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Questo turismo porta benessere e posti di lavoro a Venezia? No: solo povertà e schiavismo

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Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una graduale quanto inarrestabile trasformazione di Venezia: da città a non-luogo in mano al turismo e alle sue regole.

Nel 1988, davanti a una popolazione residente di 81.000 unità, Paolo Costa e Jan Van Der Borg avevano stimato la capacità massima in 20.750 visitatori giornalieri.
Nel 2018 gli abitanti del Centro Storico erano scesi a 52.000, di fronte a un’affluenza quotidiana che è invece salita a 76.000, con picchi di 100/140.000 durante i weekend e le festività.
In trent’anni, il rapporto di un turista ogni quattro abitanti si è invertito a due turisti per residente a Venezia.

Le calli, i campielli, i vaporetti risultano intasati da carovane rumorose e disordinate che creano non pochi disagi a chi, nonostante tutto, sta provando a resistere. Alcune attività, come i negozi di giocattoli o per l’infanzia, sono completamente scomparse dalla Venezia insulare per lasciare il posto a bar-ristoranti, pasta-to-go e rivendite di paccottiglia.

Il turismo, inoltre, ha pesantemente drogato il mercato immobiliare, alzando terribilmente i prezzi di vendita e locazione degli immobili considerandoli fonte di business grazie agli affitti giornalieri.

E di fronte agli ultimi locali trasformati in catena di montaggio, con buttadentro che nonostante il divieto richiamano l’attenzione dei passanti, c’è chi continua a ripetere che “il turismo porta benessere e posti di lavoro”. Ma è davvero così? E’ questo il turismo che porta ricchezza?

Dobbiamo innanzitutto analizzare quale tipo di lavoratori siano richiesti dal target al quale snack-bar e botteghe di chincaglieria si rivolgono. Arriveremo ad un’unica risposta: “non specializzati” e di conseguenza “mal retribuiti”.

I canoni di locazione aumentano, ma la capacità di spesa del visitatore diminuisce: a Venezia non serve più il maestro artigiano, ma la commessa che insacchetti ai clienti quanta più paccottiglia possibile; non c’è più bisogno del cuoco diplomato ma piuttosto del ragazzo che riscaldi al microonde le buste di cibo surgelato.
E il tutto in modo meccanico, continuativo, senza farsi troppe domande.

turisti venezia gruppo seduto ponte nostra nino 640340

L’esponenziale aumento dei flussi comporta inoltre una maggiore quantità di merce da trasportare: pensiamo a quante maschere, a quante bottigliette d’acqua debbano rifornire attività, chioschi e tabaccherie. Ciò si traduce in una saturazione dei rii da parte dei barconi da trasporto, e i ragazzi costretti a fare su e zo per i ponti con carretti caricati all’inverosimile.

Senza parlare del settore ricettivo: la spietata concorrenza dei nuovi alberghi in Terraferma ha spinto gli affittacamere e i b&b ad abbassare le loro tariffe a 70, anche 60 euro a notte per un appartamento centrale in piena stagione. Naturalmente questo incide su quanto le aziende possano pagare i loro dipendenti per la pulizia e la manutenzione.

Una situazione generale che non appare certo idilliaca, ulteriormente inquinata da quelli che CGIL, CISL e UIL definiscono “contratti pirata”.

Sempre più ditte, per rimanere concorrenziali in questa guerra turistica al ribasso, smettono di appoggiarsi ai CCNL nazionali e ne adottano degli altri, redatti ad hoc da “sindacati” minori e da associazioni imprenditoriali.
La giustificazione? “Aiutare le aziende in crisi”, che tradotto in soldoni significa: “pagare di meno i lavoratori”.

Una volta apposta la firma, il dipendente si trova defraudato dei consueti diritti del lavoratore: le tabelle retributive sono nettamente inferiori, gli straordinari pagati con una maggiorazione del 5%, la quattordicesima mensilità non è prevista. Inoltre, trovano spazio clausole relative alla “flessibilità” in merito a non precisate “esigenze aziendali” che equivalgono alla rinuncia, in caso di bisogno, alla propria vita privata e personale.

Per molti datori di lavoro, quindi, essere stranieri è un valore aggiunto: lo straniero spesso non conosce i suoi diritti e firma, ricevendo uno stipendio comunque maggiore a quello che percepirebbe nel suo Paese, sufficiente per condividere con i suoi connazionali un piccolo appartamento in Terraferma. Tanto non è richiesta alcuna specializzazione: le uniche qualità apprezzate sono l’accettazione e l’adattamento al sacrificio.

Torniamo al ricorrente refrain: “il turismo porta benessere” e confrontiamo l’attuale, caotica casbah veneziana con una paradossale, ucronica situazione dove, in Laguna, il turismo NON sia presente.

Nessuno mette in dubbio che un numero proporzionato di hotel, operatori turistici e artigiani possano garantire posti di lavoro anche specializzati, ma per smentire il luogo comune è necessario armarsi di fantasia e ragionare per assurdo.

Immaginiamo che, al posto del continuo viavai di clienti dei b&b, ogni appartamento della città ospiti una famiglia residente, ciascuna con uno o due figli.

Il primo pensiero andrebbe alle scuole: tra pubbliche e private, ne servirebbero almeno il triplo di quelle attualmente presenti, ciascuna con il suo organico di dieci/quindici professori. Un lavoro specializzato e maggiormente retribuito per un centinaio di ragazzi laureati ma non solo: assistenti, bidelli e manutentori avrebbero tutt’altro stile di vita rispetto allo spadellare, fino a tarda sera, la pasta in cartone.

Il gran numero di residenti avrebbe naturalmente bisogno di negozi di vicinato, con dipendenti preparati e non certo incarta-magneti ai quali è preclusa anche la possibilità di pensare. Sorgerebbero barbieri, parrucchieri, attività sportive e ricreative che richiederebbero personale altamente specializzato; immaginiamo quanti negozi di informatica, quanti veterinari, quanti maestri di musica e di discipline sportive.

Si creerebbe un circolo virtuoso, una comunità autosufficiente dotata di un potere d’acquisto sicuramente maggiore rispetto ai gitanti della domenica, che ormai abbisognano soltanto di pasta precotta e maschere made in China.

Il mero adattamento al sacrificio non sarebbe più l’unica qualità ricercata: lo straniero verrebbe assunto solamente a parità di competenze con un locale. Anche perché non si tratterebbe più di riscaldare buste al microonde ma di gestire ordini, organizzare le giacenze, consigliare un cliente abituale che, in mancanza di cortesia e preparazione, si rivolgerebbe altrove.

Si andrebbe a lavorare in un modo diverso, con la prospettiva di acquisire competenze e di crescere professionalmente. Esigenze che, in questa situazione di semi-schiavismo legata al mercato del ribasso, rimangono soltanto dei miraggi. Il lavoratore è oggi assunto a termine, costretto a sottostare alle volontà del titolare pur di ottenere un rinnovo: bastano un “no” a dieci giorni filati senza riposo o una semplice slogatura alla caviglia per mettere la parola “fine” a qualsiasi rapporto in essere.

Come già detto, le uniche qualità attualmente apprezzate sono l’accettazione e l’adattamento al sacrificio.

Resta emblematico il caso della signora veneziana che, di fronte al proprio posto di lavoro trasformato dalla nuova gestione in “catena di montaggio” per turisti, è piombata nella depressione più nera e non riesce più ad alzarsi dal letto.

Siamo ancora d’accordo con chi sostiene che questo turismo ce lo dobbiamo tenere perché porta benessere? O dobbiamo forse chiederci “a chi”?

Forse ai grossisti e ai grandi imprenditori che in città neppure risiedono?

Non certo ai Veneziani che devono lavorare con queste dinamiche, che devono lottare per uno stipendio che, a conti fatti, non è neppure sufficiente per vivere nella città nella quale sono nati.

Nino Baldan

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46 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. In queste analisi sociologiche trovo sempre un difetto che vorrei emergesse. Credo che la composizione dei residenti in Venezia non sia idonea alla sopravvivenza. Mi spiego meglio. La vocazione turistica nasce con la disponibilità di spazi da locare a turisti. In principio fu S. Marco contro S. Elena (con tutto il rispetto per quest’ ultimi). Poi Venezia contro terraferma. Il problema nasce dal fatto che il valore immobiliare delle proprietà supera di gran lunga la capacità di reddito dei residenti proprietari che negli anni hanno abbandonato Venezia per una vita più agiata da rendita rispetto al mantenersi solo con il proprio reddito. Nei secoli passati l evento non accadeva perché i grandi ricchi, spesso arrichiti rischiando l osso del collo, condividevano l ideale di bellezza ed eternità della città e di tasca loro finanziavano le maestranze specializzate. Senza una presenza corposa di ricchissimi residenti esigenti con la città il giocattolo si è rotto. Fondazioni, musei e tante altre belle realtà nascono quando un fenomeno è storicizzato e morto nella sua capacità di autoriprodursi e può solo essere rievocato e rappresentato. I veneziani non hanno mai avuto la lucidità di disegnare un progetto organico di città turistica evoluta perché all epoca era riduttivo parlarne perché in molti hanno preferito monetizzare come singoli senza preoccuparsi delle distorsioni create.
    Ora che cinesi o qualsivoglia comunità imprenditoriale corporativa imponga il proprio disegno e implichi la schiavitù del velleitario residente lo trovo sacrosanto quanto desolante. Venezia è un laboratorio del contemporaneo perché offre un’anticipazione della deriva occidentale ammaliata dalla propaganda dell individualismo.

  2. Chi e’ causa del suo mal… la paghi! Vergogna per i responsabili del degrado (sindaco e autorità varie, provinciali e regionali) che lucrano sull’unicita’ di Venezia, interessati solo al danaro che porta il turismo di massa. E allora? Basta! No navi da crociera in città, visitatori con numero limitato, multe a chi sporca e imbratta questa meraviglia.. Ma non solo: organiźzare puttuglie di volontari (con tanto di pettorina “Love Venezia” armati di fotocamera per denunciare gli abusi…

  3. In risposta anche a Pasquino:
    davvero Lei crede che, se non ci fossero i turisti di Venezia, non si riuscirebbe a crescere una famiglia e far diventare professori i figli?Allora tutti i dottori, medici, architetti, ingegneri in Italia lo diventano solo grazie ai turisti?
    E le centinaia di operai e contadini (a cominciare dal famoso Antonio Di Pietro, figlio di contadini e diventato magistrato e pure Senatore e Ministro?) che crescono famiglie numerose e le fanno studiare, come fanno dato che non hanno i turisti?
    Non è che invece ci riescono proprio perché, non avendo turisti, hanno il costo della vita e delle abitazioni che sono un terzo di quelli della “ricca” Venezia?
    Spiace non condividere le sue osservazioni ottimistiche (Venezia intanto ha oltre 3.000 abitanti in meno dei 56.000 che Lei cita, ovvero 52.715), e la sua “unica soluzione” detassatoria che ricorda quelle di qualche padrone di vetreria a Murano, diventato deputato negli anni ’90 (Lega) con l’illusione di benessere per tutti i Veneziani grazie a “Venezia città Franca”, ma così solo gli imprenditori e i possessori di redditi alti risparmierebbero milioni di euro, mentre i comuni cittadini qualche migliaio, forse, che di certo non li renderà certo in grado di comprarsi una casa a Venezia… Guarda caso il tipo era un imprenditore…
    Ora ci risiamo?
    Farei anche presente che i camerieri che Lei cita, così come tanti baristi, cuochi e portieri d’albergo, nonostante il turismo non si sono certo comprati la case in città, né hanno potuto comprarsi ristoranti o hotel (e tantomeno costruirsi mansarde abusive…), ma spesso hanno lavorato nei vari locali di Venezia senza avere pagati i contributi e per questo molti sono stati costretti a lavorare anche fino a 72 anni per 12 ore al giorno (mai sia che un cameriere chieda di lavorare 40 ore settimanali come da contratto…!).
    Questo è stato un privilegio, o forse più uno sfruttamento derivante proprio dal turismo, dato che a me pare continui ancor oggi con gente assunta a part time fittizi, peggio con stage, anche in qualche bar dove gli studenti prendono ettolitri di spritz (e magari si fanno pure una “canna”, gridando e orinando in calle fino a notte fonda: che bella città viva!) e dove magari di scontrini se ne vedono pochini?
    Ciò che rovina Venezia è pure l’avidità per i soldi, anche proprio di certi stessi Veneziani.
    Scusi la franchezza, ma noi, non accecati dal dio denaro dei turisti, la vediamo così…
    Cordialità.
    Prof. Fabio Mozzatto (semplicemente Veneziano, a scanso di censure…)

      • Mi spiace non condivida niente, signor Pasquino, ma se ne può sempre parlare, se con obiettività.

        Se qualcuno è davvero in grado di dimostrarmi, CON I FATTI e non con i falsi miti, che tutti noi sbagliamo, io per primo sarò pronto a correggermi.

        Al momento, mi pare che il mio pensiero sia ben condiviso, e pure molto ben documentato anche da Francesca (purtroppo…!), oltre che da conoscenti ed amici…

        Attendiamo con ansia di vedere la ricchezza del turismo portare ai contratti a 15 euro l’ora per gli addetti delle pulizie negli alberghi di Venezia, con assunzione diretta a tempo indeterminato senza cooperative di mezzo (così come per i dipendenti dei Musei Civici Veneziani, visitati da milioni di turisti…!).
        Allora sarò lieto di brindare assieme a Lei.

        Un cordiale saluto.
        Prof. Fabio Mozzatto – Veneziano D.O.C. (“non sfruttatore”)

        • Caro Prof.il suo pensiero è ben condiviso dai soliti buonisti “t’amo pio bove” che leggono questo giornale, e spero almeno dai suoi amici e conoscenti.
          Lei attende con ansia portare i contratti a 15 euro l’ora per addetti delle pulizie negli alberghi di Venezia, assunzione diretta a tempo indeterminato, sono favorevole se e quando Lei aprirà una sua attività ed inizierà a mettersi le mani in tasca rischiando di suo, troppo facile fare il figo con i soldi degli altri. Quando leggero che anche Lei corre tutti i rischi che tutti i santi giorni vivono gli imprenditori sarò lieto di brindare assieme a Lei. Fosse per me sarei disposto a pagare anche 20 euro l’ora ma con la possibilità di poter licenziare chi non rende, senza rendere conto ai sindacati o ad un Giudice del Lavoro che prenderà sempre le difese della Francesca di turno. Oggi si può divorziare dalla moglie senza problemi, ma non si può lasciare a casa una persona che si presenta come agnello e poi una volta assunto diventa un lupo .Un cordiale saluto. Pasquino – Veneziano D.O.P ( ” sfruttato ” )

  4. Io sono di Cagliari che, con le dovute proporzioni si sta trasformando in un orrido parco giochi per turisti di massa. Il suo quartiere storico della Marina è ormai diventato un ristorante a cielo aperto. Gli abitanti espulsi da una movida chiassosa, sporca e senza cultura. Gli immobili trasformati in bb più o meno abusivi, la spiaggia della città prima libera e accessibile, sempre più occupata militarmente da stabilimenti e concessioni (e questo vale per molte spiagge della Sardegna un tempo amate proprio perché libere e selvagge)

  5. L’analisi è corretta ma, forse, manca una proposta politica. I partiti che l’hanno amministrata prima di Brugnaro sono colpevoli di aver fatto il contrario di quanto s’erano impegnati a fare, compreso Cacciari che per due volte .caparbiamente ha sbarrato la strada a Casson. Ora Brugnaro è più coerente perché attua la politica di sfruttamento della città storica favorendo quelli come lui. BISOGNA CREARE LE CONDIZIONE PER MANDARLO A CASA! Spero che il Consiglio di Stato ammetta il referendum per la suddivisione tra Venezia e Mestre. I dati elettorali dicono che tra i veneziani d’acqua la consapevolezza della tua analisi c’è.
    L’alternativa al referendum potrebbe essere la suddivisione della città capoluogo e l’elezione diretta del sindaco e del consiglio metropolitano. In ogni caso, poiché i partiti,tutti,non sono credibili occorre una lista civica e un candidato sindaco che possa superare i consensi ricevuti da Casson.

  6. Si tutto vero sulla dequalificazione del mercato del lavoro turistico a venezia : avevo fatto un confronto VE – PD 2008 – 2018 basato su statistiche veneto lavoro nel ebook 2019 “venezia il dossier unesco e una città allo sbando” con Gianni Fabbri e Bepi Tattara. Un quadro desolante.

  7. Bravissimo Nino Baldan! E complimenti a coloro che condividono questa realtà.
    Come qualcuno avrà letto in questo e altri giornali, io come cittadino mi batto da anni contro questa situazione (turismo, esodo, sfruttamento, degrado), ma bisogna fare fronte comune: tutti coloro che la pensano come noi, ovvero, pensano a com’è la realtà, dovrebbero unirsi, fare azioni comuni, battaglie, e CERCARE DI ANDARE AL COMANDO DELLA CITTA’ PER DETTARE NUOVE REGOLE, preferibilmente con una lista civica con pochi semplici essenziali obiettivi: fermare il turismo, l’esodo, il lavoro sottopagato, la scomparsa di negozi “di vicinato”, il mercato selvaggio della casa e degli affitti, l’inquinamento (Venezia sta peggio di altre città della terraferma tra fumi di barche obsolete e navi!), per avere una città viva di residenti, sana, con lavori ben retribuiti e stabili, ricchezza da un turismo moderato distribuita a tutti, aumento delle nascite, ritorno delle tradizioni. In città purtroppo ci sono molte associazioni, ma ciascuna a quanto pare sta per sé, o altre affiancano magari i partiti più che i cittadini.
    Serve neutralità, obiettivi chiari, e darsi da fare (come fanno gli affaristi del turismo, e molto di più..), altrimenti Venezia muore!
    Abbiamo anche questo buon giornale che sostiene la nostra causa: diamoci da fare…
    L’unione fa la forza.

    Prof. Fabio Mozzatto
    Veneziano “D.O.C.”

    • Caro Fabio, io conoscono qualcuno che ha lavorato tutta la vita come cameriere al Teatro la Fenice, ed è riuscito a crescere una famiglia, e qualcuno è diventato anche professore, e se non ci fossero stati i turisti che voi tanto detestate forse le cose sarebbero andate diversamente, non crede ? a me sembra una mera utopia la vostra, non si può fermare il mondo. Lo sa che Venezia non è considerata città turistica ? e questo ha fatto comodo a chi ci ha governato negli ultimi 40 anni, Lei chiede : ” lista civica con pochi semplici essenziali obiettivi: fermare il turismo, l’esodo, il lavoro sottopagato, la scomparsa di negozi “di vicinato”, il mercato selvaggio della casa e degli affitti, l’inquinamento (Venezia sta peggio di altre città della terraferma tra fumi di barche obsolete e navi!), per avere una città viva di residenti, sana, con lavori ben retribuiti e stabili, ricchezza da un turismo moderato distribuita a tutti, aumento delle nascite, ritorno delle tradizioni “.e chi non vorrebbe avere queste belle cose, l’unica strada per riuscirci è dichiarare il centro storico ZONA FRANCA esente da ogni forma di tassazione, solo per chi vive e risiede in città ed affitta case e negozi solo ai VENEZIANI, resto a disposizione se formate una lista civica con questi obiettivi.

  8. Analisi che condivido pienamente considerato che vivo in una citta turistica che negli anni ha subito uno spopolamento dovuto ad un turismo non regolamentato ma soprattutto alla svendita delle nostre tradizioni famigliari comunitarie al prepotente gia da molto tempo.
    Venezia subisce le avversita’ del libero mercato,della ricerca del profitto piuttosto che del bello,del grosso che mangia il piccolo del grosso che approfitta e si arricchisce sulle spalle del cattivo gusto di molte persone (che non e’dato dal mangiare un panino ed ammirare la bellezza di venezia).
    Purtroppo aime’ vedo che il parlamento europeo a tuttoggi e’ abitato da idee di libero mercato non controllato che non ha piu senso di esistere.

    • Ciao Sandro
      ho 36 anni e sono cresciuto a San Canciano, una delle zone che maggiormente hanno subito gli effetti di questo “cambiamento” al punto da apparire ormai irriconoscibile…

  9. Caro Nino,
    Hai forse dimenticato che viviamo in un paese di anziani?
    I giovani non si sposano, non fanno figli ed io che lavoravo in un ufficio postale le uniche famiglie giovani che vedevo erano quelle degli extra comunitari. Per fortuna che a Venezia c’e’ il turismo perche’ in altre realta’ dove non c’e’ e’ ancora peggio. I negozi del quartiere non ci sono piu’ perche’ sorgono sempre piu’ centri commerciali dove si abbassano i prezzi e si trova di tutto.
    Non fossilizzarti su Venezia, ma pensa all’Italia in generale. E’ un paese di vecchi. Nei posti di lavoro sopratutto pubblici non c’e’ stato un cambio generazionale e non per colpa dei turisti. Le case a Venezia hanno sempre costato di piu’ anche quando mi sono sposata nel 91. Quindi analizziamo bene la situazione e non parliamo tanto per dire qualcosa come si fa in Italia. Nelle altre capitali europee ho visto giovani che gestiscono hotel 4 stelle, ho visto giovani che gestiscono negozi. Qui vai in un ufficio postale ed il piu’ giovane impiegato ha 55 anni. Quindi per aumentare i consumi ed aprire negozi, parrucchieri e qualsiasi altra attivita’ bisogna procreare dare lavoro ai giovani.
    Le persone meno giovani non consumano. E’ la legge di mercato.

    • Ciao Patrizia e grazie per aver espresso la tua opinione, che purtroppo non posso condividere.

      Non ho parlato “dell’Italia in generale” in quanto l’articolo verteva su Venezia e sul suo attuale turismo. Quando mi verrà richiesto un pezzo sull'”Italia in generale”, stai sicura che “dell’Italia in generale” parleró.

      Il tuo commento, permettimi, confonde le cause con gli effetti: non stiamo male perchè non facciamo figli, ma NON FACCIAMO FIGLI PERCHÈ STIAMO MALE.

      Chi metterebbe in cantiere un figlio se, tolte le spese, le bollette e l’affitto,
      gli restassero in mano 100/200 euro al mese?

      Citi come esempio gli extracomunitari, tralasciando il loro standard di vita che, proprio a causa di questo sistema, rasenta la schiavitù: senza tutele, costretti a lavorare fino a tarda notte, con grossi nuclei famigliari condensati in piccoli appartamenti. È questo il futuro al quale dovrebbero aspirare i Veneziani? Dovremmo, come diceva qualcuno, prendere esempio da LORO perchè presto sarà QUESTO il nostro stile di vita?

      Inoltre, sostieni “per fortuna che a Venezia c’è il turismo”. Di quale “fortuna” parli?
      Quindi, secondo la tua analisi, staremmo meglio perchè altrove c’è la disoccupazione, ma “almeno” noi abbiamo i nostri lavoretti da imbusta-magneti, donna delle pulizie o scalda-buste surgelate. Tutti precari e con una retribuzione che non permette neppure di pagare un affitto, altro che figli!

      Oppure andiamo a vivere in otto, dieci, dodici, che anche con 600 euro di paga ci dividiamo le spese e troviamo un cantuccio per far dormire i bambini.
      Che vita prospettiamo per i nostri figli?

      Ed è proprio per la natura stessa di Venezia, città d’arte e vetrina sul mondo, che i nostri laureati, i nostri artigiani, i nostri ristoratori dovrebbero essere valorizzati; non certo adeguarsi ad un sistema schiavistico indietro di almeno cent’anni rispetto alle conquiste sindacali, igieniche e urbanistiche ottenute dai nostri padri e dai nostri nonni.

    • Mi dispiace non condivido niente di quello che hai scritto.
      Io parlo di Italia in quanto noi abitiamo in territorio italiano.
      Se le cose cambiano in Italia di sicuro cambieranno anche a Venezia.
      Oppure hai scambiato Venezia con la Repubblica di San Marino o il Vaticano?
      E’ la politica italiana che non va, non Venezia e i turisti.
      Questa è una fissazione di chi non ha una casa e pensa i turisti siano la causa.
      Una casa in affitto a Venezia non si trova, non si trovava e non si troverà.
      L’unica speranza per chi non ha i soldi e vuole abitare a Venezia sono le case del Comune.
      Lo Stato deve dare lavoro.
      Non mi hai risposto quando ho scritto delle realtà diverse che ci sono all’estero.
      Realtà dove i giovani non vengono sfruttati.
      Ho 20 anni più di te e ho vissuto nella Venezia anni 70 e 80.
      Ti assicuro che anche all’epoca i commessi venivano sfruttati come avviene adesso, non si riusciva lavorando in due e in un Ente Pubblico comprarsi una casa a Venezia e i nostri padri sono morti di amianto a Marghera.
      Quindi non so cosa sia meglio.
      Forse stai meglio tu adesso.

  10. Tutto vero, una delle analisi più semplici da capire, e più azzeccate che abbia letto. Resta da dire che siamo noi 56000 che scegliamo da chi farci governare, e che forse dovremmo pretendere un’analisi di questo tipo da chi vorrà il nostro voto futuro, a prescindere dal colore politico.

    • Ciao Serena e grazie per essere intervenuta!

      Purtroppo il peso degli ultimi 52.715 residenti è trascurabile, in quanto Venezia non è neppure Comune autonomo… Il Centro Storico è parte di quell’agglomerato che va da Pellestrina a Tessera e che conta 260.500 abitanti…
      Per le autorità un abitante che si sposta da Cannaregio ad Asseggiano rimane…un residente.

      E Venezia ha ormai assunto il ruolo di “parco turistico di Mestre”, la “gallina dalle uova d’oro” di un intero Comune, “quella che paga i conti” per tutto il territorio, che se si trovasse in un’altra zona d’Italia non potrebbe contare sugli introiti di porto, aeroporto e dei vari appalti.

      Qualsiasi impegno per il Centro Storico andrebbe, a mio avviso, contro gli interessi stessi di questo Comune.
      E infatti al di là del ponte spesso si dice “ma chi te lo fa fare di vivere a Venezia? Venezia è per i turisti: è fuori che le persone vivono”…

  11. Con le belle analisi non si mangia, fuori dal coro scrivo che Venezia non è mai stata così bella viva, e piena di gente che arriva da tutto il Mondo, i residenti sono poco più di 56 mila e di questi credo che solo poco più della metà sia nato e cresciuto a Venezia,quelli che commentano sono solo dipendenti pubblici,persone che non vivono in città, anche quello che arriva a Venezia con le pezze al culo porta richezza anche a chi pensa non sia così, basterebbe esentare dalle tasse tutti i residenti che abitano di qua del ponte.

    • Ciao Pasquino! Nonostante non ci troviamo sulle stesse posizioni, ti ringrazio per il tuo intervento!

      Permettimi di dissentire sia sul “bella viva” (se si intendono calli e mezzi intasati da gruppi che in città stazionano per sole 3/4 ore) sia sull’ “anche quello che arriva a Venezia con le pezze al c**o porta ricchezza”.
      Mettiti nei panni di un residente nato a Venezia – che la casa dei genitori non ce l’ha – e sia costretto a pagare un affitto; immagina che questo cittadino si trovi di fronte a offerte di lavoro sulle bancarelle (40 euro al giorno, senza contratto, 7 giorni su 7) o in qualche esercizio commerciale/ricettivo nel quale venga inquadrato con un CCL “alternativo” a 957 euro LORDI mensili per 40 ore settimanali.
      Magari questo è pure diplomato o laureato, ma con i suoi titoli si può benissimo pulire…la bocca, in quanto il mercato abbisogna di forza-lavoro non specializzata. È forse ricchezza questa?

      Ho appositamente accostato la situazione attuale ad un’ucronia-senza-turisti per far risaltare il fatto che, COSÌ, forse davvero NON VA. A meno che non si voglia una città-Disneyland, pullulante di lavoratori stranieri sfruttati oltre ogni immaginazione per impacchettare magneti (stranieri pure quelli) e scaldare buste al microonde. Bella immagine che daremmo al mondo!
      Senza dimenticare che c’è chi si dichiara antirazzista e difensore dei lavoratori ma di fatto tollera, difende e promuove una situazione che di fatto incarna un vero e proprio schiavismo moderno.

      • Mi sembra di leggere Diego Fusaro e le sue teorie complottistiche Marxsiste. Uno spritz a Venezia costa mediamente dai 2 ai 3 euro,io vedo ciurme di giovani e meno giovani che si sparano decine di spritz a tutte le ore del giorno e della notte,in tutti i locali aperti per tale scopo,e sono decine e decine di locali, ora se la situazione da libro cuore fosse quella che Lei descrive temo non ci sarebbe nessuno, probabilmente sarebbero tutti a lavorare nelle bancherelle o in qualche bazar che vende cineserie, invece al contrario sono tutti a bere e mangiare fino a tarda notte, questi si veri schiavi del consumismo. Lei è giovane si diverta, la città sopravviverà a tutti noi, cambierà pelle, cambierà le amministrazioni le quali crederanno di cambiare qualcosa, ma Venezia resterà quella che è, una Signora che promette di farsi scopare ma in realtà non si lascia scopare da nessuno. Spero di non essere stato noioso. La saluto con uno spritz al bitter al Milan Bar quando la vedrò.

  12. Buongiorno,ho appena letto il suo articolo è devo farle i miei complimenti,ha colto in modo assoluto la situazione,ad un certo punto ho pure pensato sta scrivendo la mia “storia”! Hotel 4 stelle extra lusso,che di punto in bianco ci ha “scaricate ad una ditta di pulizie,morale della favola? Contratto a termine,livello 1 add pulizie,lavoro oltre alle possibilità fisiche,ore anzi minuti ridotti all’osso… pretendendo la stessa qualità e rinunciando a riposi,ferie,malattia..tra l’altro vado avanti ad ansiolitici per il livello di stress troppo alto subito in questo ultimo periodo..

    • Buongiorno Marlondra, grazie per il commento e coraggio!

      Purtroppo le storie come la sua sono sempre di più… Vorrei che chi continua a diffondere l’odioso luogo comune che “questo turismo porta ricchezza” abbia il coraggio di ripeterlo di fronte a persone come Lei, che di questa situazione stanno soffrendo in prima persona.

      In bocca al lupo!
      Nino

  13. Mu dispiace sentire questo. Io sono di Ohrid, Macedonia -una di 8 regioni in Europa riconosciuti per culturale a naturale patrimonio. E abbiamo la simile situazione, piu che qui ce mafia urbana che butta giu antiche case a costruisce sopra le basiliche dal 5 secolo. Terribile. E possibile che venite qui e spiegate la vostra storia? Perche in Ohrid voi venezia siete considerati un esempio che noi vogliamo copiare. Sarebbe bene sentirvi dire come e verita. Io posso organizare tutto. Katerina Vasileska guida turistica linkedin.

    • Ciao Katerina e grazie per il tuo intervento!

      Purtroppo, dove si può facilmente guadagnare, è difficile che le autorità ascoltino qualsiasi tipo di opinione contraria… Per quanto riguarda la tua richiesta, passo la palla alla redazione!
      Una sola curiosità: qual è il modello turistico che a Ocrida si vorrebbe copiare? Quello veneziano attuale?
      Grazie ancora e a presto!

  14. Ottima analisi, a metà degli anni ottanta ho avuto il piacere di operare come aiuto cuoco e cameriere per varie stagioni e festività a Venezia.
    Ricordo che “lo straniero” tra i lavoratori era al massimo un pugliese e che anche le trattorie minori di potevano permettere di contendersi i cuochi migliori a suon di extra nello stipendio. Io stesso lavorando una stagione estiva mi potevo permettere di vivere il restante periodo dell’anno senza grossi sforzi (all’epoca studiavo ancora).
    Però i tempi sono cambiati in tutti i settori e questo è stato voluto dalle politiche economiche globali che impongono la crescita piuttosto che la stabilità.
    Infatti è praticamente sparita quella che si chiamava classe media e quindi non vi sarebbe più il turista che c’era un tempo, tornare ad avere la Venezia “salotto d’Italia” potrebbe essere peggio.
    È chiaro che, senza una svolta globale nelle politiche economiche non potremo mai vedere migliorata in genere la qualità della nostra vita.
    Negli anni il mio stesso potere di acquisto è continuamente diminuito, ora sono un tecnico nel settore delle automazioni ho più di vent’anni di esperienza ma economicamente stavo meglio quando facevo lo stagionale pur lavorando solo tre mesi l’anno.
    Credo che questo declino crescente non porti nulla di buono per il futuro. Io non ho figli ma temo che le prossime generazioni dovranno affrontare delle condizioni di vita molto peggiori delle nostre.
    La massificazione del turismo è ovviamente uno degli aspetti ma penso anche alla mancanza di senso civico e di cultura generale.
    Ultimo ricordo: vicino all’ultimo posto dove ho lavorato, dietro al campo dei frari c’era un vero artista delle maschere con il quale spesso si discuteva di arte e storia, è stata una delle persone più intellettualmente elevate con cui io abbia mai parlato eppure non aveva nemmeno completato le scuole medie: questo dimostra le qualità di Venezia che abbiamo perso, la capacità di trasmettere cultura e di generare arte solo con la propria esistenza.

    • Ciao Enrico e grazie per essere intervenuto!

      Da un lato hai ragione: si tratta di una situazione economica globale, nella quale la classe media è letteralmente scomparsa. Attualmente ci sono quelli che “stanno bene” e quelli che “stanno male”: mancano gli artigiani, i gestori di negozi, i liberi professionisti, che erano quelli che Venezia la giravano, la amavano e la aiutavano di più. Compravano pezzi d’arte, consumavano pasti autentici, soggiornavano presso gli specialisti della ricezione.

      Da un altro lato, però, bisogna notare come l’80% dei visitatori arrivi e riparta in giornata, e che il tempo medio di permanenza per chi pernotta si aggiri intorno alle 2 notti. La nostra città è diventata poco più che una “stazione”: lunedì Roma, martedì Firenze, mercoledì Venezia: si fanno due foto, si mangia al cartoccio, si compra la mascherina con la piuma e si riparte.
      A differenza di altri luoghi turistici italiani, che vantano tuttora un maggior tempo di stazionamento, e che possono di conseguenza vantare una qualità dei servizi e dell’offerta neppure paragonabile a quella lagunare.

      Sarà perché nel corso degli anni si è puntato più al “numero” che alla consistenza, spingendo porto, aeroporto e terminal turistici oltre a la loro originaria capienza e riducendo Venezia a quello che è…

  15. Io sono uno di quelli che si sono arresi. Purtroppo. Non sono nato a Venezia, ma in 10 anni ho imparato ad amarla, vedendola mio malgrado trasformarsi in un baraccone e peggiorare.
    Il 90% di chi la visita ha come unica informazione “storica” il fatto che è una città romantica con le strade d’acqua. Punto. Serenissima? Che è? Preparazione storica, anche solo base, nulla.
    Mentre io mi appassionavo alla voga tradizionale, il turista scopriva il tuffo dal ponte di Rialto. Io passavo alla vela al terzo e il turista scopriva il fascino del bagno in Canal Grande.
    Io da sempre ospite rispettoso, avido della cultura e dello spirito antico che la città aveva da offrirmi, il turista avido di spritz che mi canta sotto la finestra alle 4 del mattino.
    Vedere sui vaporetti 3 cinesi ventenni seduti ai posti riservati ad anziani e disabili e due “vecie” barcollanti che si guardano mute e rassegnate. Questa è Venezia oggi. Io mi arrendo.
    Ho comprato casa sugli Appennini, in un posto talmente isolato e difficile da raggiungere che, se vedo un giapponese che s’è perso e ci è finito per puro caso, con la sua bella fotocamera, e lo accoppo, non se ne accorge nessuno :-)

    • Ciao Alex e grazie del tuo contributo!

      Fa un certo effetto sentire queste parole, soprattutto di chi, come te, VENEZIANO LO È DIVENTATO PER UNA SUA PRECISA SCELTA DETTATA DAL CUORE. E per lasciare la CITTA’ CHE HAI IMPARATO AD AMARE, significa che la situazione è davvero ben meno rosea di come qualcuno continua a farci credere.

    • Anche se per molti versi vi devo dare ragione, vedo troppo razzismo nei vostri commenti e nell’articolo.

      Abito nella capitale di un paese europeo. Come in tutte le città turistiche (Barcellona, Parigi, Londra, Venezia ecc.) anche qui il turismo crea problemi. Problemi come quelli descritti nell’articolo e nei commenti.

      Il punto è questo: non c’è solo il turista italiano colto ed educato, e quello giapponese o cinese irrispettoso. C’è anche quello italiano irrispettoso, e quello giapponese rispettoso che si comporta in maniera corretta e contribuisce all’economia e alla cultura di una città.

      Cioè: distinguere tra turisti maleducati ed educati, su questo siamo tutti d’accordo; ma in entrambi le categorie, trovate qualsiasi nazionalità e provenienza.

  16. In effetti è quello che si potrebbe dire riferendosi a questo sistema economico, anche in terraferma dove la concorrenza è serrata nel comparto della grande distribuzione l’unico modo per essere concorrenziali è quello di cercare di abbassare in tutti i modi il costo del lavoro e così non si crea professionalità, ma semplicemente manodopera a basso costo. Se la concorrenza deve passare per l’abbattimento del costo del lavoro allora vuol dire che i sindacati non hanno nessun valore e in primis che forse è meglio rivalutare tutto questo sistema economico. Complimenti per l’articolo e grazie.

    • Grazie a te Gianni!

      Sì, l’abbassamento dei salari per inseguire la competitività è diffuso in tutto il Paese; il problema veneziano sta nell’esaltazione del binomio “turismo-ricchezza”, con il quale si vuol mettere a tacere qualsiasi critica verso il turismo di massa che, in realtà, Venezia la sta uccidendo.

      È una situazione che va denunciata, soprattutto nei confronti di chi in Laguna NON ci vive e prende per verità ciò che sente dire dalle varie amministrazioni: “a Venezia avete 27/28 milioni di turisti l’anno e vi lamentate?”. Ebbene sì: abbiamo 27/28 milioni di visitatori l’anno ma NON siamo ricchi, anzi, lavoriamo sottopagati e continuamente a disposizione delle masse.

      C’è chi con l’immaginazione è rimasto negli anni ’80, e quando pensa a Venezia vede i soffiatori di vetro, gli artigiani delle maschere e gli chef dei ristoranti. Invece, come hai giustamente detto tu, con questo turismo c’è solo bisogno di manodopera a basso costo.

  17. Bravo nino e aggiungo,vista la mia vita lavorativa impegnata nel lavoro con compagnie alberghiere internazionali ,a creare il giusto mix di clientela, portando in particolare grazie anche alla convention manager, la vera clientela che da soddisfazione a lavorare,grazie a un test fatto con gli stage dell’ università del turismo, non immagini quanti meeting è congressi abbiamo rifiutato ,grazie all’ egoismo di imprenditori di servizi nel non abbassare alcune tariffe in particolare in inverno,la scommessa era ridistribuire tutti i segmenti turistici in 365 giorni,e si poteva fare piuttosto che vivere con questo tipo di turismo.Inoltre applicare un numero chiuso per aperture di nuove strutture,alberghi e bb.
    Qui è stato tutto un caos complici i politici e amministratori che di turismo sapevano solo quello delle loro ferie. Si può recuperare,basta volere, e andare avanti a testa d’ariete senza imposizioni politiche.
    Mi ricordo gli anni 80 che ho fatto parte di qualche commissione all’ ufficio licenze e pubblici esercizi,che si andava in commissione con la “Bibbia” del regolamento comunale e ogni pratica si doveva verificare la distanza tra un attività e l’altra simile, e se non c,’ erano i requisiti veniva respinta . Ora siamo veramente nel caos. Posso,possiamo metterci a disposizione anche gratuitamente per dare gli opportuni correttivi e “tirare i remi in barca”. E lasciamo fare le polemiche a chi non ha nulla da fare.

    • Grazie Mario!

      Come dicevo, il turismo può, deve essere un fiore all’occhiello della specificità veneziana, fornendo lavoro specializzato agli esperti dell’accoglienza, della ristorazione e dei servizi.

      Possiamo essere una vetrina per il mondo… come abbiamo fatto a ridurci a questi livelli??
      A chi giova questa situazione nella quale conta soltanto il numero di visitatori?

      Hai ragione nell’analizzare le cause e, eventualmente, le possibili soluzioni.
      È un percorso obbligato che non possiamo assolutamente evitare.

    • Venite a Ohrid e vi organizzo una serata dove direte questo a mia gente. Qui venezia e considerata un esempio che noi vogliamo segure. Ma nessuno capisce che venezia per veneziani e diventatata nonvivibile. Geazie

  18. Complimenti per l’articolo!
    Ha centrato in pieno le tematiche critiche della nostra citta’!
    Bisognerebbe sottoporre questa lucida descrizione di come purtroppo oggi e’ Venezia a quei ciechi che ci amministrano che continuano a sostenere che questo turismo con le pezze al c…o porta ricchezza alla citta’ e ai residenti.
    Grazie

    • Ciao Laura e grazie!

      Qualcuno disse “a pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca”; purtroppo nel 2019 un residente del Centro Storico NON PUO’ PIU’ credere che le politiche messe in atto dalle varie amministrazioni, indipendentemente dal colore, si preoccupino delle condizioni di vita dei cittadini.

      C’è una facile fonte di denaro che si chiama “Venezia”, e forse è più facile spremerla fino al midollo, arrivando a condizioni di vero e proprio schiavismo piuttosto che rallentare in qualsiasi modo questo trend.

    • Grazie Andrea!
      Purtroppo più passa il tempo e più ho l’impressione che noi Veneziani siamo considerati una “causa persa”.

      Anzi, talvolta pure “scomodi” in quanto, diciamolo chiaramente, Venezia è una “macchina da business” con i suoi scali, i suoi trasporti, i suoi appalti. Un’attrazione da 27/28 milioni di visitatori annuali rende più che una città da 7, e ogni nuova mossa sembra andare nella direzione di aumentare ulteriormente il numero di turisti a discapito dei residenti…

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