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Tagli alla Sanità: grande nodo della prossima manovra

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Tagli alla Sanità: grande nodo della prossima manovra che attende il ritorno della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, da qualche giorno di vacanza. Le temperature dell’estate politica italiana sono roventi in vista della Manovra 2023. L’ultima questione che si è abbattuta sulla ripresa dei lavori è quella relativa al settore sanitario. Le indiscrezioni, che non sono state smentite dal Ministro Schillaci finora, suggeriscono un taglio di 4 miliardi di euro alla sanità pubblica all’interno della prossima Manovra. L’opposizione si è letteralmente sollevata contro questa mossa, ricordando lo stato di sofferenza del sistema sanitario nazionale.

Il menu delle sfide da affrontare al suo ritorno in ufficio è ricco e variegato, spaziando dalla lotta sul salario minimo all’aumento degli sbarchi di migranti, passando per il caro-prezzi dei carburanti e arrivando al complesso caso del generale Roberto Vannacci che, in qualche modo, ha diviso anche la maggioranza di governo. Tuttavia, la Presidente del Consiglio sembra aver optato per il silenzio su questa questione, a differenza delle opposizioni, che stanno esortando una chiara presa di posizione da parte di Meloni.

Attualmente, la Presidente del Consiglio è in pausa dai riflettori. Ad eccezione di un tweet in cui ha spiegato di aver pagato il conto per gli italiani fuggiti da un ristorante in Albania e di un breve video in cui ha augurato felicità a una coppia di sposi legati al suo partito, non sono state rilasciate altre dichiarazioni e ha evitato apparizioni pubbliche.
Nel frattempo, a Roma, l’aria di vacanza sembra già aver ceduto il passo alle preoccupazioni tipiche dell’autunno politico.
Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in un collegamento video con il Meeting di Rimini, ha dichiarato che la prossima legge di bilancio sarà complicata e che “non si potrà fare tutto”. Queste parole sono state pronunciate alla luce delle anticipazioni giornalistiche riguardo al taglio di 4 miliardi di euro alla sanità pubblica e la cosa ha scatenato le critiche delle opposizioni.

Il leader di Azione, Carlo Calenda, ha sottolineato l’importanza di concentrarsi sugli investimenti nella sanità, affermando che “è inutile tagliare pochi euro di tasse e lasciare le famiglie da sole, spesso costrette a indebitarsi per cure mediche”. Anche dal Partito Democratico è arrivato un appello per considerare la sanità come una priorità nazionale, con la Segretaria Elly Schlein che ha annunciato la volontà di condurre una “battaglia unitaria” su questo tema.
La Vicepresidente del Senato, Mariolina Castellone, ha accusato il governo di destinare meno risorse al Def rispetto a prima della pandemia. Nel frattempo, la Coordinatrice di Italia Viva, Raffaella Paita, ha sottolineato l’importanza di garantire le risorse necessarie a un sistema sanitario già sotto pressione.

Le polemiche sono state ammortizzate dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci, il quale ha affermato che il governo sta perseguendo una strategia a medio-lungo termine e che gli interventi tampone o l’incremento dei finanziamenti non hanno mai risolto i problemi del sistema sanitario. Il Ministro ha inoltre annunciato che la prossima legge di bilancio prevede risorse aggiuntive per il Fondo sanitario nazionale e che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sarà un tassello fondamentale per costruire un sistema sanitario più efficiente e accessibile.

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  1. Tagli alla Sanità ma continuano a chiamare immigrati che si aggiungono alla popolazione da assistere e che nell’immediato diventano un costo sanitario enorme. Immigrati uomini che poi chiederanno il ricongiungimento familiare e ulteriore aumento di persone da assistere nella sanità e nella previdenza sociale, pensioni di invalidità da pagare e costi per farmaci salvavita. Le donne bengalesi dopo il primo parto nella grande percentuale diventano INSULINO DIPENDENTI. Lo sappiamo tutti quanto pesa un ammalato di diabete alla sanità ed all’INPS. L’ aumento geografico di popolazione specialmente nelle grosse città, perché i centri urbani minori non hanno risorse per accoglierli, porta ad un afflusso maggiori ai PRONTO SOCCORSO già ridotti da tempo ai minimi termini. Le case di comunità costruite sono vuote e vuote resteranno se non verranno date alle COOP che è sempre il POLITICO PUBBLICO TRAVESTITO DA PRIVATO, manca personale sanitario addirittura EUROPEO e ricordiamoci che per fare fronte all’emergenza COVID è arrivato personale da CUBA o mi sbaglio? Addirittura si è chiesto personale dall’INDIA che comunque bisogna accogliere con la difficoltà dell’inserimento e della lingua. Il percorso di questa SANITÀ è lucidamente folle. Avevamo un Sanità invidiata nel mondo con i vari presidi sparsi in tutto il territorio nazionale dai piccoli centri ai grossi e si chiamava INAM e medici di base disponibili tutto il giorno sia in ambulatorio che a domicilio. Mi ricordo com’era piccolo il pronto soccorso dell’ospedale civile di Venezia quando le ambulanze entravano dal Rio dei Mendicanti, non l’ho mai visto affollato (e VENEZIA era abitata), anzi, aveva una minuta sala d’attesa a due passi dalla piccola cavana d’acqua. Un letto all’ ospedale non mancava mai e non c’era la lista d’attesa per l’operazione chirurgica di qualsiasi specializzazione. Al mattino nelle corsie passava il primario con il seguito di medici ed infermieri. QUESTA SI CHIAMA CIVILTÀ, non quella di oggi Il PNRR dovrebbe servire al ritorno al passato ma devono togliere la delega per la SANITÀ alle REGIONI. Abbiamo bisogno degli ospedali che hanno chiuso, di mettere in condizione di lavorare dei professionisti il cui lavoro è più una missione che un lavoro, invece che di scoraggiarli e poi andare ad assumere MEDICI A CHIAMATA che paghiamo di più e che ai loro errori non risponderanno MAI. IL PROGETTO DEL MEDICO A CHIAMATA NEI PRONTO SOCCORSO È UN CRIMINE!!!!!!!!!!!!!!!. La SANITÀ deve essere gestita in SCIENZA E COSCIENZA inutile stanziare soldi se poi vanno a POLITICI INCAPACI, la SANITÀ dovrebbe essere liberata dalla POLITICA, resterà una chimera. Punto a Capo.

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