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Povere Creature, un bel film di successo accettando le cose perse del libro

Emma Stone è stata vincitrice dell’Oscar dell'Academy Awards 2024 per 'Povere Creature'.

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Terminata la consegna dei premi Academy 2024, che vedono Emma Stone vincitrice dell’Oscar come migliore attrice, posso buttare giù due righe a freddo sul film che le ha permesso di raddoppiare il premio e depositare sopra il caminetto due statuette. Dopo quella del 2017 con “La la land” ecco l’attrice risalire sul palco grazie alla sua interpretazione di Bella Baxter nell’ultimo film di Yorgos Lanthimos, “Povere creature!”.

Tratto dall’ omonimo romanzo di Alasdair Grey edito in Italia da Safarà, “Povere creature!” aveva già partecipato alla Mostra del Cinema di Venezia del 2023, aggiudicandosi il Leone d’oro come miglior film.

Non c’è che dire, per il regista e l’attrice si tratta di un momento estremamente felice per le loro carriere, conferme che vedono soprattutto il regista ampliare la sua fama oltre i confini di certo cinema, se posso usare un termine ormai vetusto, “d’essai”. Probabile che in ciò abbia influito il contributo dello sceneggiatore australiano Tony McNamara, che già aveva collaborato con il regista nel precedente “La favorita”, primo passo per far uscire Lanthimos da un doppio recinto: quello di regista di nicchia e di autore cupo e allegorico. Caratteristiche che non mi hanno mai convinto e che a mio parere raggiungono l’apice negativo ne “Il sacrificio del cervo sacro”.

Per adattare il romanzo di Grey, McNamara ha dovuto inevitabilmente sfrondare molto della pagina scritta, rinunciando o a volte condensando con alcune scelte di sintesi l’adorabile stralunatezza del libro e prendendo una strada che si adegua al pensiero contemporaneo di protagonismo al femminile.

A ben vedere il cinema è pieno di eroine donne ma la questione è inevitabilmente risolta in termini contemporanei. A parere personale “Povere creature!” mi sembra il film più riuscito di Lanthimos. Dal punto di vista del linguaggio i suoi grandangoli esasperati trovano in parte una ragione d’essere non più solamente derivativa dal modello kubrickiano; senza dare il senso di necessitàche il regista di “2001” sapeva conferire a una pericolosissima scelta visiva.

La prima parte del film, ambientata nella casa-laboratorio di Godwin Baxter (un sempre eccellente Willem Dafoe, costretto in un trucco prostetico decisamente inquietante) vede la deformazione grandangolare trasformare la casa in una specie di incubo escheriano da cui la “creatura” non dovrebbe uscire. Bella Baxter è la metafora di una donna a cui uno scienziato, dal nome proprio assai eloquente, dona una seconda chance. E questa vita fatta di continue scoperte in cui Bella si avventura senza mai tirarsi indietro, anzi, prendendo di petto tutte le strade che le si parano davanti, è un viaggio fatto da un personaggio per un terzo antiCandide, un terzo Alex di Arancia Meccanica (film che dice tutt’altro ma in cui ritrovo una vena grottesca simile e un “percorso” circolare che culminerà in un cambiamento), un terzo Frankenstein.

Bella Baxter è una spugna nell’assorbire dalla vita e dai testi tutto ciò che le permette di far crescere il pensiero (che il suo corpo è sempre stato adulto); bocca della verità in grado di spiazzare ogni maschio che le si pari davanti, sia che si tratti di un ricco performer sessuale come il Duncan di un Mark Ruffalo macchiettista, oppure di un disilluso viaggiatore di colore (Yerrod Charmuchael) che accompagna una disincantata e libertaria Martha von Kurtzroc (e qui ecco Hannah Schigulla a dare una nuance fassbinderiana al film); come anche di un promesso sposo affascinato e spaventato da Bella, Max (Ramy Youssef) che finirà per accettare la supremazia della donna e del diverso.

E nel corso del film tanto, tantissimo sesso, con scene in cui la Stone si mostra generosamente. Una manifestazione filmica dei rapporti erotici come non se ne vedeva dagli anni Settanta, almeno in un film mainstream.

“Povere creature!” non ha mancato di suscitare polemiche, che riguardano i cosiddetti contenuti; oltre alla critica relativa al trapianto del cervello “maschile” in un corpo femminile (ma è una polemica inutile, dato che per la scienza le differenze sono quasi nulle) – si è criticato il darsi di Bella alla prostituzione, in quel di Parigi, per esplorare il suo mondo sensibile e intellettuale, e quello esterno e sviluppare una coscienza capitalist-anticapitalista.

Dimentichiamo così il tipo di realtà e di epoca in cui il film è ambientato, fresca di positivismo, suffragette e agli albori di rivoluzioni sociali, dall’invenzione del vibratore alla rivoluzione sovietica; ma soprattutto il tipo di “candore” privo di rigide ideologie con cui la protagonista si lancia nell’esperire.
Certo, il film è anche una specie di “rake’s progress” hogartiano.

Un bel film, quindi? Personalmente penso di sì e per quanto io abbia cercato il pelo nell’uovo data la mia scarsa simpatia per Lanthimos, alla fine è innegabile che a livello di reparti tecnici (straordinaria fotografia di Robbie Ryan, capace di immergerci in una favola ora bianca ora nera; musiche sorprendenti di Jerskin Fendrix, stridenti e caricaturali) il film sia un successo. E, a patto di accettare una programmaticità a tratti limitante e le varie, tante, forse troppe cose perse di un libro più complesso, articolato, soave, polifonico come il testo di Grey, possiamo portarci a casa una visione appagante e in più parti sorprendente. Cosi come Emma Stone si è portata a casa il secondo Oscar.

Povere Creature!
(Poor Things!, 2023-U.S.A, U.K., IRLANDA)
Regia: Yorgos Lanthimos
Con: Emma Stone, Willem Defoe, Mark Ruffalo, Rami Youssef

Giovanni Natoli

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