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Bimbi in affido, risvolti raccapriccianti: bambina fatta scendere dall’auto sotto la pioggia: “Non ti voglio più”

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Bimbi in affido, risvolti raccapriccianti: bambina fatta scendere dall'auto sotto la pioggia: "Non ti voglio più"
‘Angeli e Demoni’, l’inchiesta sui bimbi in affido, sta facendo emergere ulteriori risvolti raccapriccianti. Una bambina è stata fatta scendere dall’auto sotto la pioggia: “Non ti voglio più” perchè non dichiarava quello che serviva all’aguzzina.

Si tratta di una bambina che non capisce perché non può più vedere i genitori, martellata di frasi e domande per instillarle dubbi.
La stessa bimba sgridata perché non parla di abusi subiti – che non sarebbero mai avvenuti – e cacciata per punizione dall’auto dalla madre affidataria mentre fuori c’è un temporale.

Il quadro sui presunti affidi illeciti della Val d’Enza, il ‘caso Bibbiano’, descritto dall’inchiesta ‘Angeli e Demoni’ della Procura di Reggio Emilia si arricchisce di nuovi dettagli: gli audio delle intercettazioni di alcuni indagati.

Dopo le due professioniste che ridono di un maresciallo dei carabinieri con annesse minacce neanche tanto velate, ora ci sono gli aspri rimproveri di questa madre affidataria a una bimba tolta alla sua famiglia naturale. Con tanto di punizione sotto la pioggia. “Scendi, non ti voglio più. Io non ti voglio più, scendi, scendi!”, così grida la donna, indagata dalla Procura reggiana, in un’intercettazione ambientale mandata in onda dal TgR Emilia-Romagna in un servizio di Luca Ponzi.

La testimonianza audio amplifica la drammaticità di un episodio che era già emerso dalle carte dell’inchiesta.

I giudici descrivono di una bambina oggetto di vessazioni psicologiche del tutto gratuite, dettate dall’esigenza di denigrare i genitori naturali.

La piccola viene sbattuta fuori dall’auto in una giornata di pioggia del 20 novembre, come punizione per il fatto che non voleva ammettere di ‘pensare’ quello che la madre affidataria riteneva che Anna (nome di fantasia della bimba, ndr), stesse ‘pensando’.

La donna intima alla bambina di rivelare il male fattole dai genitori naturali. “Pensi che? – dice – Anna pensa che??? (urlando sempre di più, ndr) Daii! Quando mi vedi davanti al telefono Anna pensa che??? Dai dillo!!!” La bimba dice che non riesce a parlare con la donna e che ritiene di avere ragione.

A questo punto l’affidataria ferma la macchina e urla “Porca puttana… porca puttana vai da sola a piedi… porca puttana! Scendi! Scendi! Non ti voglio più”. Si sente aprire lo sportello e si sente lo scrosciare della pioggia. La donna continua: “Io non ti voglio più, scendi!”. La bimba appare impaurita e dice con voce tremolante: “Perché…”

C’è poi un altro audio mandato in onda. È la stessa donna che parla alla medesima bambina, ma stavolta le rimprovera di non mettere nero su bianco su un quaderno gli abusi che avrebbe subito in passato: “Tu non ci scrivi – dice – perché c’hai paura di scrivere, perché le cose che devi scrivere adesso sono talmente profonde che non ti va più di scriverci. Non ci vuoi neanche andare vicino”.
E dagli atti la conversazione prosegue, sempre urlando: “Anziché dire… io sono così perché mi è successo questo! Piuttosto che dare la colpa a quelli che ti hanno fatto male dai la colpa a quelli che ti vogliono bene!”. “Anziché dire sono stati loro (i genitori naturali, ndr) a farmi male no… sono Michela e Andrea (nomi di fantasia della coppia affidataria, ndr) che mi sgridano… troppo comodo”. Abusi che però, stando all’inchiesta, la piccola non avrebbe in realtà mai subito.

La bambina è infatti protagonista di un altro dialogo intercettato e citato nell’ordinanza per spiegare come i bambini venissero di fatto plagiati, in modo da formare false relazioni.

“Ma io non mi ricordo perché non li posso più vedere”, diceva la bambina nell’ottobre 2018. “Ma non ti ricordi che hai detto che (tuo padre, ndr) non lo volevi più rivedere? Io ricordo questo”, risponde una psicologa, indagata. Ma la bambina: “Non ho detto questo”. “Sì, hai detto che non volevi vederlo perché avevi paura che ti facesse del male”, le rispondeva l’affidataria.

L’inchiesta ha portato a fine giugno a 18 misure cautelari e si è concentrata su 6-7 casi e alcune figure chiave.

Uno scandalo diventato terreno di scontro politico perché tra gli indagati, ora ai domiciliari, c’è anche il sindaco Pd di Bibbiano, Andrea Carletti, accusato di abuso d’ufficio e falso ideologico.

(foto d’archivio)

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