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Mostra di Gianni Berengo Gardin su Grandi Navi: “Ringrazio Brugnaro”

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Mostra di Gianni Berengo Gardin su Grandi Navi

Ventisette immagini, di piccolo formato e rigorosamente in bianco e nero, allineate nel negozio Olivetti in Piazza San Marco, danno la ‘cifra’ di una ricerca su Venezia e le grandi navi durata due anni, offrendo una testimonianza di quello che il fotografo chiama “inquinamento visivo”.

Idealmente, però, il ‘cuore’ della mostra di Gianni Berengo Gardin pulsa per un’ora dall’altra parte della piazza, al ‘Florian’, dove si svolge la presentazione. E’ lì, dalle parole non dette del fotografo rivolte al sindaco Luigi Brugnaro, ma affidate a una nota, a quelle di Giulia Maria Crespi, presidente onorario del Fai, o di Ilaria Borletti Buitoni, che si comprende come su un tema ritratto con esiti vari da altri fotografi, attorno a una mostra già presentata a Milano, in realtà per alcuni si sia aperto un confronto più ampio che investe la libertà di espressione.

Il ‘nocciolo’ della vicenda gira sulla decisione alcuni mesi fa del sindaco Luigi Brugnaro di ‘bloccare’ la mostra in un primo tempo prevista a Palazzo Ducale; e nel palazzo dei Dogi, c’è stato stamani anche un blitz del comitato ‘No Grandi navi’.

“Mi dispiace molto – spiega Berengo Gardin – quando qualcuno si dà la zappa sui piedi, mi dispiace quindi anche per il sindaco di Venezia”.
Il fotografo rileva di essergli “anche molto grato” perché bloccando l’esposizione “mi ha fatto un grande favore: tutti i giornali italiani e stranieri ne hanno parlato diffusamente”. “Non c’è niente di peggio che impedire perché se ne parli”, chiosa a distanza il sottosegretario, definendo la mostra un momento molto alto perché riapre la questione mai sopita del futuro della città lagunare e del suo difficile rapporto con il turismo di massa.

Berengo Gardin ha un unico cruccio verso il primo cittadino: non tanto di essere stato definito ‘sfigato’ o ‘intellettuale da strapazzo’, tanto meno di essere stato chiamato ‘intoccabile’ o di avere il doppio cognome; la punta di amarezza è che agli occhi del sindaco l’essere nato – “per caso” spiega – a Santa Margherita Ligure non lo rende “veneziano”: “mi sento venezianissimo. La mia famiglia è veneziana da cinque generazioni” dice con un certo orgoglio. A Venezia poi ha dedicato dieci libri, ricorda a Brugnaro l’art. 21 della costituzione sulla libertà di pensiero e spiega di non aver usato teleobiettivi per ritrarre quelle sagome imponenti che sembrano sovrastare la città e incunearsi con la prua in via Garibaldi, ai Giardini della Biennale.

Il Fai ha dato ‘casa’, in collaborazione con la Fondazione Forma per la fotografia, alla visione di Berengo Gardin nello spazio Olivetti, a cura di Alessandra Mauro con un allestimento di Alessandro Scandurra, “ma il sindaco “non è venuto”, ricorda Giulia Maria Crespi.

“Scopo di questa mostra – le fa eco Andrea Carandini, presidente Fai – non è alimentare improvvisazioni e polemiche ma aprire, anche con gli avversari, una fase nuova per Venezia, basata finalmente non su chiacchiere, pensieri fissi e studi parziali ma su una ricerca il più possibile condivisa riguardante il miracoloso, complicato e fragile sistema naturale, sociale e culturale della città lagunare considerata nel suo meraviglioso complesso”.

Per ultimo, prima di passare alla visione di 27 ‘gioielli’ esposti al pubblico fino al 6 gennaio (“la foto non fa propaganda ma testimonianza” dice la curatrice), il tempo per le richieste del Fai al ministro Dario Franceschini a favore di un turismo sostenibile; perché “è un bene se non è barbarica invasione ma flusso umano globale da governare nella quantità e nella qualità”

22/10/2015

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