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Caporalato a Padova: migranti sfruttati pagati 3 euro l’ora

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Caporalato a Padova: migranti sfruttati pagati 3 euro l'ora

Caporalato a Padova: tre euro all’ora per 11 ore di lavoro nelle vigne, a potare le piante e raccogliere l’uva.

Era questa la vita di tutti i giorni di alcuni migranti sfruttati da caporali loro connazionali, secondo quanto accertato da un’indagine dei carabinieri del lavoro di Venezia, Padova e Rovigo che ha portato all’emissione di 4 misure cautelari con l’obbligo di dimora.

L’accusa nei confronti di quattro cittadini marocchini è di aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della manodopera.

Li portavano a lavorare nei campi fino a 11 ore al giorno, per 3 euro all’ora, e se protestavano venivano picchiati, oppure, se si ferivano, dovevano comunque raccogliere ortaggi o l’uva, potare i vigneti.

Vittime dei ‘caporali’, loro connazionali, erano 13 marocchini. I loro quattro sfruttatori sono stati indagati al termine di un’operazione dei Carabinieri nelle province di Venezia, Rovigo e Padova, con l’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro clandestino, e costretti dal Gip di Padova all’obbligo di dimora.

Tutto è cominciato da due lavoranti che hanno deciso di raccontare quanto accadeva, perché avevano capito che uno status da operai regolari e un permesso di soggiorno non lo avrebbero mai visto, tanto che i militari hanno definito l’operazione ‘Miraggio’.

I due si sono rivolti ai Carabinieri, che hanno cominciato ad indagare, con appostamenti e monitoraggi, l’attività illecita di un’azienda agricola di Cavarzare, regolarmente iscritta alla Camera di commercio di Venezia.

Da questo primo atto, segnalato alla Procura lagunare, è scattata una interdittiva. Ma il titolare, anziché mettersi in regola, ha trasferito l’attività a Montagnana, Tribano, Arre, Conselve nel padovano e San Martino di Venezze nel rodigino, intestando la nuova azienda alla moglie.

Tre factotum (a loro volta finiti nel registro degli indagati) avevano il compito di pagare gli ‘stipendi’, portando e seguendo nei campi il gruppo di lavoratori, costretti in ambienti malsani e senza i minimi requisiti di sicurezza e salubrità.

Dal racconto fatto dalle vittime durante l’indagine, condotta dal Pm Marco Brusegan tra il 2018 e il 2019, è emerso un quadro terribile, nel quale i 13 marocchini erano sostanzialmente dei ‘fantasmi’ senza alcun diritto.

Chi si ribellava veniva picchiato – sono registrati vari accessi al pronto soccorso – mentre altri, quand’erano vittime di incidenti sul lavoro, erano costretti a tornare sui campi il giorno dopo, con fasciature ed ecchimosi.

La gran parte dei lavoranti non ha avuto il coraggio di parlare perché sperava di ottenere quel permesso di soggiorno inarrivabile.

Nel gruppo molti erano gli irregolari, eccetto i due operai che hanno fatto scattare l’inchiesta.

Chi ha denunciato ha ottenuto un permesso di soggiorno per motivi di giustizia, anche grazie alla collaborazione con il progetto “Nave” di Venezia, associazione che offre supporto a stranieri e clandestini.

I carabinieri stanno approfondendo le posizioni dei sei proprietari terrieri italiani che hanno usufruito dei servizi della società finita nel mirino dei carabinieri: ovviamente offriva servizi di raccolta ortaggi a prezzi stracciati.

Il giro degli affari è stato calcolato in circa 350mila euro l’anno. Sulla vicenda è intervenuto il sindaco di Padova, Sergio Giordani: “bisogna averne consapevolezza e vigilare. Un grazie ai magistrati e ai Carabinieri”.

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