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Anziani da “recludere”? Le reazioni, mentre Toti scivola: “non più indispensabili”

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Anziani da “recludere” come pare ormai scontato avverrà con il prossimo Dpcm? Il dibattito è aperto, mentre Toti scivola su Twitter: “non più indispensabili per lo sforzo produttivo”. Ma si sarebbe trattata di una frase “mal scritta da un collaboratore” il tweet sugli anziani vittime del Covid 19 su cui si sono alzate le proteste in tutta Italia.
“Non più indispensabili per lo sforzo produttivo” è stata una frase che ha scatenato una vera e propria bufera sul presidente della Regione Liguria Giovanni Toti.
Il governatore è stato sommerso dalla critiche di politici e sindacati e ha ricevuto centinaia di post infuriati dai lettori.

Toti voleva suggerire come allentare la pressione sugli ospedali, “intervenendo sugli anziani”, senza ricorrere a “un lockdown generale”, concetto già espresso nei giorni scorsi, ma l’effetto delle parole pronunciate non è stato quello voluto.
La frase ‘mal scritta’ che ha fatto al volo il giro della rete recita: “Per quanto ci addolori ogni singola vittima del Covid19, dobbiamo tenere conto di questo dato: solo ieri tra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate”.
In prima linea, tra gli indignati, i partiti di Governo (e di opposizione in Liguria), ma anche l’alleato Matteo Salvini è rimasto sorpreso ed è intervenuto,

senza citare Toti, per rimarcare che “i nostri genitori e i nostri nonni, con il loro lavoro, la loro passione e il loro sacrificio hanno cresciuto, difeso e reso grandi noi e l’Italia. Doveroso tutelarli e proteggerli, obbligatorio rispettarli e onorarli”.
In piena bufera, il presidente si è scusato e ha detto di essere stato frainteso. Ha quindi chiarito: “sarebbe folle richiudere in casa tanti italiani per cui il Covid normalmente ha esiti lievi, bloccare la produzione del Paese, fermare la scuola e il futuro dei nostri giovani e non considerare alcun intervento su coloro che rischiano davvero”. Ma le critiche avevano già inondato la rete.
La colpa è di un collaboratore, ha detto il protagonista: “Mi assumo sempre la piena responsabilità delle mie idee e delle loro esplicitazioni e lo faccio anche in questo caso. Un mio precedente tweet, scritto in effetti malamente da un mio collaboratore, ha scatenato l’inferno. È stata una cosa mal fatta. Mi dispiace e chiedo scusa, per me e per chi l’ha scritto”.

La bufera ha tirato in causa anche ‘over 70’ celebri, come Dino Meneghin che ha replicato: “noi 70enni in panchina, non in naftalina”.
Lui, in quanto ‘over 70’, non si considera affatto una riserva della società.
Dino Meneghin è pronto a mettersi in panchina se verrà deciso un lockdown per gli anziani, come no. “Che poi in realtà io e mia moglie siamo in un nostro lockdown da tempo, perché siamo a rischio e perché i numeri a Milano sono pessimi da inizio ottobre”, spiega all’ANSA la leggenda della pallacanestro italiana che, in attesa delle nuove misure anti-Covid del Governo, rivendica per la sua categoria anagrafica un ruolo ben diverso da quello di “persone non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese” di cui ha parlato il presidente della Liguria, Giovanni Toti.

“Sono sicuro che l’abbia sparata lì su Twitter ma non voleva dire quello. Molti, con 70 e più anni, sono ancora produttivi, non sono mica tutti rimbambiti che stanno a casa e basta. Come me, molti altri non si sentono con la naftalina in tasca. Sono più freschi di tanta gente più giovane, hanno esperienza e sanno adattarsi – osserva Meneghin, 70 anni compiuti il 18 gennaio, e un carriera di successi con le maglie di Varese, Milano e della Nazionale, primo giocatore italiano a entrare nella Hall of Fame del basket -. Noi anziani siamo stati produttivi, le pensioni di adesso vengono pagate grazie al nostro lavoro, molti mantengono figli e nipoti con le loro pensioni. E poi siamo un grandissimo bacino di voti, devono stare attenti a come parlano: siamo vecchi, ma se ci arrabbiamo suono guai per tutti”.
L’idea di limitare la socialità e la mobilità degli anziani

non è però peregrina secondo l’ex presidente della Federbasket, sposato con Caterina, medico chirurgo plastico. “Siamo sicuramente una categoria a rischio. Mi aspettavo qualcosa del genere. Non mi piace, ma se è la regola la seguiremo, con grande sacrificio – spiega -. E comunque non è che stia andando in giro per ristoranti e discoteche, già da tempo o e mia moglie facciamo una vita decisamente tranquilla. Invece in giro ci sono tanti giovanotti scapestrati, con la mascherina sotto al mento, in gruppo. Se ne sbattono. In una famiglia di amici, il ragazzino di 16 anni andava in giro a fare il fesso, risultato: lui positivo asintomatico e la nonna due mesi in ospedale”.
Oggi Meneghin collabora con la Federbasket

nelle pubbliche relazioni a livello internazionale, ma in questo momento “più che qualche telefonata non si fa niente, tutto è bloccato: per uno abituato da sempre a stare in movimento mi rompe stare a casa. Temo – ragiona – che ci aspetterà questa vita per molti mesi. Il vaccino non è vicino. Ma ci vuole chiarezza. Dopo la batosta di primavera, dalla politica mi attendevo l’assunzione di medici e infermieri, e attenzione ai mezzi pubblici per evitare di ammassare i passeggeri. La gente non vuole essere presa in giro: la freghi una volta, due, alla terza ribalta la casa”.

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