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Una generazione senza storie

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Si è parlato tanto della crisi del Cinema Italiano (per alcuni in fase conclusiva grazie a un paio di titoli decenti degli ultimi anni, vedi “Gomorra” o “Il Divo”), ma la verità  è che nulla è cambiato o accenna a cambiare.
Io stesso mi ero lamentato, assecondando la critica di Quentin Tarantino, che le nostre produzioni non fanno altro che parlare di trentenni o quarantenni in crisi esistenziale e abbiano abbandonato quel cinema denominato in modo quasi dispregiativo di “genere”.Certo, qualche piccola, piccolissima speranza c'è stata: basti vedere l'horror “Shadow” di Zampaglione, il diverso (per l'Italia) “Aspettando il sole” o il nuovissimo “Eater”, per cui si è dovuto scomodare il peggior regista del mondo di origini Teutoniche Uwe Boll per la produzione.
Con il tempo però, ho ragionato a fondo sulla situazione del nostro cinema e sono giunto ad una conclusione; probabilmente ancor più drammatica dell'auspicabile.

La generazione dei nuovi registi, e per nuovi intendo i quarantenni (dato che riuscir a esordire prima nel cinema è impresa impossibile), raccontano sempre le stesse cose perché non hanno nulla da raccontare, perché non hanno avuto un passato, non hanno vissuto nulla che valga la pena di essere raccontato.
Guerre, valori da difendere con le battaglie di piazza, rivoluzioni più o meno studenterche, lo spettro della fame e nemmeno la ricerca della libertà ; quella vera, non di wikipedia o dei Santoro di sorta.
Non hanno insomma, veri valori che valga la pena raccontare e soprattutto trasmettere.

De Sica, Fellini, Antonioni, Zavattini, Guerra o Vincenzoni hanno conosciuto davvero i cambiamenti della società , hanno attraversato periodi storici in cui è davvero accaduto qualcosa.
Certo, si potrebbe dire che noi (e mi metto pure io nel gruppo facendo parte di questa “nuova” generazione”), abbiamo a che fare con le problematiche del lavoro precario, della paura del futuro, dello straniero e del terrorismo ma tutto questo è “vecchio” è già  stato raccontato più e più volte nella storia del cinema.

A dire il vero, abbiamo avuto quasi vent'anni di Berlusconi ed ora infatti la maggior parte degli artisti italiani si troveranno in pensione “forzata”, dato che proprio sull'ironia ai danni del Presidente del Consiglio hanno fatto le proprie fortune (Cornacchione uno su tutti).
Quindi dove si può trovare la soluzione? La soluzione è proprio nel cinema di intrattenimento, di pura fantasia; quindi ben venga la fantascienza di “Mr Wang” dei Manetti brothers, accogliamo con favore i nuovi spaventi che ci provocherà  il film di Ivan Zuccon o gli alieni di “Sei giorni sulla terra”. Perché se non possiamo parlare certo di capolavori, dobbiamo apprezzare lo sforzo e incoraggiane di nuovi.
Una cosa che devono fare anche i produttori, devono credere nelle potenzialità  di un certo tipo di storie; lo fanno in Spagna, in Francia e in tutto il mondo.
Ci devono credere però non solo attraverso i finanziamenti Statali, perché purtroppo solo cosi sembra che siano in grado di finanziare i sedicenti produttori.

[10 novembre 2011]

Mattia Cagalli

[redazione@lavocedivenezia.it]

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