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Presidi delle scuole: le quarantene sono un caos

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Mettere tutta la classe in quarantena, limitarsi a una microbolla, sul modello tedesco con l’isolamento solo per i contatti strettissimi, o addirittura lasciare a casa il solo contagiato, come in Veneto: se il punto fermo è fare in modo di non chiudere più intere scuole, o Regioni, come lo scorso autunno, con i primi contagi in classe nell’Italia dei campanili emergono le differenze.
Tanto che, a dieci giorni dall’avvio dell’anno scolastico, i presidi sollecitano un’uniformità a livello nazionale, per evitare una babele.
Il ministero della Salute e il Comitato tecnico scientifico, dice all’Ansa Mario Rusconi, presidente dell’Associazione presidi (Anp) di Roma devono stabilire “quali sono le regole valevoli per tutti. Chiediamo che i vari assessorati alla Salute diano indicazioni alle Asl, queste si muovono in maniera diversa a volte anche nello stesso territorio regionale, è il caos”.

Nella maggior parte dei casi viene messa in quarantena tutta la classe e viene fatto il tampone dopo 7 giorni ai vaccinati, dopo 10 ai non vaccinati.
Ma, ad esempio, in Emilia-Romagna sono considerati contatti stretti solo i vicini di banco, ma anche tutti gli altri sono chiamati a fare un tampone con urgenza.
A spiegare la situazione è Cristina Costarelli presidente dei presidi del Lazio: “La circolare del ministero della Salute dà una definizione generale, poi le Asl determinano i protocolli le Regioni generalmente danno disposizioni uniformi”.
E sulla necessità di riflettere sulla riduzione della quarantena si dice convinto il sottosegretario alla Salute Andrea Costa perché, dice, “l’obiettivo è proseguire l’anno in presenza”.

E’ ancora presto per un monitoraggio completo sulle classi in quarantena, ci sono però dati che arrivano dal territorio, dalle Regioni, dagli Uffici Scolastici, e le notizie trapelate dalle singole scuole.
Ad esempio, in Piemonte sono una settantina le classi in quarantena, soprattutto alle elementari e alle materne. All’incirca 40 in Puglia, almeno altrettante nella sola Firenze, dove complessivamente i casi di positività dell’inizio delle lezioni sono 75.
E a nell’Agrigentino otto classi sono rimaste a casa per un prof no vax risultato positivo.
Casi che rendono ancora più necessario il potenziamento del tracciamento e lo screening. “Sfonda una porta spalancata”, dice il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso, per il quale l’obiettivo è allargare la platea degli studenti da sottoporre al test salivare: “Dovremmo avvicinarci il più possibile ai 500mila ragazzi a settimana. In questo modo riusciremmo ad arginare il fenomeno degli asintomatici e, di conseguenza, a limitare il ricorso alle quarantene”.

Le cose potrebbero cambiare ancora con l’ampliamento della platea dei vaccinabili. Ma si allungano i tempi per la valutazione dell’Ema: “Ad oggi – precisa Marco Cavaleri, responsabile strategia vaccini e terapie Covid – non è stata ricevuta alcuna richiesta di estensione dell’indicazione per un vaccino Covid-19 nei bambini di età inferiore ai 12 anni. L’Ema prevede che Pfizer presenterà i dati sui bambini di età compresa tra 5 e 11 anni all’inizio di ottobre e che i dati di Moderna saranno ricevuti all’inizio di novembre”.

E c’è anche la questione privacy degli studenti da considerare: il Garante invita il ministero dell’Istruzione a sensibilizzare “le scuole sui rischi per la privacy derivanti da iniziative finalizzate all’acquisizione di informazioni sullo stato vaccinale degli studenti e dei rispettivi familiari” e in una lettera “richiama inoltre l’attenzione sulle possibili conseguenze per i minori, anche sul piano educativo, derivanti da simili iniziative”.

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