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Ciao Venezia, anche le t-shirt mollano: “Accerchiati dalle chincaglierie, nessun Veneziano aprirebbe più qui”

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Addio a Pix Art, il negozio di magliette originali di San Filippo e Giacomo.

Ciao Venezia, anche le t-shirt mollano: “Accerchiati dalle chincaglierie, nessun Veneziano aprirebbe più qui”

Ciao Venezia: in una città da 28 milioni di turisti l’anno non c’è più posto neanche per le magliette. Dal primo febbraio si è arreso Pix Art, piccolo negozio tra Campo SS. Filippo e Giacomo e Ponte della Canonica.

E dopo La Padovana se ne vanno anche Massimo e Mauro, due fratelli veneziani che da qualche anno proponevano t-shirt ispirate all’universo pop e dei fumetti.

“Sono produzioni nostre – esordisce Mauro – che disegniamo e stampiamo dal 2007 nel nostro laboratorio di Marghera. Nel 2016 ci siamo chiesti: perché non provare con un punto vendita? E all’inizio i risultati ci hanno dato ragione, garantendoci un primo anno più che tranquillo. Ma già dal 2018 le entrate erano scese del 50%: qualcosa di inaudito, considerando la posizione”.

In effetti, trovandosi a due passi da Piazza San Marco, viene da porsi la consueta domanda: com’è possibile non trarre profitto dall’ingente flusso turistico che transita nell’area?

“Da due-tre anni il livello della zona è bassissimo – risponde Mauro – siamo circondati dalle chincaglierie: chi arriva si guarda intorno e capisce che può fare acquisti senza spendere nulla, dalle maschere al vetro, dall’abbigliamento alla ristorazione: l’estate scorsa giù dal ponte si pranzava per 10 euro, tutto incluso. E’ logico che ci sia una ripercussione psicologica: qualunque prodotto esca dalla fascia del low-cost non è neanche considerato”.

Le parole del gestore trovano riscontro nei fatti: nel raggio di trecento metri non si trovano altro che prodotti import che hanno degradato le altre attività, tra maschere, magneti e felpe marchiate “ITALIA”.

“Il nostro non è un discorso di ‘concorrenza’ – prosegue Mauro – perché da Veneziano ‘non mi sognerei mai’ di fare la guerra dei prezzi su merce scadente che nulla ha a che vedere con la mia città, ma la consapevolezza che qualsiasi sforzo creativo, in quella che è diventata una casbah, non verrebbe più riconosciuto”.

La scelta di non attendere nemmeno il Carnevale, un tempo considerato il periodo più proficuo dell’anno, la dice lunga sull’effettiva situazione del commercio veneziano.

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“Se fossimo a Londra o Berlino sarebbe diverso – si sfoga Mauro – qui si trovano le stesse cianfrusaglie da Lista di Spagna a Riva degli Schiavoni, portando i turisti al ragionamento ‘se non lo prendo qui, lo prendo più avanti’. Senza dimenticare che chiedere venti euro per una maglietta quando ci sono souvenir in vetro che ne costano uno è ormai fantascienza”.

E dopo la dipartita di Pix Art, lo spazio rimarrà sfitto “Non è una questione di prezzi – spiega Mauro – Venezia, e in particolare San Marco, dovrebbero essere una vetrina a livello internazionale: se vuoi esporre qui, c’è logicamente un costo da sostenere. Ma quale Veneziano vorrebbe più aprire? E per vendere cosa?”.

I due fratelli non spariranno, anzi, intensificheranno la loro presenza in rete, dove l’azienda è viva e conosciuta, con questi quattro anni a SS. Filippo e Giacomo che varranno come esperienza da non ripetere.

“Almeno non ci abbiamo rimesso – conclude Mauro – ma giunti a questo punto spetterebbe alle istituzioni ‘educare’ i turisti, spiegando che Venezia non è un supermarket low cost ma un luogo unico, con secoli di storia, dove trovare opere della creatività e dell’ingegno. Se si permette la vendita di certa merce e si autorizza la costruzione di alberghi-ostelli alla Vempa, di fatto, si svolge un’educazione al contrario, attirando chi si reca in laguna non perché incuriosito dalla storia e dalle tradizioni, ma perché non ha altro da fare, o proprio perché costa poco”.

Così, Campo SS. Filippo e Giacomo ha accolto il Carnevale 2020 privo dell’ultimo barlume di creatività che lo contraddistingueva, totalmente uniformato a quell’idea di non-luogo che ormai da anni aleggia tra le calli e i campi della nostra città.

E a Massimo e Mauro resterà la beffarda cognizione di risiedere in una città affollata da 28 milioni di persone l’anno ma senza possibilità di venderci nulla, neanche t-shirt originali.

Nino Baldan

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