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PASSANTI AGGREDITI CON IL PICCONE AL NIGUARDA | Il ghanese non risponde

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NOTIZIE ITALIANE | Il giorno dopo si fatica ancora a trovare qualsiasi tipo di logica in quei lunghi minuti di terrore: Mada Kabobo, 31 anni, ghanese, ha colpito a vanvera, apparentemente senza motivo. E anche ora, sotto interrogatorio degli inquirenti, non chiarisce nulla. Anzi, si appisola mentre gli fanno le domande.
Mada Kabobo ha colpito inspiegabilmente alle 6 di ieri mattina ciò che gli capitava a tiro: ha attaccato un pensionato, 64 anni che ora si trova in coma, ha ucciso un uomo seduto fuori da un bar, spaccandogli il cranio, si è accanito contro Daniele, 21 anni, che aveva accompagnato suo padre per laconsegna dei giornali e tuttora è in condizioni disperate. I carabinieri del Nucleo radiomobile arrestano Kabobo alle 6 e 37 di ieri mattina.

Ma le aggressioni erano cominciate prima, quando ancora il sole non era sorto. Alle 5 del mattino Andrea Canfora, 24 anni, scende dall'autobus in via Terruggia. Ha finito il suo turno da magazziniere in un supermercato. Si trova di fronte Mada Kabobo che impugna un bastone (o una spranga). Kabobo colpisce, Canfora si ripara con un braccio e scappa. Si allontana e va da solo in pronto soccorso a farsi curare per una ferita. Il ghanese riprende a camminare verso sud. Percorre 400 metri, si guarda intorno. È solo nelle strade deserte. Arriva in via Passerini: di fronte alla scuola elementare Vittorio Locchi, incrocia Francesco Niro, 50 anni, muratore. Kabobo non parla e picchia ancora. Un colpo alla testa. Urla, chiazze di sangue finiscono sull'asfalto. Anche Niro andrà  in ospedale da solo, sotto choc, e senza allertare le forze dell'ordine (perché un'altra assurdità  di questa storia è che la prima chiamata al 112 arriverà  solo alle 6 e 28).

La caccia continua, Mada Kabobo è ancora libero di camminare. Trecento metri e verso le 5 e 40 Giuseppe Quatela, 50 anni, scende di casa con il suo cane. Il ghanese gli si avvicina, il cane ha iniziato a ringhiare e abbaiare in modo forsennato. Giuseppe Quatela fissa l'uomo e gli urla: «Se ti avvicini ti ammazzo». Mada Kabobo lo fissa, sbatte la spranga contro la panchina e si allontana. Il ghanese si allontana per via Bauer e in fondo alla strada trova un cantiere. Sposta le recinzioni traballanti ed entra: quasi certamente è qui che trova il piccone. Uscendo dall'altra parte del cantiere si ritrova in via Monte Grivola. Ormai sono le sei, la luce è più alta. Qui incrocia l'imbianchino Antonio Moresco che intuisce il pericolo, si mette a correre e riesce a rifugiarsi nell'androne del suo palazzo, al civico 18. Mada Kabobo appoggia il viso sul portone di ferro, i due si fissano, ma neanche l'imbianchino avvertirà  i carabinieri.
L'assassino quindi percorre via Grivola e arriva in via Adriatico dove, al civico 11, vive Ermanno Masini, 64 anni, pensionato, vedovo da pochi mesi. Masini esce e va a prendere la sua auto, che venerdì sera ha parcheggiato proprio in via Adriatico. E dunque, di fatto, ripete esattamente lo stesso percorso che, poco prima, ha seguito l'uomo che cercherà  di ammazzarlo. Masini attraversa un giardinetto, Kabobo (secondo alcune testimonianze) è appostato tra le piante: il pensionato passa, l'aggressore gli arriva alle spalle e colpisce a freddo. Sono le 6 e 20. Masini resta a terra in una pozza di sangue (è ricoverato, in stato di coma). Kabobo non si ferma, cerca altre prede, altro sangue.

In piazza Belloveso, 500 metri di distanza, Alessandro Carolè, 40 anni, è seduto ai tavolini del bar all'angolo, aspetta che i propietari accendano la macchina del caffè. Il killer gli si scatena contro senza dire una parola. Lo colpisce quattro volte alla testa, una al torace. I medici del 118 lo trovano inginocchiato a terra con la testa fracassata appoggiata al muro. È in quel momento, 6 e 28 minuti, che arriva la prima chiamata al 112: «C'è un pazzo con un'ascia che aggredisce le persone». Tutte le «gazzelle» dei carabinieri convergono su Niguarda. Ma Kabobo impiega un minuto per scendere in via Monte Rotondo.

Daniele Carella, 21 anni, aspetta che il padre lasci un pacco di giornali nel palazzo. È fermo in strada. L'assassino gli arriva ancora alle spalle: lo colpisce alla testa, alla schiena, al fianco. Anche quando il ragazzo è a terra, e con una violenza tale che il manico di legno del piccone si spezza in due. Poi scappa ancora verso sud, le macchine dei carabinieri sono già  tutte alla sua ricerca, lo individuano in via Racconigi. Kabobo è fuori di sé, davanti ai militari si agita, butta a terra il piccone. Lo arrestano alle 6 e 37. Mentre là  dietro, a poca distanza, il padre di Daniele è chinato sul corpo martoriato del figlio che da quel momento non riprenderà  più conoscenza.


[redazione@lavocedivenezia.it]

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[12/05/2013]


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