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Impiegati d’albergo: “Non siamo noi il male di Venezia, non dimenticateci”. Lettere

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[Riceviamo e pubblichiamo]

“Anch’io voglio tornare a lavorare ma…”
Breve racconto di una receptionist di un hotel di lusso

 

Ormai sono mesi che, con l’albergo chiuso, vivo solo “grazie” alle briciole della cassa integrazione.
Voglio tuttavia ricordare a tutti che prima non era la terra promessa come in molti professano giornalmente su quotidiani e social, con articoli e petizioni fantoccio che mirano al “far tornare tutto come prima”.
Tanto si sa chi ci sta dietro a queste cose: di sicuro non l’impiegato o l’autista. E qui, mi fermo.
Lavoro come receptionist di “banco unico”, ovvero svolgo sia mansioni di ricevimento che di portineria. Due mestieri diversi che sono stati inglobati, nella maggior parte dei casi, in una figura sola per sfoltire i costi della manodopera.

 

Conseguenze: si è spesso oberate di lavoro ed è “impossibile” offrire sempre standard di servizio elevati.
“Fino a qui tutto bene”, non però quando ti accorgi che sei assunta con ben due livelli inferiori al dovuto e che nel tuo stipendio non figurano alcune voci minoritarie come, per esempio, l’indennità di cassa.
Meschini sotterfugi che adoperano in molti per risparmiare (pardon, arricchirsi) il più possibile a discapito delle lavoratrici dipendenti di questa città.

 

​Difficile fare carriera in questi ambienti dove la tua professionalità conta relativamente “poco”. Devi leccare per scalare le posizioni. Conosco ragazzi e ragazze in gamba che non hanno guadagnato un solo livello negli anni per via di un sistema retrogrado e per nulla meritocratico, o di capi servizio invidiosi delle loro capacità: l’Italia in miniatura.
​Queste persone non le si sente lamentare nei quotidiani e nelle piattaforme sociali, come taluni individui fanno… La Venezia che conosco io non è mai stata coesa, e questa cosa è ora sotto gli occhi di tutti. “Non ci si può vedere” tra categorie diverse e spesso nemmeno fra noi.

 

​Noi impiegati negli alberghi di Venezia non abbiamo voce in capitolo, dei sindacati nemmeno l’ombra. E quando ci sono, sono spesso i primi lacchè della proprietà. Sempre pronti a trovare un compromesso al ribasso.

SIAMO SOLI.
Vorrei che qualche consigliere comunale, che tanto ammira questo sistema, si facesse una settimana in albergo. Venite a svolgere turni di chiusura ed apertura, e perché no, magari anche qualche notte tanto per.
Ovviamente il tutto per 1200/1300 € al mese, sia chiaro.

Ultimamente leggo molti articoli contro la monocultura turistica e spesso mi trovo d’accordo. Infatti credo che, come dice il saggio Cipriani, bisogna prima di tutto salvare l’identità veneziana per preservare la città e i veneziani dunque, per evitare la deriva da parco giochi che stiamo attraversando.

Non dimenticatevi di noi, “il male di Venezia” non siamo noi! Allargate la vostra veduta.

lettera firmata

(foto da archivio – precedente a febbraio 2020)

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9 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. io penso che:
    si debba principalmente distinguere chi lavora, che ho sempre prevalentemente difeso,
    https://www.lavocedivenezia.it/venezia-nessuno-tocchi-il-dio-turismo-e-il-prezioso-lavoro-in-nero-che-porta/
    da chi sfrutta, e pure magari va a miseramente in piazza a piangere un pò alla “Dè Paperoni” fingendosi preoccupato per i dipendenti di cui magari fino a ieri aveva approfittato.
    E’ poi anche vero che la “legittima ricchezza” (???) citata nei commenti doveva figurare come reddito e soggetta, derivando da lavoro, a tassazione, garantendo però così anche una pensione dignitosa.

    E qui sta il problema: ora qualcuno dice: adesso mangiatevi le mance, che altri lavoratori di altri settori non hanno mai avuto!

    E proprio per questa “carota” che faceva tacere sulle “bastonate”, spesso non hanno mai scioperato, reclamato i propri diritti, preteso un contratto, seppur STAGIONALE, ma A TEMPO INDETERMINATO, a garanzia della continuità del lavoro.
    Quindi molti, non tutti, hanno taciuto su tutto, danneggiando anche chi di mance ne riceveva poche o per nulla…

    E queste “legittime ricchezze”, specie se “entravano” pure tramite gondole, taxi e vetrerie (non certo “due lire” in più, ma spesso una fortuna non tassata persino superiore alla paga) consentivano pure molti benefici sociali, esenzioni ecc., sottraendo risorse sociali così chi il guadagno ce l’aveva davvero misero.

    Ora che le mance son sparite, resta “il bastone”, nudo e crudo, mentre in altri settori si sono sviluppate più tutele, contratti più garantisti ora garantiscono più tutele.

    Purtroppo ora ci rimettono particolarmente i “nuovi”, che si trovano in una “terra bruciata”, dai ricordi gloriosi”, ma con condizioni di sfruttamento e precariato al limite, salari miseri se non Stage, e niente mance.

    Quinti non tutto ciò che luccica è oro, e c’è sempre prima o poi, l’altro lato della medaglia, a volte molto oscura…
    Ogni impero ha una fine. Ora però intervengano le istituzioni tutelando i lavoratori, facendosi restituire da certi datori di lavoro del settore un pò di ciò che è stato sottratto alla collettività approfittando della situazione, e magari…chiedendo l’ISEE prima di erogare contributi a pioggia, proprio come lo devono presentar i cittadini per aver contributi ed esenzioni.
    La legge è uguale per tutti, no?…
    E allora applichiamo questo bel principio.

    P.S.: seppur discendente di un gondoliere, trovo davvero vergognosa la propaganda e gli articoli per quelli che piangono miseria: mi pare siano le uniche categorie non obbligate all’emissione della ricevuta fiscale, in barba ad ogni equità, correttezza e concorrenza, e dove non si può pagare con carte o bancomat: in isole sperdute del Pacifico hanno persino il Pos a batterie connesso internet, in gondola invece… “si bagna”?

    Che dire: “El mondo xe fato par i furbi”, che poi diventano ricchi. Ma volte “anche i ricchi piangono”…

    Prof. Fabio Mozzatto

    • Che dire? Ha ragione su tutto. Però si metta nei panni di un lavoratore stagionale che, a fronte di una paga misera di 1.100 €, riesce a raccimolare qualche centinaio di euro in più grazie alle cosiddette commissioni.
      Il problema è composto da chi si è basato per decenni su questo sitema, arricchendosi al punto di poter rilevare ristoranti ed hotel grazie al nero.
      Noi impiegati dobbiamo pagare per colpa loro? Ci rompiamo il culo per una paga base da RIVOLTA.
      E poi vedo gente come Eg. Pa. piangere il morto al telegiornale?

      • … eh, lo so, mi spiace.
        Immagini però anche in che situazione si trovano molti artisti e musicisti che non ricevono alcun sussidio e magari son costretti a cambiare professione dopo anni di studi e di curriculum…
        Nel settore turismo comunque io vedo due generazioni di lavoratori completamente diverse, di cui le ultime pagano per le prime.
        Ora fare scioperi, con la carognata del Jobs Act o con i contratti precari voluti da Biagi e D’Antona, non è facile e si rischia il posto o la non riassunzione la stagione successiva
        E’ il Governo che deve dire basta al precariato, ai salari da fame italiani. Si parla tanto di Europa, e allora adeguino i salari agli altri analoghi Paesi europei!
        Si faccia un’indagine per vedere quanto guadagnano i postieri, i camerieri, le governanti, i baristi, i facchini di altri Paesi europei CON PARI FLUSSI TURISTICI ED ECONOMICI, e si pretenda analogo salario, ovvero salario con pari potere d’acquisto (a Parigi un facchino può permettersi 2000 litri di latte al mese o 800 chili di pane al mese? SI pretenda di acquistare altrettanto a Venezia).
        Condivido che servirebbe una rivolta (anche sul modello dei fattorini denominati “Rider”) dei lavoratori del settore, che magari unisca anche Jesolo e pure la Riviera Romagnola, che dovrebbero coordinarsi sui “social” e pretendere diritti e salario adeguati dal Governo e da Draghi.
        Servirebbe poi, senza alcun razzismo, dare la priorità ai lavoratori italiani, altrimenti uno straniero che viene da un Paese povero, accetta ogni condizione e ogni retribuzione, perché dopo 5 – 10 anni torna al suo Paese e fa la vita da nababbo, data la differenza economica che c’è.
        Ciò danneggia chi in Italia deve lavorare 35 anni, senza nemmeno magari riuscire a comprarsi una casa…
        Questo succede anche nel campo musicale, purtroppo…

        Per i “Paperoni piangenti”, come quello che cita, ho già scritto e criticato parecchio su chi si è presentato con indaco in piazza a piangere, nonostante i miliardi guadagnati.
        …non c’è limite all’indecenza e all’avidità.

        Con i miglio auguri.
        Prof. Fabio Mozzatto

  2. Le mance non le lascia più nessuno. Soggiorni di una notte low cost portano clienti della classe bassa, a volte studenti che viaggiano con i soldi regalati dai nonni Turni esasperati, responsabilità elevate (a volte mi ritrovo da solo in servizio fino a notte fonda in hotel a quattro stelle…). Stipendi all’ osso e massima disponibilità di orari e turni, per non parlare dei festivi. Ora, tutti a casa e quando si riaprirà, nuovi tagli al personale! L’ unico modo per i mega direttori o proprietari per far fronte ai mancati incassi. Super professionisti, titolari di hotel e poi lèggiamo che non sanno comunicare nemmeno un iban corretto per avere i sussidi e si lamentano pure anziché vergognarsi… Bah!

    • Sottoscrivo. Soprattutto riguardo alle responsabilità. Un pò come si faceva mandando avanti i soldati all’arma bianca che poi tanto se arretrano li freddiamo noi a colpi di rivoltella…

  3. Le mance o tips si sono ridotte moltissimo con l’uso quotidiano delle carte di credito… Eventuale critiche sulle mance dovete rivolgervi a quelle che percepivano i croupiers.

  4. Prima che qualche imbecille dica che ci “arricchiamo” con le mance rispondo:
    Sono una consuetudine di questo mondo. Una legittima ricchezza. Qualcuno si sognerebbe mai di dire che le pietre e i capolavori greco-orientali di Venezia siano una ruberia? O che in America le cameriere dei cafè siano delle ladre?

    Ragionateci sopra. Guardare piuttosto a chi ci ruba le briciole dai contratti: chi studia i contratti.

    Ps: E, a dire la verità non erano nemmeno questo granchè.

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