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Medici di Base pronti al braccio di ferro con la Regione Veneto

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È ritornato alla resa dei conti il problema Sanità con un Consiglio regionale straordinario richiesto dalla minoranza che lo ha introdotto con una mozione presentata dal consigliere Bruno Picozzo del Partito Democratico, spenta con 25 voti contrari e 21 favorevoli.

Il testo della mozione sollecitava il governatore Luca Zaia e la sua Giunta ad acconsentire alle richieste dei medici di base che già hanno annunciato una solida protesta, che potrebbe vederli scendere in campo e rivendicare, con uno sciopero, quelli che considerano diritti violati nei confronti della categoria e dei cittadini.

L’agitazione è iniziata a settembre per sensibilizzare la Giunta e sollecitare la presa di coscienza verso i problemi irrisolti, con 28 giorni di protesta e prevede il blocco dell’invio della ricetta telematica, per giungere alla chiusura degli ambulatori.

Tante e ben individuate le questioni che il Piano sociosanitario non ha attuato, né accolto, a giudizio dell’opposizione in Consiglio.

Il testo bocciato richiedeva la garanzia delle cure palliative per 24 ore giornaliere, lo sblocco delle Medicine di gruppo integrate, ferme da febbraio, l’attuazione di tutti i 3038 posti letto e quindi l’inclusione dei 1263 mancanti, il consolidamento delle Unità riabilitative territoriali e degli Hospice per pazienti terminali. E altre questioni strettamente tecniche e telematiche da attuare, quali la ricetta elettronica e il fascicolo sanitario. 

Medicina preventiva, cura, territorialità e ricoveri ospedalieri, da anni sono all’attenzione della regione e anche se l’ultimo Piano sociosanitario privilegia nel testo la cura territoriale (anche per ragioni strettamente economiche, un posto letto costa oltre 600 euro giornaliero a fronte dei 150 territoriali), le Medicine di gruppo Integrate sono solo 55, nonostante il Piano ne prevedesse 86. E quel che dovrà in ogni caso spiegare la Giunta, è la destinazione e l’uso dei proventi della chiusura di 1212 posti ospedalieri.

Delusione anche per le strutture intermedie non realizzate per dare una risposta alla cronicità, sono decine di migliaia le famiglie che curano in casa un anziano o un disabile, dovrebbero essere aiutate e supportate, proprio da quelle strutture che potrebbero accogliere le specifiche fragilità decongestionare e alleviare la fatica di chi si fa carico dell’assistenza e confortare il paziente con cure e situazioni ambientali socio riabilitative.

L’assessore alla sanità Lucio Coletto, si è dichiarato favorevole alla Medicina di gruppo integrata, ha promesso una delibera che prevede 883 posti territoriali, Urt, Hospice e ospedali di comunità e altri 380 entro il 2018, non mancando di sollecitare in ogni caso una rivisitazione generale.

I medici di famiglia rimangono poco convinti e intendono rivolgersi al Direttore generale della sanità Domenico Mantoan, per ribadire tutti quegli aspetti che il Consiglio regionale ha respinto e nel contempo rivendicare il diritto allo sciopero, qualora le indicazioni e i problemi sottesi, non ricevessero la dovuta attenzione. Non cercano lo scontro e hanno a cuore i loro pazienti, ma proprio per questa ragione rivendicano l’attuazione di una politica sanitaria rispettosa di una comunità che si rivolge al settore sociosanitario, esprimendo un bisogno di salute che non può essere ulteriormente disatteso.

Andreina Corso

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