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I Microbi, l’importanza della salute del Microbiota

Funghi, virus, batteri, archaea vivono a miliardi intorno e dentro a noi e sono parte integrante del nostro metabolismo. Parliamone.

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È paradossale ma senza i microbi che ospitiamo dentro al nostro corpo e sopra di noi sulla pelle, non potremmo vivere. “I nostri studi clinici da anni hanno dimostrato che la loro presenza supporta in molti modi la salute del nostro corpo. Senza vivremo una vita precaria come quella delle nostre cavie di laboratorio che sono state sterilizzate dalla nascita” commenta Aleksandar Kostic biologo al Department of Microbiology, Harvard Medical School, Boston, Massachusetts. Il numero dei microbi è assimilabile a quello delle nostre cellule somatiche e sono in gran parte batteri con piccole percentuali di funghi e di virus. Il nostro corpo, composto da decine di miliardi di cellule somatiche, non è solo ed è una fortuna poiché la presenza di un numero altrettanto grande di microbi è in grado di fornire una somma di servizi ai quali il nostro metabolismo non è in grado di provvedere in modo autonomo.

Il loro insieme è stato definito microbiota. In gran parte è localizzato nel colon, ma in piccole quantità è presente sulla pelle, nel naso e nella cavità orale. Sono migliaia di specie batteriche diverse che vengono acquisite dopo la nascita attraverso l’alimentazione e l’ambiente in cui vive il neonato: la famiglia, la sua localizzazione fisica come mare, montagna, città o campagna, presenza di animali domestici e di aree verdi. Il microbiota è una complessa comunità microbica la cui biodiversità è il fattore critico della sua sopravvivenza. Martin Blaser del Department of Medicine, Robert Wood Johnson Medical School, New Jersey ricorda che la corretta funzionalità di questa comunità è legata al rapporto di interscambio che si stabilisce fra le migliaia di ceppi batterici che la compongono. Se questo equilibrio viene alterato da fattori esterni le prestazioni del microbiota vengono compromesse con ripercussioni negative sulla salute del corpo e sul suo sistema immunitario.

Comprensibilmente dopo il parto il primo obbiettivo è la messa in sicurezza della nuova vita contro i patogeni esterni. Il periodo chiave della crescita e sviluppo dei batteri nel corpo del neonato, sono i primi mesi che intercorrono dal momento della nascita, molti ricercatori concordano su tre. In questo breve lasso di tempo, accade un fatto straordinario. In una affascinante inversione di ruoli, gli studi clinici hanno dimostrato che la crescita dei batteri del microbiota durante i primi mesi di vita dell’individuo, è il fattore decisivo che condiziona la qualità dello sviluppo e della maturazione della sua immunità adattativa. Batteri che addestrano le nostre difese contro i patogeni, un evento paradossale poiché va contro tutte le nostre presunte certezze in materia di microbi” Così racconta un affascinato Scott Gilbert Emeritus Professor of Biology, Swarthmore College, Pennsylvania “Di fatto il sistema immunitario riconosce il microbiota come parte del sé e questo comporta che possa essere considerato a tutti gli effetti un organo del corpo umano come il cuore o i polmoni”. Quest’ultima considerazione comporta che dobbiamo curare la salute del microbiota con tutta l’attenzione che abbiamo verso gli altri organi del corpo.

Nel primo periodo di vita diventa cruciale la qualità della nutrizione del neonato che tutti i dati in nostro possesso indicano essere l’allattamento al seno per i suoi effetti positivi sia sul suo sviluppo fisico che sulla crescita esponenziale dei batteri nel suo intestino alimentati dagli oltre duecento oligosaccaridi presenti nel latte materno. In alternativa sono stati recentemente messi in commercio delle tipologie evolute di latte artificiale, le premium, che simulano in modo soddisfacente le funzioni di quello naturale.

Fino dai primi mesi si stabilisce quindi un rapporto simbiotico fra il corpo sullo stato di salute del microbiota che a sua volta condiziona la salute dello stesso corpo. L’equilibrio del microbiota è garantito dalla quantità di fibre alimentari presenti nella dieta che rappresentano l’alimentazione quotidiana dei miliardi di batteri che lo compongono. Dai trentacinque ai quaranta grammi di fibre è la dose quotidiana indicata al di sotto della quale i batteri deperiscono e poi inevitabilmente muoiono. Un danno non visibile, ma con effetti indesiderati sul nostro metabolismo secondo lo studio clinico realizzato da Bryce Perler della School of Medicine,University of Pennsylvania.

Innanzitutto, sulle capacità di assimilare il cibo della dieta e trasformarlo in nutrienti. Il corpo umano è in grado di sintetizzare soltanto diciannove enzimi necessari per la digestione esclusivamente dei carboidrati semplici come gli zuccheri, dell’amido, delle carni e di pochi altri cibi. Per la assimilazione dei vegetali, frutta e verdure, bisogna ricorrere agli enzimi prodotti dai batteri del colon. Il data base specializzato CAZymes ne indica oltre sessantamila un numero necessario vista la enorme varietà di molecole organiche che compongono i vegetali. Se manca l’apporto dei batteri del microbiota si riduce il numero di questi cibi che possono essere digeriti. Un danno importante perché verranno a mancare i molti nutrienti contenuti in questi alimenti che tutti i nutrizionisti indicano essere essenziali per una alimentazione equilibrata. “Un microbiota sano è il segno inequivocabile di un corpo in salute e viceversa” recita Bryce Perler nelle conclusioni del suo studio. Un dato confermato da Emmanuelle Le Chatellier biologa ricercatrice presso INRA, Jouy en Josas, France “Gli individui con un microbiota che sia stato compromesso da una dieta inadeguata o da un eccesso di assunzione di antibiotici, sono caratterizzati da un gruppo di patologie preoccupanti come l’obesità, il diabete di tipo 2 e un elevato fattore di rischio per le patologie cardiovascolari”.

Non solo. Secondo la ricerca guidata da Eran Elinav del System Immunology Department, Weizman Institute of Science, Rehovot, Israele con un microbiota squilibrato nella sua composizione viene a mancare l’apporto di otto classi diverse di metaboliti prodotti dai batteri che lo compongono. Una mancanza grave. L’elenco delle funzioni che vengono compromesse è lungo. Viene messa in discussione l’integrità della mucosa intestinale, l’immunità adattativa, la capacità digestiva dei cibi vegetali, il metabolismo del fruttosio e del glucosio. “Questo stretto rapporto fra microbiota e metaboliti ha aperto una imprevista finestra di opportunità verso la possibilità di migliorare la salute umana, un percorso di intervento clinico che fino a pochi anni fa non era nemmeno ipotizzabile” commenta Elinav “Il nostro compito di ricercatori per l’immediato futuro è di sfruttare appieno queste nuove conoscenze terapeutiche”.

Antonio Marsilio

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