[20/01] Si sa che e' un argomento "caldo". Lo è per le istituzioni e lo è per i comitati e i cittadini che hanno mal digerito i trattamenti e le attenzioni che hanno ricevuto i "Sinti" nell'ultimo periodo.
Non è possibile, però, attuare un provvedimento di espulsione per il quindicenne di quella comunità che nei giorni scorsi è stato coinvolto nel furto di un auto come chiedono i cittadini di Favaro, il perchè lo spiega l'assessore comunale alle Politiche sociali, Sandro Simionato: "Non è possibile attuare nessuna espulsione per la famiglia del quindicenne coinvolto nel furto dell’auto poiché per il villaggio sinti non vige uno statuto speciale e tanto meno il confino per chi sbaglia. Chi si macchia di reati come quello che ha coinvolto il minore ha l’obbligo di rispondere alle leggi italiane che valgono per lui, per la sua famiglia e per tutti noi, secondo il sacro principio della responsabilità individuale. Altrimenti per coerenza qualcuno avrebbe dovuto chiedere l’allontanamento da Venezia delle famiglie dei minorenni coinvolti nel grave episodio nei confronti del nostro concittadino senza dimora"."Sarebbe stato sbagliato allora - continua l'assessore - come è sbagliato, profondamente sbagliato, in questo caso. Si ritorna fatalmente all’essenza della questione: perché una famiglia sinta, un minore sinto, deve essere considerato e trattato in modo differente rispetto ad una famiglia e a un minore che sinti non sono? Ognuno risponda, se può, almeno con onestà intellettuale, altrimenti è lecito pensare che si sia mossi da atteggiamenti di tipo discriminatorio"."L’altra questione rilevante è che si tratta di un minore, ragione per cui la comunità degli adulti dovrebbe avere un atteggiamento più responsabile. Quel minore, se riconosciuto colpevole dovrà rispondere fino in fondo di ciò che ha commesso, ma oltre alla punizione abbiamo il dovere come comunità educante di garantire che egli abbia una nuova possibilità per poter dimostrare che nella vita si può sbagliare, anche gravemente, senza essere spinti ancora più ai margini della comunità . Per quanto riguarda il risarcimento del danno richiesto dal comitato, è evidente che compete alle scelte che liberamente compirà la famiglia del minore. Se ciò in qualche forma avvenisse potrebbe rappresentare un passo positivo nella direzione della ricomposizione della “ferita” che si è aperta con questa vicenda"
ha concluso Simionato.