la mattina di oggi il gruppo di 43 richiedenti asilo presenti nella sede della Croce Rossa di Jesolo e risultati positivi al test per il Covid-19 sono stati trasferiti, su indicazione della Prefettura di Venezia, in altre strutture dove poter trascorrere il periodo di isolamento”.

A JESOLO
Nella struttura di Jesolo, fa sapere il sindaco, restano altre 85 persone che “ad oggi tutte negative al virus, controllate dal personale della Croce Rossa e all’esterno dai presidi fissi interforze garantiti dalla Questura, oltre all’ordinanza firmata dal sottoscritto. Con l’allentamento dei positivi siamo più tranquilli ma teniamo alta l’attenzione per assicurarci che non ci siano ulteriori problemi”.

“Stiamo lavorando in stretto contatto con le forze dell’ordine -prosegue Zoggia – con la Croce Rossa e l’Azienda Ulss4 che effettuerà controlli sugli ospiti della struttura di via Levantina per le prossime due settimane. Sono certo che riusciremo a superare anche questo episodio e invito, in particolare tutti i cittadini e, in spirito di collaborazione la stampa, a contribuire ad un clima di tranquillità senza alimentare tensioni e senza fare sensazionalismi, rispetto ad una situazione che resta sotto controllo”.

Nel frattempo però, a Cavarzere la Lega si stava già mobilitando per organizzare la protesta in piazza, ma la Questura ha risposto “picche” perchè fuori dai termini previsti.

A CAVARZERE
Il capogruppo della Lega in consiglio Comunale, Pierfrancesco Munari, pubblica la risposta della Questura sul suo profilo Facebook e scrive: Ci siamo mobilitati per ottenere le autorizzazioni del caso, purtroppo però la Questura non ha autorizzato la manifestazione di oggi perché la richiesta doveva pervenire 3 giorni prima. Peccato che non abbiano compreso l’urgenza e la delicatezza del problema”.

Sulla vicenda ieri era insorto anche il vicepresidente della Regione Veneto in quota Lega, Gianluca Forcolin: “A Jesolo siamo al paradosso! Scopriamo che all’interno della Croce Rossa ci sono 43 migranti positivi e la stessa Croce Rossa interpellata se ne lava le mani”. Le parole di Forcolin sulla sua pagina Facebook. Il litorale cerca, nonostante tutto e tutti, di rialzare la testa e cosa fanno i responsabili, se ne fregano. Propongo a tutti i commercianti, operatori, albergatori e all’amministrazione comunale di costituirsi parte civile contro i vertici della CRI per il danno d’immagine che sta arrecando alla località. Lo sgombero forzato e immediato della sede e la sanificazione dei locali”.

IN REGIONE
“Il Prefetto ordini subito un’azione forte a tutela del litorale – scrive su Facebook il vicepresidente della Regione Veneto, Gianluca Forcolin – e di chi le regole le rispetta. Non è possibile che questi migranti possano muoversi e creare panico e disagio senza che nessuno prenda in mano la situazione. Vanno portati in un luogo sicuro e isolato per la quarantena. Gli operatori e gli ospiti meritano rispetto, ma soprattutto devono poter lavorare senza problemi”.

“Quello della location della CRI è un tema che parte da lontano – prosegue il vicepresidente – chissà sia anche la volta buona per risolvere la questione, chiudendo questo centro che serve solo a pochi per far business, sulla pelle dei soliti noti. Spiace che qualcuno, sicurante non jesolano, possa con un’azione così delinquenziale, buttare al vento in poco tempo il grande lavoro e le risorse finanziarie, che come Regione Veneto stiamo mettendo nel promuovere il litorale. Ovviamente – conclude – la stima per i volontari della Croce Rossa resta immutata e li ringrazio per il costante lavoro svolto sul nostro territorio, il mio rammarico sta nel fatto che ai vertici ci siano degli irresponsabili, che non hanno il ben che minino contatto con la realtà ed il danno che stanno causando”.

Sulla vicenda si schierano oggi i consiglieri regionali del Partito Democratico in Regione: “Anziché lanciare accuse, chi governa la Regione dovrebbe pensare a garantire i controlli e a porre le condizioni per una vera prevenzione – affermano Francesca Zottis e Bruno Pigozzo – In piena stagione turistica era chiaro che andassero rafforzate le misure di sorveglianza per complicare un momento già abbastanza difficile. E questo non si fa con la propaganda, lanciando accuse su stampa e tv”.

“Forcolin adesso ‘spara’ sulla Croce Rossa dimenticando il ruolo attivo, fondamentale, che ha avuto durante il periodo dell’emergenza. Per come è fatta quella struttura era facilmente prevedibile che scoppiasse un focolaio dopo i primi casi. Non era quella la soluzione, come non lo è un trasferimento in fretta e furia a Cavarzere: è solo un modo di lavarsene le mani. È invece indispensabile trovare strutture adeguate in cui inserire persone positive, migranti inclusi, adattandole alla situazione”.

“La pandemia – continuano i due rappresentanti dem veneziani a Palazzo Ferro Fini – ha evidenziato l’importanza del volontariato che però non può certo sostituirsi alle istituzioni. La responsabilità della prevenzione e del controllo sanitario spetta alle Ulss, il Governo ha messo a disposizione delle Regioni le risorse per farlo. Occorre quindi agire, e in fretta, perché rischiamo di sottovalutare la situazione specialmente in alcune aree. A livello nazionale ci impegniamo con il Governo per rafforzare le misure di controllo per chi arriva in Italia, a partire dai tamponi. Ma la Regione faccia la propria parte, ponendo le condizioni per una reale prevenzione anziché propaganda elettorale”.

G.P.

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