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Anziani fra marginalizzazione e malassistenza

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[26/11] In un suo famoso saggio sulla vecchiaia scritto nel 1970, “La terza età ”(titolo originale: “La vieillesse”), con la verve letteraria che le era consueta – non disgiunta per l’occasione da un rigore scientifico alquanto insolito fra i letterati – Simone de Beauvoir mise eloquentemente in luce la scandalosa condizione di estrema solitudine e abbandono in cui viveva un’elevata percentuale di vecchi soprattutto nelle grandi città , non potendo esimersi a un certo punto della sua analisi dal chiedersi e chiedere, sia pure provocatoriamente, se essi fossero o meno da considerare degli esseri umani, visto che, dal modo in cui venivano trattati nella società , era più che lecito dubitarne.A distanza di anni dalla eco suscitata in tutto il mondo da tale autorevole e clamorosa denuncia – ampiamente suffragata da dati medici, etnologici, storici, sociologici, psicologici e filosofici in misura tale che il saggio della scrittrice francese è considerato ancora oggi, in ambito specialistico, un’opera da cui non è possibile prescindere – si può affermare che essa, accanto alle numerose coscienze scosse e sensibilizzate, abbia sortito anche in concreto quelle salutari e opportune modifiche nel modo di trattare e assistere i vecchi nella società  che sia Simone de Beauvoir che tutti coloro che hanno a cuore tale problema, in cuor loro, forse si attendevano?

In proposito, non ho assolutamente conoscenza di come vadano le cose in Francia, il Paese cioè di Simone de Beauvoir in cui il suo saggio vide per prima la luce, né come vadano in altri Paesi, ma per quanto attiene l’Italia, quale persona sufficientemente attenta e informata su quanto le accade intorno, lo escluderei nel modo più assoluto: ché mi consta che nei confronti dei vecchi, a dispetto del saggio della De Beauvoir, prevalga ancora oggigiorno la vergognosa e scandalosa indifferenza di sempre, sia a livello istituzionale che familiare e parentale, affatto indegna di un Paese civile quale ci riteniamo. E a causa della quale i vecchi, fatta eccezione per un esiguo numero di fortunati e privilegiati, vengono in genere condannati a una situazione di marginalità  e di estremo disagio, fatta il più delle volte di indigenza al limite della sussistenza, di abitazioni anguste e malsane, di malattie, di solitudine, di disperazione etc. che sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti e che spesso, a lungo andare, finiscono altresì con il ripercuotersi inesorabilmente anche sulla loro salute mentale.

Non è un caso infatti che un fenomeno oltremodo diffuso di questi ultimi anni – destinato, con ogni probabilità , a diffondersi ulteriormente in futuro a causa dell’invecchiamento generale della popolazione in atto – sia l’aumento considerevole di vecchi non più in grado di vivere da soli in quanto, seppur spesso vecchi soltanto relativamente e senza malattia alcuna, presentano nondimeno difficoltà  sempre maggiori – quali, fra le altre, disturbi del linguaggio, perdite significative della memoria, incapacità  di provvedere al normale svolgimento delle abituali attività  quotidiane etc. – che glielo impediscono e che, lungi dall’essere una normale espressione della vecchiaia o una normale componente del processo di invecchiamento, come talora si tende a ritenerle sbrigativamente, sono invece i prodromi inequivocabili di una patalogia fra le più invalidanti e nefaste della nostra epoca e a più grave impatto sociale del mondo, conosciuta come demenza (o morbo) di Alzheimer, che molto probabilmente, secondo l’autorevole parere di clinici illustri, essi avrebbero anche potuto evitare, o quantomeno ritardare abbondantemente, se fossero vissuti in un contesto familiare e sociale diverso da quello in cui sono stati invece costretti a vivere, loro malgrado, dalla vergognosa e scandalosa indifferenza suaccennata.

A cui, come se non bastasse tutto il resto, vanno inoltre imputati, senza ombra di dubbio alcuno, anche i raccapriccianti e scioccanti casi che la cronaca è solita ammannirci pressoché quotidianamente e che hanno a protagonisti i vecchi, fra cui la recente scoperta da parte dei Nas dell’ennesima casa di riposo lager, in cui alcuni vecchi non autosufficienti venivano costretti a subire maltrattamenti e umiliazioni di ogni sorta in un ambiente in cui la sporcizia, il degrado e lo squallore la facevano da padroni.

ENZO PEDROCCO

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