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Ricattava ragazzine via web che dovevano mandargli foto sempre più “hard”. 26enne del Padovano a processo

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Donna ricattata per le foto sexy: dammi i soldi o le pubblico in rete. Condannato

Ricattava ragazzine via web e si faceva inviare foto sempre più hard dalle vittime adescate: ora è stato condannato ad una pena “record” di 17 anni, ma non è finita.
A.Z. , 26 anni, dalla provincia di Padova, adoperava il “grimaldello virtuale” della promessa di una carriera di fotomodella, di contatti per il cinema o la televisione, e via così.

Il giudice è andato opportunamente giù con mano ferma nei confronti del 26enne, studente di informatica, che era riuscito ad adescare ragazzine da tutta Italia. Dopo aver ottenuto la loro fiducia per farsi mandare delle foto il più “spinte” possibile con la garanzia che sarebbero state usate solo sotto una competenza “professionale”, usava la minaccia di renderle invece note o caricarle in rete per obbligare le ingenue giovani e giovanissime a scattarne altre sempre più “hard” e farsele inviare.

Il piano, congegnato in maniera perfetta, obbligava così le vittime ad affondare sempre di più nel pantano del ricatto attraverso l’arma della paura.
La carriera di ricattatore del perverso è ora fortunatamente conclusa grazie al giudice che lo ha condannato a 17 anni di reclusione. Inoltre ora il malfattore dovrà affrontare un procedimento di risarcimento di causa civile per ogni vittima.

Incredibile il percorso di A.Z.: nel 2017 era stato condannato a 2 anni e 4 mesi per un solo caso, mentre ora è in corso un altro procedimento che ha 59 vittime dichiarate.
La difesa del 26enne: “Sono stato hackerato, non sono stato io ma qualcun altro”.
I fatti iniziano nel 2015: 17 vittime di cui 15 minorenni.

Fatto anomalo ulteriore: la sua vittima preferita era una sedicenne relativamente vicina di casa che continuava a perseguitare anche dopo aver ricevuto la prima condanna con atti che sono continuati fino a quest’anno.
Il ricattatore del Padovano, proprio per queste vicende relative alla ragazzina, è arrivato ora al suo terzo processo.

La tecnica usata da A.Z. era relativamente semplice e perfetta, per quanto già vista nella sua perversione: attraverso annunci online carpiva la buonafede di giovanissime chiedendo di inviare delle foto da produrre come provini e casting. Poi, con pretesti del tipo: “Ormai lo fanno tutte…” e che “Una è libera di rifiutare, però sai che le altre lo fanno quindi ti passano davanti…” riusciva ad ottenere qualche scatto delle vittime svestite o parzialmente svestite.
A questo punto iniziava l’incubo: la pretesa diventava quella di avere scatti sempre più “hard” con la minaccia di pubblicare online le prime in cui le ragazze erano svestite o parzialmente svestite.

I reati di cui il 26enne deve rispondere sono particolarmente gravi: adescamento di minore, pedo-pornografia minorile, violenza sessuale e diffamazione per aver realmente pubblicato alcune immagini in rete di vittime che non hanno voluto cedere al ricatto peggiorando le cose.
In totale sono una ventina le ragazze (e le loro famiglie) che chiedono ora giustizia.

(foto da archivio)

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