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Terremoto: 4.000 morti tra Turchia e Siria

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Il terremoto ha provocato finora 4.000 morti ed è, purtroppo, un bilancio ancora provvisorio.
Il violento sisma che ha colpito Turchia e Siria, radendo al suolo migliaia di edifici, ha provocato oltre 1.500 vittime in tutta la Siria, mentre la Turchia ha rivisto il suo bilancio arrivando a circa 2.500.
Quasi 14.500 persone sono rimaste ferite e 4.900 edifici sono stati rasi al suolo, ha annunciato Ankara.

L’apocalisse è scoppiata alle 4:17. La notte gelida è stata squarciata dai bagliori dei fulmini e dai corto circuiti delle centrali elettriche, accompagnati da boati e terrore. Chi è riuscito a scappare è fuggito in strada, sotto la pioggia e la neve, in pigiama e con i bambini in braccio, tra le rovine.

Le rovine erano i crolli degli edifici distrutti da un sisma di magnitudo 7.8 che ha colpito la Turchia meridionale e la Siria settentrionale, con la potenza di 130 bombe atomiche, mille volte più forte del terremoto di Amatrice del 2016.

Chi non ce l’ha fatta a scappare è morto sotto le macerie delle loro case. Ora si teme che il numero dei morti possa salire a 10.000.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato 7 giorni di lutto nazionale, con la chiusura di tutte le scuole per una settimana e la sospensione di tutte le attività sportive.

Il terremoto ha distrutto oltre 2.800 edifici solo in Turchia ed è stato registrato dai sismografi in tutto il mondo.

Vi sono state almeno 120 scosse di assestamento, alcune delle quali sono state sentite in Libano, Grecia, Israele, Cipro e Groenlandia.

Centinaia di città sono state colpite, con una situazione disastrosa anche in Siria, dove è stata duramente colpita Aleppo, città martire della guerra civile, e dove è morto anche un sacerdote.

I campi profughi al confine tra Turchia e Siria sono stati rasi al suolo, causando ulteriore sofferenza ai 3 milioni di sfollati già bisognosi di aiuto.

Le immagini della devastazione sono diffuse sulla rete, con i video degli edifici apparentemente intatti che crollano e si accartocciano su se stessi, come a Malataya, nell’Anatolia orientale.

Il castello di Gaziantep, patrimonio UNESCO, è stato sbriciolato, così come due palazzi di 14 e 17 piani ad Adana, città vicina all’epicentro.

Nelle ore successive alla tragedia, il governo turco ha attivato immediatamente le squadre di soccorso e le organizzazioni umanitarie, ma le difficoltà delle operazioni di soccorso sono state enormi a causa del maltempo e delle condizioni delle strade, spesso interrotte o danneggiate dal terremoto.

La città di Kahramanmaras è diventata il centro operativo per le attività di soccorso e molti abitanti hanno offerto alloggio e aiuto ai sopravvissuti. In tutto il mondo, la comunità internazionale ha espresso solidarietà e supporto per le popolazioni colpite, offrendo aiuti umanitari e finanziari.

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