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Turisti a Venezia: europei sì, italiani no. Il paradosso dei ‘viaggi consentiti e scoraggiati’ UE

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Nonostante la pandemia, nonostante le restrizioni, è impossibile non notare le decine di turisti europei a passeggio per Venezia.
“C’erano anche a Carnevale – denuncia una residente – e di certo non erano qui per lavoro”.
E in effetti, il loro incedere lento e la presenza di famiglie con bambini tutto fa pensare tranne che a una trasferta professionale.
A confermarlo è la “Control room” del Tronchetto che incrocia e analizza i dati delle celle telefoniche: tra il 13 e il 14 febbraio c’erano in città “2.200 stranieri”, domenica scorsa “più di 2.000”.
Com’è possibile che agli italiani non sia permesso spostarsi fuori regione “se non per motivi di necessità” mentre francesi, tedeschi e spagnoli viaggiano per turismo?
È uno dei paradossi della “libertà di movimento” in vigore nell’Unione Europea: secondo il commissario europeo alla Giustizia Didier Reynders “gli stati membri possono ‘scoraggiare’ i viaggi ma non ‘vietarli’”.
Anche durante una pandemia.
L’ambasciata francese ha pubblicato un “disclaimer” per fugare ogni dubbio:

“A causa della circolazione attiva del virus Covid-19 e di tutte le sue varianti – si legge – tutti gli spostamenti dalla Francia verso l’estero e dall’estero verso la Francia sono totalmente e rigorosamente ‘sconsigliati’” (non ‘vietati’).
Nella sezione “mi trovo in Francia, posso recarmi in Italia?” si specifica che l’ingresso nel nostro Paese “è autorizzato presentando il risultato negativo di un test molecolare o antigenico eseguito nelle 48 ore che precedono la partenza”.
In caso contrario, “i viaggiatori dovranno effettuare una quarantena di 14 giorni in Italia”, aggiungendo che “la compagnia aerea non può rifiutare l’imbarco a coloro che non presentano il risultato di un test poiché è possibile effettuare la quarantena in Italia”.
Tra le pratiche obbligatorie c’è anche quella di “segnalare la propria presenza sul territorio italiano all’autorità sanitaria regionale” con un link al Ministero della Salute e i relativi contatti.
Consultando quest’ultima pagina

si evince come l’isolamento sia “fiduciario”, accompagnato da “sorveglianza sanitaria” e dall’obbligo di “un’autodichiarazione”: regole in vigore non solo per la Francia ma per tutti i territori dell’Unione Europea (più Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Svizzera, Andorra, Principato di Monaco) dai quali “gli spostamenti sono consentiti senza necessità di motivazione”.
Al contrario di quanto avviene localmente con le norme imposte dai singoli stati.
Ciò significa, per assurdo, che un europeo potrà raggiungere Venezia ma non uscire dal Veneto “se non per comprovate necessità”, sempre se non vorrà “aggirare il sistema” rientrando in patria e raggiungendo in volo la meta designata.
E nel caso di “zona arancione” e di “chiusura” tra i comuni? Le regole non cambierebbero: i residenti di Mogliano NON potranno “passeggiare” per Venezia mentre i parigini, i berlinesi e i madrileni sì – purché si mantengano nella giurisdizione di Ca’ Farsetti.

Nessuna irregolarità, quindi, da parte dei primi stranieri che girano per Venezia con trolley e macchina fotografica dalla ‘ripresa del turismo’.
Se la “libertà di movimento” tra gli stati UE può coesistere con il divieto di spostamento tra le regioni e, soprattutto, se non sia altrettanto pericolosa per un’eventuale diffusione delle “varianti”, però, sarebbe tutto da verificare.

Nino Baldan

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3 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Tutto giusto ma quello che non capisco come mai non vengo controllati e come mai non si pongono delle restrizioni tra stati! Siamo contenti penso per le città storiche perchè portano un’pò di lavoro ma in questo periodo sono anche preoccupato perchè potrebbero portare delle nuove varianti.
    Credo che se loro possono circolare liberamente anche gli italiani lo devono fare altrimenti non ha senso imporre agli italiani i colori alle regioni!
    C’è ovviamente un GUP nel DPCM.
    Volevo chiedere se come giornalisti non potete chiederlo al Presidente Zaia

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