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La Casa della Strega a Chioggia: misteri e leggende, ma anche degrado

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Sono molti gli scorci affascinanti a Chioggia, quelli che ti incanti a guardare anche non conoscendone la storia. Essa è intrinseca in essi, la si coglie sulle statue consumate, sui gradini consunti dei ponti resi lustri da innumerevoli passi, sui balconi dell’antico palazzo in cui ammalianti sirene si fanno ammirare.
Ma ci sono anche luoghi ammantati di mistero, e uno in particolare risalta per il suo aspetto sinistro che poco si armonizza con il resto dell’abitato.
Si affaccia in Canal Vena, proprio ai piedi del ponte Scarpa, un tempo chiamato Ponte dei Mustaceti, un palazzo ormai fatiscente e lasciato al degrado e all’incuria. Solo le sue linee lasciano immaginare quale poteva essere la sua originaria bellezza e il suo fascino.
Il tempo ha tolto gli intonaci, lasciando i mattoni scoperti, ha aperto crepe sui muri, ha fatto marcire gli scuri e crescere il verde in interstizi dove le radici possono fare solo che danni.
Ma il tempo nulla ha cambiato nella leggenda che sulla casa si narra.
La casa della strega è il nome che al palazzo è stato dato, e a guardarlo non serve una grande immaginazione per vederlo abitato da una vecchia megera attorniata da gatti davanti a un calderone.
Le leggende si intrecciano per dare un’origine al nome e una è quella che rimbalza più spesso.

Si narra che un tempo, tra queste mura, vivesse una strega e che questa di notte rapisse i bambini e qui li rinchiudesse, lasciando madri e padri a disperarsi. Ma venne il giorno in cui i vicini, volendo impedire che altri bambini scomparissero da casa, di notte le tesero una trappola, catturandola prima che potesse rientrare tra le mura sicure. Sulla facciata della casa c’era una nicchia e, temendo fosse il portale aperto sull’occulto attraverso il quale la strega potesse lanciare i suoi malefici, venne chiusa con un capitello, all’interno del quale una Madonna con il Bambinello sembrano vegliare d’intorno.
Ma se la leggenda racconta fiabe e narra di cose vissute solo nelle credenze popolari, la realtà è nuda e cruda davanti agli occhi di tutti.
La casa della strega oggi non è uno dei fiori all’occhiello di Chioggia, non è una delle perle che compongono la collana dei suoi scorci più belli. Tutt’altro.
Sta cadendo letteralmente a pezzi. Disabitata da molti anni ormai, in uno stato vergognoso di degrado e di abbandono, nello scorso autunno ha visto staccarsi pezzi di cornicione mettendo a rischio l’incolumità dei passanti. La polizia locale e i vigili del fuoco hanno provveduto a tamponare la situazione recintando l’area più a rischio con transenne, in modo da impedire ai pedoni di avvicinarsi troppo e di correre rischi.
Ma la situazione come è non può persistere.
Non è a questo punto solo il contesto di decoro urbano ad essere interessato, che già da solo dovrebbe spingere qualcuno a intervenire, ma è una questione di sicurezza pubblica.

E la casa della strega non è l’unica, tra campi e calli, ad essere in simili condizioni.
Eppure il regolamento edilizio comunale dovrebbe poter imporre ai proprietari di case fatiscenti e pericolose la messa in sicurezza, ma anche, per quanto concerne l’aspetto esterno, almeno il rispetto del decoro edilizio.
In un centro storico l’eseguire lavori di ristrutturazione impone il seguire norme rigide, l’attenersi a regolamenti che lasciano poco gioco alla libera iniziativa, col rischio di sforare in un attimo nell’abusivismo edilizio.
A fianco a tale rigidità si chiudono gli occhi davanti a un’incuria simile.
A Chioggia era stata anche fatta la bozza di un regolamento edilizio sostenibile che tratta esplicitamente le problematiche che riguardano il pubblico decoro, la manutenzione e la sicurezza delle costruzioni.
Nelle intenzioni della bozza i proprietari dovrebbero mantenere gli edifici in condizioni di decoro e di sicurezza socio-ambientale, assicurando tutti gli interventi necessari. Ma anche preservando in buono stato gli intonaci, le tinteggiature, gli infissi fino alle insegne e alle scritte pubblicitarie, obbligando a rimuovere quelle in disuso o abbandonate, sempre che non abbiano un’importanza storica. E, nelle intenzioni della bozza, si vorrebbe ingiungere ai proprietari degli immobili di eseguire i lavori necessari in caso di pericolo per le cose o le persone, solo con il fine unico di eliminare gli inconvenienti, suggerendo soluzioni idonee e assegnando un termine di tempo.

Non sempre però è facile risalire ai proprietari di questi antichi ruderi, nei quali qualcuno riesce a percepire perfino una recondita bellezza. Sono spesso parte di patrimoni divisi tra innumerevoli eredi o di chi ha lasciato la città con l’intenzione di farci ritorno ma a cui la vita ha cambiato i piani.
Per la casa della strega o per le altre che non raccontano leggende ma che sopravvivono al passare del tempo e che resistono alle intemperie, affacciate sui canali o tra le calli del centro, assisteremo a un lento logorio, a cui potrà porre rimedio o l’amorevole mano dell’uomo, riprendendone la cura, o la mano divina nella maniera più drastica, con la speranza che ciò accada senza danni per altri.

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