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Batteria Forte San Felice, un’altra perla da aggiungere alle bellezze di Chioggia

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Di origine antica è la struttura fortificata che si trova alla Bocca di Porto di Chioggia, ora conosciuta col nome di Batteria Forte San Felice.
Ma torniamo indietro nel tempo.
Quando Chioggia era nota come Clodia e la vicina Sottomarina prendeva il nome di Clodia Minor, l’insediamento consisteva in un isolotto emerso a nord di quest’ultima, all’ingresso della Laguna e, per segnalarlo, vi era stata collocata una torre.
Ben poca cosa se andiamo a vedere quanto strategico poteva essere quell’accesso, tallone d’Achille nella Guerra di Chioggia del 1380. Da questa imboccatura alla Laguna, infatti, riuscì a entrare la flotta ligure, insidiando la Serenissima e conquistando non solo Chioggia, ma anche vaste zone della Laguna. L’entusiasmo dei genovesi durò poco e Venezia riportò sotto il suo dominio, e la sua protezione, tutto ciò che era caduto nelle mani del nemico. Ma restò poco di Clodia Minor che, dalla battaglia, venne completamente distrutta.
La Serenissima ritenne opportuno rafforzare le sue difese lagunari e, nel 1538, venne inaugurato il Forte San Felice e costruiti un fortino sulla diga opposta, quella dell’Isola di Ca’ Roman, e un Ottagono, di fronte alla stessa, per garantire maggior sicurezza alla bocca di porto della Laguna Sud. Chioggia, la più meridionale delle imboccature alla Laguna di Venezia, era quella che per prima poteva avvistare le navi, anche quelle nemiche, che risalivano l’Adriatico.

Il consolidamento delle opere di protezione iniziò subito dopo la Guerra di Chioggia. Venne costruito il Castello della Lupa, il cui primo mattone venne posato nel 1385, e fatte numerose riedificazioni che si protrassero fino alla caduta della Repubblica di Venezia, nel 1797.
Vista dall’alto, l’Isola di San Felice assomiglia a una stella a cinque punte, su modello di altre fortificazioni della Serenissima. La sua configurazione permette una difesa a 360°, guardando da una parte il mare e dall’altra la laguna, oltre a proteggere l’isola dalle mareggiate.
Nel tempo, sotto altri domini, la struttura venne ampliata e migliorata, prima da parte dei francesi, attorno al 1806 e, in seguito, da parte dell’Impero Austriaco , tra il 1831 e il 1848.
Nel tempo, ogni nuovo dominatore, arricchì le difese presenti con nuovi edifici, a ogni dominio diversi: dal castello medievale alla polveriera veneziana, dalle blockhaus austriache alle casermette francesi, dai bunker italiani a quelli tedeschi. Vennero rinforzati i terrapieni, i bastioni e i parapetti, creati percorsi, gallerie e porte d’acqua.
I bastioni sul lato est a denti di sega e a tenaglia difendevano la bocca di porto, e, il bastione sul lato nord, anch’esso a tenaglia, permetteva che una catena, collegata al prospiciente forte di Ca’ Roman, potesse essere messa in tensione, impendendo alle navi invise di accedere al porto.
Il fondale sabbioso costringeva le navi a percorrere un obbligato canale navigabile, distanti dal forte quanto bastava per non incagliarsi sul fondo ma non troppo distanti, in modo da poter essere tenute sotto tiro dall’artiglieria.
Terminato il dominio austriaco il forte venne presidiato dalla Marina Militare, divenendo zona militare invalicabile, e in seguito abbandonato, rimanendo di proprietà del Demanio.

Proprio perché non era possibile accedere all’area si è mantenuto inalterato il caratteristico paesaggio, ricco di una fauna locale, di una natura selvatica, che sta cercando di riprendere il possesso dei luoghi dove si trovano collocati, apparentemente dimenticati, i manufatti umani.
Fino a non molti anni fa l’area era quasi abbandonata a se stessa, invalicabile appunto, accessibile solo al suo custode e alla sua famiglia, con progetti di riqualifica della zona, dei monumenti e dei reperti che in essa si trovano, lasciati su un tavolo a prendere polvere.
Una delle poche, rare, aree verdi di Chioggia che sarebbe potuta diventare uno stupendo parco pubblico, un’attrazione turistica unica. Un’altra perla che si sarebbe andata ad aggiungere alla collana fatta dagli scorci magnifici della nostra città.

Alcuni interventi di restauro sono stati realizzati tra il 2003 e il 2007, finanziati dall’amministrazione Comunale con l’intervento del Magistrato delle Acque ma solo nel 2015 una società si è impegnata a riqualificare l’area della ex Batteria San Felice, definita di alto pregio storico e ambientale, in modo da poterla restituire alla comunità.

Non tutte le opere di ristrutturazione sono state al momento completate e alla parte superiore della struttura non è ancora possibile accedere in quanto alcuni interventi devono ancora essere concordati con la Soprintendenza, ma, se avete il desiderio di lustrarvi gli occhi con un panorama incantevole, la Ex Batteria Forte San Felice potrebbe essere il posto adatto a voi.

Micaela Brombo

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