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“ATERigenera la casa pubblica nel futuro urbano” da Venezia a Matera, il convegno all’M9

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“ATERigenera la casa pubblica nel futuro urbano” da Venezia a Matera, il convegno all’M9

“ATERigenera la casa pubblica nel futuro urbano”, da Venezia a Matera Capitale Europea. Questo il titolo del convegno promosso dell’Ater di Venezia che si è tenuto a Mestre, nell’Auditorium di M9, il Museo del ‘900, partner dell’evento.

Il convegno si è aperto con i saluti del vicepresidente di Ater Venezia, Fabio Nordio, mentre il presidente, Raffaele Speranzon, ha letto due lettere di saluti ed elogio all’iniziativa da parte del governatore e del vicegovernatore della Regione Veneto, rispettivamente Luca Zaia e Gianluca Forcolin.

Sono intervenuti il vicesindaco di Venezia e assessore alle Politiche della Residenza Luciana Colle, il direttore del Museo M9, Marco Biscione, il presidente di Federcasa, Luca Talluri, lo storico dell’architettura, Amerigo Restucci, l’uscente amministratore unico dell’Ater di Matera, Vito Lupo, il curatore del progetto “Indagine sui Non Abitanti” del Collettivo Architecture of Shame, Fabio Ciaravella, il professore di Tecnica e pianificazione urbanistica al DAtU-PoliMI, il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, Massimo Bricocoli.

Il convegno ha visto anche interventi da parte del pubblico e si è concluso con la relazione del presidente Raffaele Speranzon che ha spiegato l’importanza di mettere al centro le persone nel lavoro di chi amministra l’edilizia residenziale pubblica.

Si è parlato di case pubbliche, popolari, del loro ruolo nella riqualificazione dei luoghi di periferia grazie al coinvolgimento dei residenti e delle istituzioni, comprese le università. Sono stati affrontati temi complessi e delicati, come le difficoltà di spostare degli inquilini anziani dai luoghi nei quali sono vissuti e, nel contempo, l’esigenza di avere abitazioni prive di barriere architettoniche.

Al centro del convegno la rigenerazione degli spazi urbani: il progetto avviato a Matera che può essere replicato a Venezia. Temi di riflessione sono stati la relazione tra l’abitare sociale, la rigenerazione architettonica e urbanistica e il loro collegamento con ipotesi innovative di welfare pubblico, da approfondire in dialogo con i soggetti istituzionali e il mondo della ricerca.

Il Convegno è partito dall’Indagine sui non abitanti, inserita tra i progetti per Matera Capitale della Cultura 2019. Una ricerca che accosta due esempi di case popolari geograficamente e storicamente lontani, diventando spunto per parlare della grande architettura nazionale sulle case popolari e dei “luoghi di periferia” dei centri storici tra i più conosciuti al mondo: Venezia e Matera.

Due città conosciute in tutto il mondo. Mete diverse, lontane, legate da un filo invisibile che ne accomuna storia e fragilità. La prima è capitale della Cultura 2019, la seconda potrebbe candidarsi ad esserlo. Entrambe tutelate dall’Unesco e messe a dura prova nelle ultime settimane dai fenomeni metereologici, con i centri storici allagati, le attività e i residenti in difficoltà. Stanno cercando di rialzarsi, Venezia e Matera, e proprio in questo “ritorno” alla normalità si rafforza il legame tra le due città storiche e assume particolare rilevanza la casa, bene di primaria importanza.

Ad unire queste due città, infatti, è anche l’importanza dell’edilizia residenziale pubblica per mantenere i centri storici “vivi” cioè abitati dai residenti.

Sia Venezia che Matera soffrono di problemi simili sulla residenzialità, quelli che accompagnano lo sviluppo turistico. Sono entrambe importanti mete turistiche che rischiano di gentrificare i centri storici e allontanare i residenti. In questo contesto si colloca il ruolo centrale dell’edilizia residenziale pubblica, che ha giocato e può ancora giocare dei cambiamenti, diventando l’innesco di una nuova fase di azioni governative.

Per confrontarsi e trovare soluzioni sinergiche, l’Ater di Venezia collabora da tempo con l’Ater di Matera: una rappresentanza dell’Azienda di edilizia territoriale residenziale veneziana è stata a Matera lo scorso luglio, per partecipare alla parte conclusiva del progetto all’interno del Quartiere Serra Venerdì, esito di un concorso internazionale. Si tratta di un intervento di riqualificazione sul quartiere di case popolari supportato dal Comune e partecipato dai residenti e dagli studenti delle vicine scuole.

Il modello sperimentato a Matera in un quartiere simbolo degli anni 50, Serra Venerdì, è la proposta di una riqualificazione “partecipativa” che potrebbe essere replicata a Venezia, nei “luoghi di periferia” della città più conosciuta al mondo.

Indagine sui non abitanti
E’ uno studio sulle case popolari che mette a confronto due esperienze progettuali ed abitative: le case della Giudecca a Venezia e il rione Serra venerdì a Matera, accumunate dalle storie di trasferimento degli abitanti nell’architettura moderna. Una ricerca condotta dal collettivo Architecture of Shame in collaborazione con Archivio di Stato e Comune di Matera, Federcasa, Ater Venezia e Ater Matera, è stata patrocinata e sostenuta dalla Fondazione Matera Basilicata 2019. L’indagine accosta due esempi di case popolari geograficamente e storicamente lontani, dove la similitudine nella reazione degli abitanti al loro spostamento verso case di concezione moderna, diventa spunto utile per parlare della grande architettura nazionale sulle case popolari. Riflettere oggi sulla rigenerazione di questi quartieri trae nuovo significato se si parte dal coinvolgimento sociale degli abitanti, come è stato fatto a Serra Venerdì, per lanciare un Concorso di architettura. In questo modo si affronta anche il tema del welfare pubblico per indagarne lo stato attuale nel nostro paese. Il dialogo tra soggetti istituzionali e il mondo della ricerca si dimostra in questo progetto una modalità utile a sondare i problemi legati alla residenza pubblica anche in città come Venezia e Matera oggi contrassegnate da un grande impatto turistico.

 
L’M9
M9 è un progetto di rigenerazione urbana che Fondazione di Venezia ha realizzato ispirandosi alle più innovative esperienze europee all’interno delle quali le istituzioni culturali operano come leve di sviluppo civile, economico e sociale; come fattori di identificazione comunitaria e strumenti di integrazione intergenerazionale, etnica e confessionale in contesti urbani colpiti da processi di deindustrializzazione, transizioni socio-demografiche e flussi migratori. Venezia e Mestre possiedono queste connotazioni e per tali ragioni la Fondazione ha elaborato e implementato un complesso progetto di rigenerazione urbana.

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