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Mose di Venezia, lo studio: chiusure portano interrimento dei canali e appiattimento dei fondali

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Il Mose, le barriere a protezione di Venezia, sotto la lente di ingrandimento.
Se, da un lato, risolve almeno temporaneamente il problema delle acque alte che minacciano la città, dall’altro avrà “un impatto importante sull’evoluzione morfologica della laguna nel suo insieme”.
E’ tutto contenuto in uno studio dal titolo “Loss of geomorphic diversity in shallow tidal embayments promoted by storm-surge barriers”, pubblicato da un team di ricercatori dell’Università di Padova sulla rivista ‘Science Advances’.

La ricerca è frutto della collaborazione tra Centro Interdipartimentale di Idrodinamica e Morfodinamica Lagunare (CIMoLa), Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale (Icea) e Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, che ha coinvolto anche il Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e il Dipartimento di Ingegneria Ambientale dell’Università della Calabria.
Lo studio ha analizzato gli effetti sulla morfologia della laguna delle prime chiusure del Mose, avvenute nell’autunno 2020, ricavando che l’utilizzo del sistema di paratoie mobili alle bocche di porto ha importanti conseguenze sull’idrodinamica e sul trasporto di sedimenti all’interno della laguna.

In particolare, la riduzione dei livelli di marea incrementerebbe la risospensione dei sedimenti dai bassi fondali lagunari, favorendo l’interrimento dei canali e riducendo al contempo la capacità delle barene – formazioni pianeggianti tipiche degli ambienti lagunari – di sopravvivere al progressivo innalzamento del livello medio del mare Se non opportunamente contrastati, tali processi – concludono i ricercatori – porteranno nel tempo a un progressivo “appiattimento” della topografia lagunare, modificandone in modo sostanziale l’attuale morfologia.

Se da un lato la temporanea chiusura delle bocche di porto risulta indispensabile per la limitazione delle acque alte (lo studio sottolinea che soluzioni ingegneristiche diverse dal Mose non avrebbero modificato le dinamiche evidenziate) dall’altro i ricercatori sostengono la necessità di trovare un compromesso tra le esigenze di salvaguardia delle aree urbane dalle inondazioni e la conservazione dell’ecosistema lagunare, mettendo allo studio interventi in grado di mitigare gli effetti messi in luce dalle indagini.

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2 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Basta avete rotto.guardate il positivo possiamo fare alberghi,centri commerciali parcheggi,ferrovia aereoporti tutti a Venezia. Non ci sarà più acqua alta e avremo un lungomare meravigliosi. .basta spendere miliardi dei cittadini. Siete solo dei bu .. ni

  2. Da decenni succede a causa dello scavo del canale dei petroli …si è spostata anche la linea di “confluenza” tra i flussi della bocca di Malamocco e quella di San Nicolò…. Occorrono seri studi e applicazioni di opere idrauliche a impatto zero per ridurre i danni del canale dei petroli e dei lavori del mose …..magari gli olandesi (tanto vituperati ai tempi della progettazione del mose) potrebbero darci qualche consiglio…… Ai tempi della Serenissima il magistrato alle acque doveva consultarsi con i pescatori per qualsiasi modifica alla laguna ….

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