“All’ombra de’cipressi e dentro l’urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?”
Così Ugo Foscolo ci affida il suo pensiero sulla sacralità del cimitero e quasi la si “avverte” quella sensazione di ordine e di mestizia che il luogo ci rimanda.
Il 2 Novembre è appena trascorso e chi si è recato in cimitero per deporre un fiore sulla tomba dei propri cari, è rimasto esterrefatto per le condizioni pietose in cui versa l’isola di San Michele.
Una trascuratezza inconcepibile, tanto da non riuscire a deporre i fiori sulle tombe, aree transennate e inaccessibili, lapidi e gradini dissestati, abbandono insopportabile a vedersi e a vivere, pur animati dalle semplici motivazioni che conducono in cimitero e pur nella consapevolezza della necessaria sobrietà di giudizio.
Ora di responsabilità in responsabilità, andrà a finire che la colpa è dei defunti, si pensa per distrarsi dalla sensazione che non c’è Legge Speciale disattesa che tenga, che possa aver permesso al cimitero di San Michele in isola, ma anche a quelli di Mestre a Marghera, di ridursi a luoghi inospitali e irrispettosi del riposo dei defunti.
Si sa, si suppone che l’Assessora Francesca Zaccariotto assegni tutte le colpe alle precedenti amministrazioni comunali e che i due milioni di euro previsti dal bilancio comunale, non saranno sufficienti per la manutenzione e il restauro. Nessuna cifra del resto potrà ripagare l’umiliazione dell’abbandono
Si sa anche che i morti non hanno voce e non protestano. Non si sa se le vedono le corone di rito che ogni 2 Novembre vengono offerte dai sindaci di turno ai cimiteri del mondo, quel che si è visto a Venezia, è una penosa conseguenza dell’ormai diffusa indifferenza, dove non si salva nessuno, nemmeno i morti.
Andreina Corso
03/11/2016