I fatti sono già stati ampiamente riportati nei mesi scorsi e riguardano un incidente avvenuto – secondo le dichiarazioni della madre – a causa della cerniera di una tuta che avrebbe tagliato la lingua della piccola, provocando dolore e insanguinamento.
Subito la bambina è stata spostata da dove vive la famiglia a Mirano, ospedale dal quale poi è stata trasferita a Padova, dal momento che una complicazione ulteriore alla lingua, richiedeva un trattamento sanitario specifico, che solo l’ospedale di Padova era in grado di valutare e affrontare.
Delicatissima e inquietante la successione dei fatti: i medici ritengono che il taglio provenisse da una lama, ma il fatto viene confutato e messo in crisi dal racconto della madre (che peraltro è sempre stata accanto alla bambina) e tutto si aggrava quando un esame specifico rivela che la neonata è risultata positiva al test della cocaina.
Anche se gli esami clinici evidenziano che i genitori non sono positivi a sostanze stupefacenti, madre e neonata vengono trasferite ulteriormente dall’ospedale ad una struttura protetta e il padre (che non era in casa al momento dell’incidente) potrà incontrare la bambina per una sola ora giornaliera.
L’avvocato Matteo Mion, legale della famiglia lamenta numerose irregolarità e arbitrio nei comportamenti, soprattutto da parte del Centro del bambino maltrattato, che opera all’interno del Reparto di Pediatria dell’Ospedale di Padova, al quale era stato segnalato il caso della bimba di Spinea.
E’ proprio su questa parola, maltrattamento, sul suo corretto accertamento, che tutta la vicenda richiede chiarezza in quanto la madre si dichiara innocente rispetto la natura dell’incidente e il futuro della bimba dipende dalla verità dei fatti.
Redazione
16/04/2016
(cod malspi)