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Anche Eternit a Sacca Toro

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Domenica 7 Marzo, in attesa dell’arrivo della zona arancio che renderà impossibile ai veneti uscire dal proprio comune, numerosi sono stati coloro che dalle aree di Vicenza e di Treviso sono accorsi nel clodiense a dare un aiuto ai volontari del gruppo del Progetto Laguna Pulita di Nino Gobbetti.
È stata organizzata, infatti, anche in questa occasione una giornata ecologica, come ormai nella zona capita frequentemente a nome delle varie associazioni, attente all’ambiente, che alternativamente richiamano i propri sostenitori per recarsi a fare pulizia nelle aree più interessate dai depositi lasciati dalle mareggiate e dalle correnti o dall’incuria di chi transita sulle strade che portano fuori città, gettando i propri scarti dai finestrini delle auto in corsa o fermandosi per abbandonarli come se la zona fosse null’altro che un bidone per la raccolta indifferenziata.
Il posto di ritrovo è stato messo a disposizione dalla darsena Marina di Brondolo, il cui titolare, attento alla problematica, non si è limitato a offrire lo spazio per permettere all’organizzazione di approntare un angolo di ristoro per i volontari, che al termine della raccolta avrebbero avuto necessità di rimpinguare le forze, ma è sceso con gli altri in prima linea a fare opera di raccolta.
Dopo un breve briefing in cui si è spiegato cosa raccogliere e come farlo, a beneficio di chi non aveva mai partecipato a giornate come questa, ci si è recati sull’Arzerone, la Romea Vecchia, che porta da Ca’ Bianca a Valli di Chioggia, nella zona chiamata Sacca Toro.
Una area da ammirare, affacciata sulle barene della laguna, purtroppo colma di rifiuti

che qua le correnti depositano, lasciando tutto ciò che trasportano tra i massi a rinforzo della strada stessa.
Il raccolto che si fa è sempre lo stesso, innumerevoli bottiglie di plastica e incalcolabili pezzi di polistirolo a cui si aggiungono spezzoni di bricole che, se non fossero tolti dal l’andare alla deriva, sarebbero causa di danni alle imbarcazioni con cui potrebbero venire in contatto. Ma non solo.
Ben più pericoloso l’Eternit trovato, sicuramente non portato dalle acque della laguna ma da mani umane che hanno visto, nel tratto prospiciente le caratteristiche barene, il luogo più adatto per depositarvi il pericoloso materiale che ora giace sull’erba in pezzi degradati in balia delle intemperie che non possono far altro che diffonderne le fibre nocive.
I volontari si sono distribuiti su una vasta area lungo l’Arzerone, scendendo tra i massi fin quasi all’acqua, a raccogliere tutto ciò di estraneo all’ambiente a cui potevano arrivare con la vista e con le mani.
Dalle 8:30 della mattina fino a quasi mezzogiorno si è formata una lunga teoria di sacchi pieni di plastiche e affini, che sono stati radunati a fianco del guard rail, in vari punti di raccolta concordati con il Servizio Ambientale di Veritas che il giorno dopo sarebbe passato con il camion a raccoglierli.
Al termine i volontari, stanchi ma soddisfatti, si sono ritrovati al punto di partenza, dove, sempre rispettando le norme anticovid, hanno potuto godere di qualche minuto di convivialità e dello spuntino offerto grazie agli sponsor dell’iniziativa.
L’operato dei volontari è sempre ammirevole, si tratta di persone come te che mettono a disposizione il loro tempo e le loro energie per iniziative di cui può godere tutta la comunità.
La necessità del loro impegno si sta dimostrando essenziale per togliere dalla catena alimentare della fauna ittica e dell’avifauna che delle specie ittiche si nutre le microplastiche che si formerebbero dai processi di deterioramento dei prodotti in materiale plastico che vengono raccolti.
Il problema non è trovare

abbastanza persone disposte a ritrovarsi per passare una domenica alternativa a caccia della bottiglia nascosta sotto l’erba, incastrata tra i massi o inglobata nella melma. Gente di buona volontà, che ama l’ambiente in cui vive e vuol dare una mano per togliere da esso i prodotti inquinanti, se ne trova sempre, e sempre in numero maggiore sono coloro che si fanno avanti per iniziative simili.
Instillare una responsabilità ecologica in alcuni sembra il vero problema.
Non si tratta solo del passeggero dell’auto in corsa che butta il pacchetto vuoto di sigarette (o bottiglia di plastica, o lattina di birra) dal finestrino, che per la fatica che fa potrebbe aspettare di essere a casa per gettarlo. Il grande problema sono i residui deposti dalle acque, a partire dalle foci dei fiumi che sboccando in mare portano con sé tutti i detriti, che siano naturali o sintetici, per arrivare a ciò che la locale filiera ittica produce, in particolar modo le cassette di polistirolo che, seppur accantonate nel luogo convenuto per il ritiro, basta una sferzata di vento per esser buttate a mare

arrivando a chissà che approdo.
I grandi bidoni, che un tempo i servizi ambientali di Veritas avevano lasciato a disposizione dell’utenza nel sito del mercato ittico all’ingrosso di Chioggia, sembra siano stati tolti.
Al termine della giornata lavorativa tutti i residui delle operazioni giacciono buttati alla bell’e meglio sull’area dove i bidoni erano collocati, inclusi i leggerissimi contenitori in polistirolo che ci mettono meno di un attimo per finire nel canale a fianco.
L’ambiente è di tutti, non appartiene a un’età, a un colore politico, semmai ne esistesse ancora uno, o a una categoria di persone. Appartiene a tutti indistintamente: beviamo la stessa acqua e respiriamo la stessa aria.
Sarebbe quindi il caso che lavorassimo tutti in sinergia perché l’ambiente non soccomba.
E sarebbe il caso di cominciare a capirlo. Prima che sia troppo tardi.

rifiuti isolati volontari chioggia foto di macaela brombo 640

(foto sopra: con il pile blu Nino Gobbetti assieme ad un volontario)

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