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“Sono figlio di un truffatore veneziano e me ne vergogno.” Lettere

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In risposta alla lettrice che denunciava quanto Venezia fosse stata rovinata dai suoi stessi cittadini.

Mi chiamo Marco e faccio “mea culpa”, o meglio, lo faccio a nome di mio padre, che mai rinuncerebbe ai “schei” facili portati dal turismo. Sono figlio di un commerciante veneziano, o meglio, di un truffatore che con i suoi artifici ha incamerato un capitale alle spese di Venezia e della sua immagine.

Tutto cominciò a inizio-millennio quando, con il dilagare dei souvenir importati, decise di abbandonare le produzioni locali per abbracciare quelle orientali, senza ovviamente specificarne la provenienza. La sua attività, da “gioiellino” artigianale, si trasformò in un’accozzaglia di pacchianeria accompagnata dal mantra “se lo fanno tutti, cosa sono io? Lo stupido che non ne approfitta?”.

Il nostro rapporto s’incrinò: mentre esprimevo il mio disappunto, lui si vantava dei “schei” che guadagnava, burlandosi della mia onestà e ricordandomi che “con i miei ideali” non avrei mai avuto una donna né formato una famiglia. Finché, ottenuta la laurea, accettai di lavorare con lui – o meglio, ci provai. Non appena entrai nell’attività, tolsi dall’esposizione i pezzi più vergognosi rimpiazzandoli con quelli autentici che trovai in magazzino.

Ricevetti una lavata di capo: mio padre confermò la mia inadeguatezza ricordandomi chi fosse “el paron”, chi comandasse ma soprattutto chi mi mantenesse. I giorni passarono tra l’insoddisfazione e la vergogna finché non fui sorpreso a rivolgermi a un sessantenne inglese con l’appellativo “sir”. Non l’avessi mai fatto: il mio genitore alzò la voce per impartirmi l’ennesima lezione: i clienti vanno chiamati “my friend”, ingannati sul valore degli articoli ma soprattutto incentivati all’acquisto imbustando il pezzo ancor prima che lo scegliessero. Gli dissi che la mattina avrei voluto guardarmi allo specchio, girai le spalle e lasciai l’attività.

Ora non vivo più con lui, svolgo un altro lavoro (slegato dal turismo) ma soprattutto ho sposato una donna che – a differenza di quanto mi diceva mio padre – mi ama e mi apprezza per la mia onestà e non per i “schei” che porto a casa. Lui non mi parla più: al mio posto c’è uno straniero, totalmente in nero, elogiato per la sua “bravura” e perché, a differenza degli italiani, non pretende ferie né giorni liberi.

Qualcuno mi chiamerà stupido, ricordandomi di aver rinunciato a una casa più grande, a vestiti firmati, alle ferie in località esotiche. Ma c’è qualcosa che vale più del materialismo: la soddisfazione di vivere in pace con me stesso, con la mia coscienza e con la mia città.

Ma la cosa più triste è accorgersi che chi la pensa come me non rappresenta che l’esigua minoranza di chi a Venezia ci vive e ci lavora: un luogo dove l’onestà “non rende” e viene addirittura vista come un “difetto”. E poi ci meravigliamo se i giovani più meritevoli si trasferiscono altrove…

Lettera firmata

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22 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. …mi conforta che non solo uno dei pochi che crede ancora in certi valori…
    Davvero lodevole quello che ha fatto!
    I miei più sinceri complimenti!!!
    Prof. Fabio Mozzatto

  2. Anche se l’articolo mi sembra “strano” comunque dà lo spunto per una riflessione. Vi prego di andar a leggere le 14 lettere che Durer (si, il famoso artista) scrisse al suo mecenate tedesco che gli finanziò il viaggio di studi a Venezia nel 1506. Nella prima lettera in merito alla onestà dei veneziani si espresse in modo inequivocabile “qui s’in*ulano uomini e bestie”. Ma sarà il commediografo Goldoni a far recitare il manifesto del mercante perfetto a Pantalone nella commedia “il Bugiardo” . Tutto questo per cosa dire? che l’etica del lavoro è una questione vecchissima. Lo sapevate che secondo i romani il dio protettore dei mercanti è mercurio ma è anche il protettore dei ladri? e anche la chiesa ci mise del suo definendo i sette vizi capitali. Appunto l’avidità è il vizio del padre e l’onesta o integrità è la virtù del figlio. Quindi tutto bene?!?! anche no. Perchè a mio avviso la storia è raccontata a metà, manca la parte più importante, ovvero che cosa ha fatto il padre di tutti i soldi guadagnati/rubati? perchè i soldi sono un mezzo e non un fine. Se dobbiamo dare una condanna o una assoluzione per decidere ci manca l’altra parte della storia. Non dobbiamo mai dimenticare che Venezia è stata costruita dai mercanti , gli artisti, la cultura e tutto il resto è venuto dopo o molto dopo. Venezia da un certo punto di vista è il tempio dei sette vizi capitali eretta forse per chiedere ammenda dei propri peccati …o forse per continuare a peccare.

    • Si l’etica del lavoro è vecchissima difatti all’epoca della Serenissima le arti e i mestieri si davano un autoregolamentazione ( le mariegole) ,c’era sempre comunque il furbo di turno …ma se , ad esempio, una partita di grano risultava scadente veniva tutto gettato in acqua ….vi era il ” parangon ” a Rialto un arazzo di magnifica fattura con cui gli artigiani dovevano confrontare le loro opere per valutarne il valore , gli ” oresi ” dovevano vendere caro ma ” pesar ben ” …..Qualcuno si faceva sempre qualche “marachella ” ma per farsi perdonare donavano alle schole ingenti somme e mettevano a disposizione case ad affitto calmierato per i meno fortunati …oppure chiese o monasteri perché avere tanti soldi per la loro etica era una specie di peccato ….ecco che Venezia ebbe più chiese e campanili della stessa Roma papale…. Oggi tutto è stato liberalizzato , non c’è più un etica e quelle che una volta erano le confraternite delle arti e dei mestieri sono diventate lobby di ” pressione ” per avere più privilegi degli altri…..e non costruiscono più né chiese né ponti , né pozzi pubblici e non adornano più le loro schole con i capolavori dei più rinomati artisti…

      • Dimenticavo la truffa nel seicento, se la memoria non mi inganna, attuata da alcuni oresi assieme a dei vetrai muranesi abilissimi a replicare qualsiasi tipo di pietra preziosa ….vennero puniti pesantemente e venne fatta una legge che vietava il ripetersi di tali eventi ….Era vietato inoltre importare e vendere vetro o cristalli di Boemia…..Oggi è tutto permesso tutto liberalizzato ….E i turisti ? Pochi ormai ricercano l’eccellenza…quando entrano in un negozio e chiedono il prezzo dicono : ” Eh ma nell’altro negozio costa molto meno ” Si ma è roba cinese dice il negoziante questa è certificata ….” ah ma non ci interessa non vogliamo pagare tutti quei soldi …..”

  3. Ma chi da i permessi per tutti quei banchetti che vendono tutti la stessa porcheria.
    Ricordo quando si poteva camminare liberamente tra l’Hotel Principe e il Continental.
    Riva degli Schiavoni poi e diventata un suk, ma quello che piu mi rattrista sono tutti quei
    gazebi lungo i giardini reali. Passati i tempi quando ci si poteva sedere sulle panchine di
    marmo e godersi il panorama. Sono sicuro che chi da le licenze in comune per i banchetti non sia Veneziano altrimenti si vergognerebbe. Forse sono in cambio di voti?

    • Le licenze non ci sono più dal 2009, legge Bersani per la liberalizzazione.
      Tra Continental e Principe, zona Sabbioni, i banchetti ci sono da quasi 40 anni quando spostarono quelli che impedivano la visuale del campo san Geremia che ha 5 vere da pozzo, sindaco era Cacciari.
      Davanti ai Reali ci sono i banchetti spostati, circa nello stesso periodo, da sotto i portici del palazzo Ducale.
      Ma di queste cose vi siete accorti adesso???

  4. Un plauso a Marco se lo merita….
    Ironicamente invece do un bravo al padre e a tutti i suoi simili che stanno facendo chiudere aziende che producevano pezzi d’arte unici al mondo ….col bel turismo di una volta il cliente lo si trattava bene , perché ritornava e spesso ritornava con gli amici ….si lavorava meno ma si guadagnava di più….
    Poi con la scelta del turismo di massa la qualità delle merci è andata sempre più scadendo e i clienti ” affezionati” non ci sono più c’è gente che viene una sola volta e che poi non vedi più…
    Esistono ancora negozi e produttori di merce pregiata ma purtroppo sono in via d’estinzione….una volta poi si doveva fare un esame alla camera di commercio per aprire un attività, molto difficile….tutto poi cancellato dalle varie liberalizzazioni….
    Dicono che i tempi sono cambiati e bisogna adeguarsi ….ma Venezia è unica al mondo e lo dovevano rimanere anche i suoi negozi e i suoi negozianti ….

    • Purtroppo per tanti è più comodo vivere di rendita, lavorare poche ore al giorno e vendere roba di basso valore, per poi comprarsi la villa sui colli e vendere l’attività o farla gestire ad altri.

  5. Sembra una pagina da libro Cuore, la colpa dei genitori non è mai dei figli, mi sembra tanto San Francesco che regalava tutto ai poveri, peccato che regalasse i tesori di famiglia, se non sei d’accordo con tuo padre rinuncia all’eredità, ma non serve che tu lo sbandieri ai quattro venti.

    • Perche’ non si puo’ commentare pubblicamente ? Cosa lo preclude ? Ha forse detto cose non verosimili ?
      Poi si puo’ essere d’accordo o meno.
      A volte sentirsi dire la verita’ fa male, ma e’ necessario per riflettere.
      Sempre che si voglia fare
      Buona Giornata

  6. GRANDE MARCO !!!
    Perdere un figlio e probabilmente dei nipoti per un fia’ de schei fa proprio tristessa !!!
    Mio Padre, commerciante onestissimo a Venezia, per questo tipo di personaggi, mi diceva sempre: “questi i diventa i più richi del simitero”. Ora mio Padre non c’e’ piu’ ma a noi figli rimane la Sua onestà, il senso del dovere, il rispetto del prossimo e questo non ha prezzo
    Continua così. Non sei solo
    Un abbraccio
    Davide

    • I veneziani (non tutti ovviamente) sono i primi a cedere appartamenti, negozi, “magazzini”, bugigattoli, attività a cinesi o altri, davanti alla solita mazzetta di soldi arrivati chissà in quale modo!

    • Bravo Marco, figlio di un’etica onesta e di altri tempi….Anche mio padre è come il tuo ed io mi sono laureato lavorando, senza accettare nessun aiuto economico da parte sua. Dopo la laurea mene sono andato e non sono più tornato!!!

  7. Caro Marco, come ti capisco , mi chiamo Tamara e ho avuto un padre come il tuo , mi spiego meglio , mio padre é un imprenditore truffatore , per tutta la vita a mio padre non é mai importato dei miei sentimenti, anzi essendo figlia unica mi ha sempre detto ( tuo padre ti trova un marito che deve mantenerti , tu devi stare a casa e fine a dona NO A GA DA AVORAR MA STAR CASA A FAR A MARE ) mi ha sempre messo davanti ragazzi figli di papà, gente immatura e irresponsabile!
    A 18 anni me ne sono andata di casa , ho sempre lavorato e anche ora lavoro sono sposata con un UOMO MERAVIGLIOSO! viviamo nella normalità, ci amiamo,ci rispettiamo, viviamo benissimo perché nessuno dei due é LADRO O TRUFFATORE !!! I SCHEI NO XE TUTTO DAA VITA !!! Penso che la felicità non sia il denaro ( é la mia opinione ) vivi la tua vita Marco , perché è la tua !

    • Marco cari, venezia é morta e soffocata da certi atteggiamenti , cittadini e amministratori ,resta un gioiello che ci portiamo dentro come fai tu , Venezia preziosa come la nostra integrità e identità …bravo , mi spiace alle volte i parenti son serpenti

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