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Se il tifoso comanda il calcio e le sentenze hanno due pesi e due misure. Di Mattia Cagalli

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torino tragedia di superga

Il calcio italiano come sostengo da tempo è malato. Purtroppo però non si tratta di una unica malattia ma di una serie di virus che agiscono in collaborazione tra loro.

Il peggiore è sicuramente quello che si è ripresentato nuovamente sul campo del Latina, durante la sfida con il Padova (partita vinta dai padroni di casa per 3 a 0).

I così detti tifosi dei biancoscudati hanno chiesto ai giocatori di togliersi la maglia, perché non degni di indossarla. La cosa peggiore è che il loro allenatore Serena ha assecondato e appoggiato l’assurda richiesta, giustificandola “I nostri tifosi hanno affrontato centinaia di chilometri per seguirci e gli abbiamo fornito una prestazione penosa”.

Stiamo forse scherzando? Con questo atteggiamento la si da vinta agli ultras che stanno o forse sono sempre stati padroni del calcio.

Questa stessa situazione era accaduta al Genoa e allora non era passata inosservata, questa volta invece (forse perché accaduta in serie B), non ha riscontrato grande interesse. Ci stiamo forse abituando? Sta diventando la normalità?

Oramai il ritegno è qualcosa che può essere considerato leggenda. I tifosi da tempo gestiscono a loro modo anche il calciomercato dei club.

L’ultimo caso quello di Guarin e del suo trasferimento dall’Inter alla Juventus; la nuova dirigenza è stata costretta a rinunciare a Vucinic e soldi per le minacce della curva Neroazzurra.

Questo è stato solamente l’ultimo episodio, perché si tratta di un avvenimento che si è ripetuto diverse volte nella storia. Non si possono dimenticare le sommosse fiorentine per il trasferimento di Roberto Baggio alla Juventus e degli operai della Fiat (che minacciarono boicottaggi), quando Agnelli tentò di acquistare Gigi Meroni.

E’ incredibile come l’apparato calcio nei vertici non rispetti il tifoso e allo stesso tempo come il tifoso non rispetti il calcio come sport.

Un rispetto che i tifosi della Juventus non hanno neppure per i morti. Inqualificabile che le vittime di Superga valgano solamente venticinquemila euro. Meno di un Buh “razzista” e di Morosini.

Ha perfettamente ragione Sandro Mazzola che in quella tragedia perse il padre, lo Juventus Stadium andrebbe chiuso fino alla fine del campionato e la memoria del padre e degli altri atleti non possono valere meno di un coro goliardico (per quanto antipatico e di cattivo gusto). Ovviamente di mezzo c’è la Juventus quindi tutto viene ridimensionato.

Va però ricordato (perché a livello nazionale viene perlopiù taciuto), che la squadra di Torino è una di quelle con il maggior numero di multe per il comportamento dei propri tifosi.

Purtroppo i vertici del calcio hanno un concetto di giustizia totalmente distorto e disuguale nel giudizio.

Nel loro piccolo lo dimostrano ogni domenica gli arbitri: è ora di finirla che non vengano giustificate le loro decisioni successivamente ai matches.
Se gli fosse data l’occasione di parlare e ragionare sulle scelte e i provvedimenti, forse il clima attorno allo sport più seguito d’Italia, si calmerebbe.

Ancora più semplice sarebbe con l’uso della moviola in campo ma come ribadito dall’alto se ci fosse non ci sarebbe più il bello dello sport.
Se questo concetto fosse vero, non dovrebbe esistere nemmeno la prova televisiva post-partita; sempre di tecnologia si tratta.

Ogni tanto il rispetto non c’è nemmeno tra gli allenatori, Conte con undici punti sulla seconda in classifica, trova il tempo di arrabbiarsi con il Ct. della Nazionale Cesare Prandelli per la convocazione di Chiellini.

Sinceramente non se ne può più di questo Antonio Conte che trova ogni pretesto per discutere e litigare con qualcuno.

Mattia Cagalli

[05/03/2014]

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