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Case per turisti a Venezia in base al numero dei residenti. Le proposte di Italia Viva

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Abitare e soggiornare: un particolare abbinamento, un ossimoro che mette insieme il bisogno di casa dei residenti con la politica turistica, lasciando irrisolto il problema dell’abitare a Venezia, del diritto di vivere nella propria città, di non doversene andare, mentre ci guardano mute le imposte chiuse delle migliaia di case disabitate.
Da sempre invocata e irrisolta la risposta civica a quello che anni fa si chiamava diritto alla casa, mentre i residenti assistono alla crescita di posti letto in locazioni turistiche, in piena ripresa dopo l’emergenza Covid.
Come rispondere a queste esigenze che premono sulla città?
La sezione veneziana di Italia Viva, ha presentato al Ca’ Nigra Lagoon Resort, la proposta condivisa da Regione, Comune e Stato, di progettare il dimensionamento del numero degli alloggi turistici in rapporto al numero dei residenti, per renderli compatibili e per evitare ‘in futuro’ che Venezia perda i suoi cittadini a causa dello straripamento di presenze turistiche. Intervenire non sarà semplice se non si attuerà una politica abitativa che stabilisca bisogni e priorità.
Ora, considerando che tutto il danno che si poteva fare è stato fatto, che la città si è svuotata esiliando di fatto le famiglie meno abbienti, si considera: Gli attuali e residui 50 mila abitanti hanno dovuto i fare i conti, fino al periodo acuto della pandemia, con una gran quantità di turisti, con punte che hanno superato le 100 mila presenze giornaliere.
E i due problemi sono in larga misura collegati, dato che se oggi a Venezia i prezzi delle abitazioni sono molto alti, questo si deve essenzialmente alla forte domanda proveniente da fuori e alla crescente richiesta di spazi per attività ricettive.
Italia viva, attraverso i coordinatori Franco Vianello Moro, Donatella Schiuma e la consigliera comunale Cecilia Tonon, punta sullo sviluppo sostenibile tra locazioni turistiche e residenza.
Ha presentato i dati disponibili, rilevando che il totale dei posti letto a uso turistico nel 2020 hanno raggiunto quota 49.259, che rispetto i 2500 del 2003, paiono e sono davvero spropositati, in rapporto ai 16mila alberghieri. (Nel 2020, 3mila 338 alloggi, sono usciti dal mercato residenziale).
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Uno dei problemi principali di Venezia è rappresentato dal gran numero d’immobili pubblici.
Già nel 2016 si evidenziava che in tutta la città amministrativa vi sono quasi 12 mila case pubbliche, di cui circa la metà, comunali.
Nella Venezia propriamente detta, tra centro storico e isole, sono circa 2500 le case del comune.
Per capire che si tratta di un’anomalia basti pensare che in tutta Padova sono solo 1.680, nonostante si tratti di un centro di 210 mila abitanti.
Venezia, città protetta dall’Unesco è ultra-regolamentata e afflitta da molti vincoli, in una sorta di cupio dissolvi è formulata a ogni piè sospinto la richiesta di nuovi vincoli.
Già adesso moltissime abitazioni senza alcun pregio particolare sono poste sotto la tutela della Sovrintendenza delle Belle Arti, con il risultato che è complicato ristrutturare, rendere gli spazi fruibili, sostituire i pavimenti, rifare il bagno e via dicendo.
Se le case popolari sono per definizione nelle mani dell’amministrazione pubblica, quelle private lo sono quindi in buona misura, a causa di regole che impediscono al proprietario di essere davvero tale e che si aggiungono al peso dell’imposizione sugli immobili. (Fonte Il foglio)
Italia viva prova meritoriamente a indicare una strada possibile, anche prendendo spunto da città come Amsterdam e Barcellona che si sono orientate verso un processo di limitazione “perché una città con residenti attira turisti, ma una città di soli turisti scoraggia l’arrivo di residenti”. E propone che il rilascio delle autorizzazioni all’affitto turistico venga attribuita al Comune la competenza esclusiva per il rilascio delle autorizzazioni che dovranno essere limitate e vincolate al numero dei residenti.
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Lo scopo dei coordinatori di Italia Viva è proteggere la città, favorire le famiglie veneziane valutando le loro specifiche esigenze e combattere invece ogni forma di speculazione incentivata dalla pratica delle locazioni turistiche dissimulate che viaggiano talvolta in modo sotterraneo con forme imprenditoriali discutibili, spesso nelle mani di un solo proprietario e senza nessun ritorno economico per la città.
E le buone intenzioni di Italia Viva si dovranno misurare altresì con un altro ossimoro: mille alloggi comunali non occupati su un totale di 5000, che una volta ristrutturati, e assegnati con specifici bandi, potrebbero favorire il ritorno della residenzialità, incoraggiando le giovani coppie a vivere a Venezia, permettendo agli anziani di morire nella loro casa, arginando il triste passaggio di una vita in una casa di riposo e sollevando le tante famiglie e situazioni, che pur avendo partecipato ai bandi, sono ancora in attesa di una casa.

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3 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Tale consigliera Cecilia Tonon farebbe meglio a tacere, visto che questa proposta potrebbe nascere dal più becero degli interessi personali, ossia bloccare la concorrenza di altre locazioni turistiche. Eh già, proprio la Consigliera è titolare di locazioni turistiche a sua volta (basterebbe una piccola ricerca sul geoportale del comune di Venezia per rendersene conto e, magari, riportare le notizie in maniera meno acritica).

  2. Affrontare con proposte percorribili lo spinoso problema alloggiativo a Venezia Centro storico ormai è urgentissimo. Il pullulare di appartamenti allocati a turisti sovente in nero è divenuto fenomeno insostenibile per questa già fragile città ricca di speculatori.L’ Amministrazione Comunale o è incapace,o disinteressata al fenomeno di spopolamento dei residenti. Bene alle proposte che rifocalizzino l’attenzione su una questione che richiede risposte urgentissime prima che diventi definitivamente una città museo.

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