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Museo delle Arti e delle Tradizioni dell’Eur, dipendente timbra per tutti e se ne va

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Museo nazionale delle Arti e delle Tradizioni dell’Eur, dipendenti timbrano ed escono

Museo nazionale delle Arti e delle Tradizioni popolari dell’Eur: entravano i dipendenti, strisciavano una dopo l’altro i badge di altri che non c’erano e forse non sarebbero arrivati neppure, nell’apparecchio segna-presenze. Pochi secondi e il compagno di lavoro risultava in servizio quando era invece a casa, in giro a fare shopping, oppure era occupato in qualche altra attività. Era questa l’attività principale di alcuni dipendenti del polo museale che promuove «il patrimonio etnoantropologico italiano» — come scritto sul sito internet — e conserva più di centomila documenti sugli usi e i costumi regionali. Un museo considerato un gioiello fra i tanti luoghi di cultura della Capitale, convolto ora nello scandalo dell’assenteismo tutto italiano: nove impiegati, quasi tutti custodi o addetti alle sale, sono stati denunciati dai carabinieri per truffa allo Stato, falsità materiale e altri reati.

Andare a giocare in una sala scommesse sportive oppure dare una mano nel negozio di frutta e
verdura del marito. Quello scoperto dai carabinieri del comando provinciale con le telecamere nascoste lasciava senza parole.
I dipendenti del Museo nazionale delle Arti e delle Tradizioni popolari dell’Eur, ufficialmente in turno, svolgevano altre attività o erano altrove dal loro posto di lavoro.

A febbraio del 2015 uno dei dipendenti del museo era stato arrestato perché colto in flagranza di reato: risultava in turno, con tanto di cartellino timbrato, ma in realtà fu trovato in un altro luogo.

Il Museo Nazionale delle Arti e delle Tradizioni Popolari di piazza Marconi, nel residenziale quartiere dell’Eur, – da quanto è scritto sul sito – dal 2013 ad oggi ha conseguito un incremento dei visitatori del 30%. Ma questo non ha impedito ad alcuni dipendenti o di assentarsi o di timbrare i cartellini per conto degli altri colleghi assenteisti.
Colleghi che potevano o arrivare in ritardo o proprio non presentarsi sul posto di lavoro sebbene fossero in turno.

Per i nove indagati, di un’età compresa tra i 43 ed i 65 anni, le accuse sono, a vario titolo, quelle di falsità materiale e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa ai danni dello Stato, false attestazioni e certificazioni. Per loro è scattata la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici, per la durata di un anno.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Roma e condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Roma Eur, sono state avviate nel febbraio del 2015, quando scattò l’arresto del dipendente. Ma l’attività d’indagine, convenzionalmente denominata “Museum”, da allora è proseguita attraverso pedinamenti e controlli, con riprese video grazie all’ausilio di videocamere poste in punti nevralgici del Museo, consentendo di accertare un notevole numero di truffe perpetrate dagli impiegati indagati.

Intanto il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, che ha chiesto al direttore del museo una relazione dettagliata e fatto partire una indagine amministrativa, ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti dei nove dipendenti che potrà portare, a seconda della gravità dei fatti accertati commessi, dalla sospensione dello stipendio fino alla messa in mobilità e al successivo licenziamento del dipendente.

Mario Nascimbeni
09/01/2016

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