L’operazione è andata a buon fine, ma la verità non è negoziabile e oggi quando nel Porto di Catania sono sbarcati 421 migranti che l’altro ieri sono stati soccorsi dall’equipaggio della Ong Aquarius di Sos Mediterannèe e da Medici senza frontiere, i nodi sono venuti al pettine, aggiungendosi agli altri, tanti e non abbastanza recepiti dalle nostre coscienze, forse già abituate a spalmare ingiustizie nel vento.
Ai giornalisti che volevano parlare con i migranti, i volontari, le associazioni è stato negato avvicinarsi, ma hanno potuto però raccontare, grazie ad una diretta con Radio Radicale fatti molto gravi.
L’Aquarius è stata ostacolata dalle motovedette libiche che minacciose, volevano riportare i migranti in Libia.
Quattrocentoventun persone, tra loro 180 donne e tantissimi bambini neonati, donne incinte, alcune delle quali dopo gli stupri subiti nei mesi precedenti, erano tutti stipati in un barcone di legno a 24 miglia dalla costa libica, a est di Tripoli, sono stati soccorsi con grande generosità e professionalità, bastava un attimo, un momento di panico e il barcone in legno si sarebbe potuto rovesciare con conseguenze terribili soprattutto per le donne e i bambini ammassati sulla stiva.
I volontari dell’Aquarius, che li hanno accolti, si son trovati davanti ad una umanità impossibile da spiegare a parole, uomini, donne e bambini in uno stato pietoso, picchiati, violentati, magri e disidratati.
Facevano parte tutti dello stesso gruppo prigioniero per molti mesi a Sabratha e poi portato a gruppi a Bani Walid, un centro di traffico di esseri umani. Hanno patito la fame e la sete e alcuni di loro sono stati torturati con fili elettrici e poi, per questo viaggio nel barcone di legno hanno pagato migliaia di dollari.