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Venezia surreale per il covid. La basilica di San Marco diventa “faro”

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Di Giorgia Pradolin
E’ un meraviglioso set a luci spente Piazza San Marco. Vuota e immersa nel silenzio, tranne l’eco di qualche passo sui masegni, o lo stridio dei gabbiani.
L’emergenza Covid ha trasformato in deserto l’area marciana, che stamane si mostrava con qualche centimetro d’acqua alta. E proprio dall’alta marea record del 12 novembre 2019 la città ha cambiato volto. Prima lo shock e i danni della mareggiata. Poi lo stop imposto dal virus, le restrizioni che l’hanno resa ‘irraggiungibile’. Nessun brusio delle comitive di turisti, sempre meno persone, meno rumori. Una Venezia quasi spettrale in Piazza San Marco, che solo un paio di mesi fa aveva ospitato l’ultimo show: le riprese di ‘Mission Impossible 7’, con Tom Cruise.
Le luminarie natalizie sono ancora appese, ma le serrande dei negozi sotto le Procuratie

Vecchie sono tutte abbassate; solo qualche gioielleria resiste sotto le Nuove. File di negozi bui, le sedie accatastate all’interno, non mancano le vetrine con il cartello “affittasi”. C’è chi ha chiuso per sempre all’ombra del campanile, come la Pelletteria artistica Pagan, 101 anni di attività. Svuotate le vetrine, oggi ne resta solo l’insegna, storica anche quella. E vuoto è il negozio Venini in piazzetta dei Leoncini, con i suoi vasi artistici in vetro di Murano, quasi un secolo di lavoro prima del Covid. A fianco, anche la Coupole Glass ha alzato bandiera bianca dopo oltre 30 anni di attività. Chiusure, queste, quasi simboliche: anche il vetro di Murano, eccellenza mondiale, è costretto a lasciare la sua vetrina naturale, l’area marciana. Non c’entra solo il virus, ma anche il problema degli affitti alti, non sono più giustificati dai profitti, ridotti quasi a zero.
“Tanti negozi storici, soprattutto qui in Piazza San Marco, hanno chiuso e non riapriranno più – spiega Alberto Nardi, uno dei gioiellieri sotto le Procuratie Nuove – E’ un impoverimento

perché le attività storiche, come altri patrimoni artistici, sono un bene della città. Veder chiudere negozi che erano qui da cinquant’anni non ci lascia indifferenti e penso si debba assolutamente pensare a dei ristori più concreti, che aiutino a superare i prossimi due-tre mesi che rischiano di essere i più difficili”.
“L’evidenza dei fatti – prosegue – è di fronte a noi, la dimostrazione plastica di una situazione drammatica che
ormai perdura da oltre un anno. A differenza di altre città, Venezia ha subito l’alluvione del 12 novembre, e da lì una serie di eventi negativi culminati con la pandemia. La città ha sviluppato una forma economica legata solamente al turismo di massa. E’ stato un grande errore. Andrebbe pensato un nuovo modello – aggiunge Nardi – non essere solo un palcoscenico dove, uso un paradosso, si paga un biglietto per entrare al mattino ed uscire alla sera”.
“Non sento però questo tipo di riflessione in città – conclude il negoziante – e ciò mi preoccupa. Mi pare vi
sia solo una spasmodica attesa a riprendere, a riaprire la stalla ai buoi, al turismo di massa. Ma una città come Venezia non può vivere solo di questo”.
I caffè storici di San Marco, con i tavolini accatastati sotto il campanile, hanno deposto

le armi prima delle chiusure obbligate dalla zona arancione. Senza turismo, inutile aprire per i pochi residenti, che tra l’altro hanno perso l’abitudine di prendere il caffè in Piazza, dove prima del Covid c’erano fiumi di turisti a soffocare la città.
Chiusi Palazzo Ducale, il Correr e la Biblioteca Marciana, l’ultimo ‘rifugio’ di San Marco resta la sua Basilica, che con i mosaici illuminati dal sole risplendeva oggi per pochi fedeli. Le messe si celebrano ogni giorno. “La più bella Piazza del mondo è deserta – spiega Carlo Alberto Tesserin, procuratore di San Marco – carica di storia infinita e di enormi preoccupazione per il domani. Un domani difficilissimo da interpretare perché dobbiamo vincere le due difficoltà enormi di Venezia: l’acqua alta e l’epidemia”.
La basilica diventa così un faro in mezzo ad una Piazza San Marco quasi vuota e deserta, per dare un messaggio:
“Dobbiamo dimostrare che Venezia ha il diritto di essere tutelata – conclude Tesserin – di avere risposta ai suoi problemi. Ma non possiamo presentarci con Piazza di San Marco quasi abbandonata. Questo è il momento di crederci ancora di più”.

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