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Shamira “Il lungo cammino verso una pace duratura”

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[6/11] A.B. Cara Shamira, tu nasci Anna Minozzi poi ti dedichi all'arte egiziana e qualcosa cambia nella tua vita..

Ho iniziato come artista ispirata all'antico Egitto, invaghita della sua cultura e dei geroglifici.
Ora, tutti i segni della scrittura geroglifica sono delle immagini. Esse hanno sì, in quanto lettere alfabetiche, valore di suoni, ma conservando nettamente la loro forma precisa e definita, custodiscono il loro potere di immagine. In questo modo, anche se la maggior parte della gente che le osserva, nelle iscrizioni dei templi e delle tombe, non comprende il loro significato, rimane comunque affascinata dalla loro bellezza e sente che dietro c'è qualcosa di più di un semplice disegno.Ed è proprio nei miei frequenti viaggi in Egitto, che ho provato questo sentimento vedendo per la prima volta da vicino l'arte islamica. Sono rimasta folgorata dalla scrittura araba, anche se non riuscivo a leggerla perché non conoscevo l'arabo. Da quel momento, la Luce dell'Islam è diventata per me un'altra fonte ispiratrice.

Dopo essere stata così colpita come artista dall'arte islamica, mi sono inoltrata nella cultura che stava dietro a tanta eleganza, poiché quest'arte esprime inequivocabilmente il significato del nome Islam.

Il mio soprannome Shamira, che mi fu dato da mio padre per la mia passione verso l'oriente, significa: “ il lungo cammino verso una pace duratura “, ma è anche un nome in lingua Aramaica ed il suo significato è:
“Il Custode, colui che protegge”.

A.B. Tuo padre è un affermato artista di arte sacra cristiana, tu di arte islamica, ed insieme avete tenuto una mostra: “Islam e cristianesimo: padre e figlia si confrontano con forme e colori per lanciare un messaggio di pace”. Da dove è nata l'idea, e perché tu ti sei appassionata all'islam, in contraddizione alla vocazione più europea di tuo padre?

Sì, questa bellissima Mostra fu fatta presso l'Ambasciata d'Egitto in Roma. Nel comunicato stampa mio padre spiegava così l'evento:
“Non è certo questo un periodo facile per parlare di Islam e Cristianesimo con serena obiettività  e sincerità  di intenti e questo vale per entrambe le parti. Ma una mostra d’arte, che in quanto tale deve rimanere al di sopra delle parti stesse, può essere proprio di questi tempi un veicolo prezioso e propizio per fare avvicinare le due Verità  con il dovuto rispetto e la giusta conoscenza che portano poi alla comprensione globale, l’unica vera via verso una pace duratura tra i popoli. Attraverso una mostra può quindi nascere un dialogo artistico, sociale e culturale che unisce le due sopra citate religioni nel reciproco rispetto, comprensione e conoscenza, pur mantenendo ognuna la sua propria ed intoccabile sacralità . Lo dimostrano infatti un padre ed una figlia che lavorano nell’arte gomito a gomito, nella stessa casa, senza che si accenda mai il benché minimo screzio tra loro. Si potrà  obiettare che cosa vi sia di strano o inusuale in questo. Presto detto! Il genitore in questione porta avanti con entusiasmo il suo lavoro restando ancorato agli insegnamenti del Vangelo mentre la figlia, che durante i suoi frequenti viaggi in Egitto ha approfondito e studiato l’Islam, con lo stesso entusiasmo compie il suo lavoro tenendo presenti gli insegnamenti del Corano. Lo scambio delle idee, come quello dei consigli, è sempre gentile ed affettuoso. Nessuno dei due prevarica in alcun modo l’altro e non ne commenta la scelta religiosa perché ambedue sanno che si tratta di due verità  che portano allo stesso identico Dio, un Dio d’amore e di misericordia che ama tutti i popoli della terra, compresi quelli che ancora non lo conoscono. Arte dunque come punto d’inizio per conoscersi meglio e capirsi di più. In questo caso poi le due verità  estetiche non si urtano ma si completano in quanto che nell’Islam l’arte è scrittura mentre nel Cristianesimo essa è raffigurazione.” Renato Minozzi.

A.B. C'è così tanto astio, così lontananza fra oriente ed occidente, e viceversa, ma siamo davvero così distanti?

E' l'ignoranza che ci divide, fino a quando ci si sentirà  depositari dell'unica Verità , ci sarà  sempre una chiusura mentale, un rifiuto a priori nell'ascoltare l'altro. La comprensione avviene solo tramite la conoscenza, solo così si possono abbattere i pregiudizi e le errate convinzioni.
Il mio Maestro Sufi Gabriele Mandel Khan diceva che sarebbe necessario oggi recuperare la dimensione religiosa delle varie culture umane, e spiegare alle varie culture religiose che esse partono tutte da un unico ceppo; ‘sono tutte frammenti di un unico grande specchio, e come ci si può specchiare nello specchio intatto, così ci si specchia (parzialmente) in ogni suo frammento.
Junayd – Maestro sufi del IX secolo – disse: “Il colore dell’acqua è il colore del suo recipiente” intendendo che tutte le religioni sono eguali; differiscono per ambiente, nome, e ritualistica, ma non possono differire nella sostanza. La divinità , assoluta, non può essere, contenuta in una cosa giacché è l’origine – e l’essenza – di tutte le cose, e quindi anche di tutte le religioni. Più ci si avvicina a Dio, e più si capisce che tutte le religioni sono tentativi per avvicinarLo.
“Colui che si fissa in una religione ignora di conseguenza la verità  intrinseca delle altre, allo stesso modo che la sua credenza in Dio implica una negazione d'ogni altra forma di credenza. Se conoscesse il senso delle parole dj Junayd: 'Il colore dell'acqua è il colore del suo recipiente' ammetterebbe la validità  di tutte le credenze, e riconoscerebbe Dio in ogni forma e in ogni oggetto di fede. Dipende dal fatto che egli non ha la conoscenza di Dio, ma fonda il suo concetto unicamente su una sua opinione, come dice Dio nel Corano: Io Mi conformo all'opinione che il Mio servo si è fatta di Me. Ciò significa: Dio si manifesta a colui che l'adora nella forma della sua religione, sia quando generalizza sia quando distingue.

La divinità  conforme a una religione è quella che può essere definita, e che permette di contenere nel cuore una idea di Dio, sempre come disse Dio:Né i Miei cieli né la Mia terra possono contenerMi, ma Mi contiene il cuore del Mio servo fedele. In effetti, là  divinità  assoluta non può essere contenuta in nessuna cosa, poiché è l'Essenza stessa delle cose e la Sua propria essenza”. Dunque, la separazione tra gli uomini è un’illusione. Niente è separato nel mondo, l’unico modo per capirlo e aumentare la sensibilità  del proprio occhio interiore, e andare di là  dalle divisioni ideologiche e politiche, che, spesso, nascondo solo il desiderio dell’esercizio del potere. Il terrorismo infatti non ha niente a che vedere con la religione, sono uomini che per raggiungere i loro scopi politici manipolano la gente stupida ignorante e superstiziosa creando il fanatismo che giustifica atti criminosi, che nessun Dio vorrebbe. Infatti il Corano in proposito dice:
«chiunque uccida un essere umano è come se uccidesse tutta l’umanità ; e chiunque salvi una vita umana è come se salvasse l’intera umanità  » (Corano, Sura V:32)

Il Corano indica quale deve essere l’atteggiamento del musulmano nei confronti delle altre religioni rivelate:

(2a62) Certo: quelli che hanno creduto, quelli che praticano l’ebraismo, i cristiani, i sabei, chiunque ha creduto in Dio e nel Giorno ultimo e compie opera buona, avranno la loro ricompensa presso il Signore. Per loro nessun timore, e non verranno afflitti.

(2a136) Dite: “Crediamo in Dio, in ciò che ci ha rivelato, e in ciò che ha rivelato ad Abramo, a Ismaele, a Isacco, a Giacobbe, alle Tribù, e in quel che è stato dato a Mosè e a Gesù, e in quel che è stato dato ai profeti dal Signore: non facciamo nessuna differenza fra di loro. A Lui noi siamo sottomessi”.

A.B. L'arte islamica, l'arte medio orientale è così sconosciuta in Italia, perché non ce ne parli un po'?

L'arte calligrafica invade i testi, i dipinti, le architetture, trascendendo la materia e portando in ogni luogo, in veste raffinatamente estetica, la parola di Dio. Ho avuto così modo di accostarmi alla Calligrafia islamica e ai suoi simboli che, per bellezza di linea, di curvatura e di significato, non hanno pari al mondo.

Si tratta di un'arte che può essere apprezzata appieno, se la si intende piuttosto come una musica e che come la musica ha le sue regole di composizione, di ritmo, di armonia e contrappunto per il godimento dell'occhio dell'osservatore e può, per la sua incantevole forma, essere apprezzata anche da chi non conosce l'arabo, così come la buona musica viene apprezzata anche da chi non è musicista.

Nell'Islam, l'arte della calligrafia costituisce una vera e propria scienza, con regole, metodologie, ritmi, storia e numerose correnti. La parola racchiude il pensiero, la poesia racchiude la musica e se la loro resa calligrafica ha valore d'arte, si possono raggiungere i più alti valori dell'Estetica religiosa. La calligrafia diventa allora il dialogo diretto con l'armonia divina. D'altronde, l'impossibilità  di raffigurare Dio e anche di esporre figure di esseri umani o di animali nei luoghi in cui si prega, diede alla calligrafia la possibilità  di decorare le moschee, scrivendo artisticamente il termine arabo Allah (Dio) e versetti del Corano.

Il mio senso artistico è stato in modo particolare ispirato dalla forma calligrafica della Basmala, per la sua versatilità  a prendere forma in diversi stili, in special modo nella forma zoomorfa o speculare. La vita, le preghiere, i giorni, le azioni di un buon musulmano iniziano con la recitazione della Basmala. Le parole che la compongono sono: Nel nome di Dio, Il Clemente, Il Misericordioso. Nel nome di Dio o nel nome del Signore è comunque formula corrente in tutte le religioni monoteistiche, sia in quella Ebraica (Salmo 124°8:” Il nostro aiuto è nel Nome del Signore”) che in quella Cristiana (tipica la famosa frase in Matteo 23°39: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”).

Ho iniziato a fare nuove composizioni come se le lettere che compongono la Basmala, fossero le sette note nella musica, che un musicista compone e che con esse crea infinite melodie. Ogni mia nuova Basmala nasce prima nel mio cuore nel pieno rispetto dell'Islam e del Sacro Corano, nel quale molte Sure hanno il nome di animali. Così ho ideato il cammello, l'elefante, l'ape, il cavallo,il falco, la gazzella, la rosa, un'altra Basmala speculare a forma di uomo che prega, e poi l'Angelo ecc.

A.B. E circa la tua vita artistica cosa ci puoi dire?

Ho ideato nuove composizioni calligrafiche islamiche. In virtù dei risultati raggiunti in questa mia espressione artistica, sono stata invitata nel 2004 dall'Ambasciata del Regno dell'Arabia Saudita a partecipare a un concorso per un bozzetto di un francobollo, indetto dal Ministero delle Poste e Telecomunicazioni del Regno dell'Arabia Saudita.
Mi sono classificata ottava su 8450 concorrenti (non male per una donna italiana e cristiana) ricevendo i complimenti dal Direttore del Ministero delle Poste saudita, per il mio interesse e i miei studi, invitandomi a continuare a partecipare alle opportunità  di confronto artistico saudite.

Sono stata poi invitata dall'Ambasciata Egiziana in Roma a fare una mostra di arte islamica insieme a mio padre Renato Minozzi, affermato artista di arte sacra cristiana (è stato uno dei pittori del giubileo e ha donato un ritratto a Sua Santità  Giovanni Paolo II).

Nel 2005 una mia opera di arte Islamica è stata esposta ad Al Azhar Park, progetto voluto e realizzato da Sua altezza il principe Karim Aga Khan, che si trova al Cairo.
Nel 2006 ho partecipato alla prima Biennale Internazionale di Arte Islamica a Torino.
Ho inoltre avuto il grande onore di ricevere i complimenti come artista, dalla prestigiosissima IRCICA (è l' assise più importante al mondo per la calligrafia araba) e da Sua Altezza il Principe di Giordania El Hassan bin Talal.

Nel Maggio 2007, al Teatro Regio di Parma, sono stata invitata ad esporre la mia esperienza di calligrafa occidentale al convegno internazionale “Islam e Occidente: dialogo tra culture”, organizzato dall’Università  degli Studi di Parma e dal Teatro Regio.
Nel 2008 ebbi in dono uno scrigno di gioielli da Sua Maestà  il Sultano dell’Oman, come apprezzamento per la mia arte calligrafica e per il mio impegno nel favorire il dialogo tra diverse culture.
Nel dicembre 2009 una mia opera è stata offerta in dono a Sua Altezza Al Thani, Emiro del Qatar il quale, nel gennaio 2010, mi ha invitata in Qatar per una visita ufficiale al Paese in riconoscenza al mio impegno culturale. Per la mia competenza e per l'originalità  delle mie rappresentazioni calligrafiche stata invitata poi a tenere dei workshop, per insegnare l'arte della calligrafia islamica, nel Museum of Islamic Art a Doha.

Ecco ciò che riguarda la mia attività  che svolgo con vera passione, perché credo che un vero dialogo tra culture diverse necessiti del desiderio e della curiosità  di conoscere “l'altro”, impulsi che andrebbero sviluppati perché possano esserci pace e comprensione. È questo infatti ciò che voglio dimostrare nel mio cammino artistico che vede una donna occidentale, proporre una nuova rappresentazione della calligrafia islamica.

La mia arte, secondo me, rappresenta appieno lo scambio culturale e artistico, un vero dialogo tra la cultura cristiana e islamica, perché il vero dialogo, sempre a parer mio, non è solamente esprimere la propria cultura, ma anche impegnarsi nel conoscere e nell'esprimere quella dell'altro. L'arte può essere un vero ponte tra culture diverse, tra oriente e occidente, tramite il quale ci si può serenamente incontrare e avere un proficuo scambio culturale e umano.

(Shamira con l'Ambasciatore del Qatar)

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