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Noi e l’Europa, un’occasione di crescita culturale senza precedenti. Di Pierluigi Brugnaro

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In questi giorni di votazioni per i rappresentanti del Parlamento Europeo sia i media su carta stampata sia la televisione dedicano ampio spazio ad interviste a politici, amministratori, giornalisti e scrittori sul tema dell’integrazione dell’Italia con gli altri stati della comunità europea.

Dato il periodo di difficile e lunga recessione economica è naturale che le critiche all’unificazione monetaria europea, che ha penalizzato soprattutto gli stati dell’area mediterranea, tra cui l’Italia, prevalgano su molti altri temi del dibattito politico, e che per alcuni partiti la bocciatura dell’euro sia il punto di forza sul quale articolare l campagna elettorale.

Alcune voci tuttavia, nonostante le poche simpatie che le istituzioni di Bruxelles attirino su molti italiani provati dalla crisi economica, hanno giustamente sottolineato i vantaggi che ha portato non solo l’unione monetaria ma anche la comunanza di norme sul commercio a difesa dei lavoratori e dei consumatori, la libera circolazione attraverso le frontiere e alcuni progetti scientifico-culturali.

Nella mia esperienza professionale di medico ospedaliero ho il dovere di segnalare l’importanza di anno in anno crescente che ha avuto una società scientifica europea di Microbiologia Clinica e Malattie Infettive, l’ESCMID, che annovera tuttora più di 5000 membri iscritti, di cui i medici italiani sono i secondi per numero dopo i britannici.
Il congresso annuale di questa società, dopo la prima edizione nel 1983 con circa 800 partecipanti, ha visto quest’anno affluire a Barcellona più di 10.000 iscritti con oltre 4.500 studi clinici e sperimentali presentati, dei quali un portale online della società rende fruibile a tutti i riassunti o il full-text.

Numeri e record che surclassano qualsiasi congresso di Microbiologia e Malattie Infettive negli USA, nonostante la grande capacità di attirare fondi e finanziamenti delle istituzioni nord-americane.
Per non limitarsi soltanto alle attività congressuali la società ha istituito progetti di studio e ricerca in collaborazione tra istituti universitari, ospedali e laboratori dei paesi europei, oltre a fornire ai clinici linee guida condivise per la diagnosi e il trattamento delle principali patologie infettive, sulla base di dati epidemiologici forniti puntualmente da un network di laboratori accreditati presenti in tutte le nazioni europee.

Al fine di far comprendere che questo flusso di dati epidemiologici non è di mero interesse accademico, è bene sottolineare che negli Stati Uniti l’istituzione che da decenni svolge un incarico analogo è un servizio di intelligence delle forze armate, il Center for Diseases Control.

L’ESCMID inoltre ha scommesso giustamente sui giovani medici e ricercatori in formazione, assegnando borse di studio, travel grants e la possibilità di partecipare a summer schools, settimane studio nei mesi estivi in cui assieme a docenti più anziani di fama internazionali ciacun partecipante ha la possibilità di esporre ai colleghi di altre nazioni (in lingua inglese ovviamente) un proprio caso clinico o uno studio sperimentale. Io che ho partecipato a due Summer School, nel 2008 a Regensburg nella dolce Baviera, e nel 2011 nella vicina Treviso, posso dire che l’opportunità di mettersi alla prova davanti a colleghi di altre nazioni europee ed extra-europee, ha rappresentato un forte stimolo al confronto critico e all’approfondimento scientifico condiviso.
Mai come in quelle due esperienze, stando a fianco dalla mattina alla sera a colleghi tedeschi, spagnoli, inglesi, greci, serbi, portoghesi ho sentito venir meno la percezione delle differenze etniche, e forte il legame ad un’unica comunità scientifica.

Ha detto bene secondo me, pur se estremizzando in modo simpatico, il giornalista del Corriere della Sera, Beppe Severgnini, ad un’intervista televisiva, che “quando hai un caro collega a Berlino, la fidanzata di Madrid, e ti rechi spesso fuori dei confini italiani per lavoro, ti sembrano stonate e quasi assurde le sirene della propaganda anti-Europa”. A volte non servono le forze armate o necessità di difesa militare a costruire delle reti di interscambio sovra-nazionali. L’esempio della nostra società medico-scientifica mostra quanto i popoli europei, nonostante le proprie differenze e barriere etnico-linguistiche, sappiano fare quando mettono liberamente in comune i propri progetti.

Dr. Pierluigi Brugnaro
Malattie Infettive Venezia

[27/05/2014]

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