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Sanità in Veneto, Zaia: “Dire che agevoliamo i privati è dire una scemenza”

Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ridimensiona il ruolo della Sanità privata nel Veneto e chiarisce lo spiegamento di risorse messo in campo a Padova per chi vuole cambiare sesso.

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Nella sanità “dire, perlomeno nel mio Veneto, che stiamo agevolando i privati è dire una scemenza”. Così, perentoriamente, il presidente del Veneto, Luca Zaia, intervenendo a Quante Storia su Rai3, difende la Sanità in Veneto.

“E’ da lazzaroni dire una roba del genere, perché noi crediamo nella sanità pubblica”. Zaia ha ricordato che il Veneto “ha una quota delle più basse, se non la più bassa a livello nazionale di privato, tanto è vero che noi abbiam gestito tutto il Covid in ‘pancia’ al pubblico, abbiamo se non ricordo male un 12% di privato, e fra l’altro un privato che ha collaborato”.

“Il rischio reale è che ci siano prestazioni non evase a causa del Covid. In Veneto noi abbiamo avuto 500 mila prestazioni non evase perché gli ospedali erano bloccati dai pazienti Covid. Da noi non c’è il concetto di andare dal privato a operarsi, a fare le cure. Dopo di che se ti trovi una colonna di attesa, è ovvio che qualcuno cerca anche qualche altra alternativa”.

Il presidente è poi entrato nel merito della discussione sulle risorse dedicate a chi vuole cambiare sesso a Padova. “Finché ci sono io in Veneto tutti i cittadini sono uguali, a prescindere dal colore della pelle, dalla religione e dalle scelte che ognuno sta costruendo”.

Respingendo – “si prendono sempre le frasi a pezzi” – le notizie su presunte critiche da parte di Matteo Salvini, Zaia ha ricordato che il cambio di genere “non è un’invenzione o una gentile concessione. La disforia di genere, che per il Veneto sono poche unità all’anno, è un livello assistenziale, quindi dobbiamo erogarlo per legge. A tutti quelli che dicono cretinate rispetto a questo, dico che se non vi non vi piace ‘sta legge, dovete cambiar la legge, non venite a dire a me che non devo fornire un servizio”.

“Ho l’impressione – ha quindi concluso – che ci siano cittadini che non non conoscano le tragedie che si consumano spesso all’interno delle mura familiari. Noi che ci occupiamo di sanità sì”.

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