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Mamme gay vogliono registrare il figlio ma l’anagrafe di Venezia rifiuta. Il tribunale invia il caso alla Corte Costituzionale

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Mamme gay vogliono registrare il figlio ma l'anagrafe di Venezia rifiuta. Il tribunale invia il caso alla Corte Costituzionale

La Legge Cirinnà, approvata nel 2016, istituisce le unioni civili. Oggi però si scopre che la norma presenterebbe degli aspetti di incostituzionalità perché discriminerebbe i genitori gay.

Paradossale ma reale. Il caso è quello di una coppia di donne gay veneziane, già unite civilmente. Due anni fa, una di loro si è sottoposta a fecondazione assistita all’estero.
Dalla procedura è nato un bel bimbo nel 2017 e le due donne si erano quindi rivolte al Comune di Venezia chiedendo di indicare entrambe nell’atto di nascita.

L’ufficiale di stato civile, però, evidentemente aveva altre indicazioni, e quello che ha potuto fare è certificare che il bimbo era: “nato dall’unione naturale con un uomo, non parente né affine con la madre naturale…” e al piccolo era stato attribuito solo il cognome di quest’ultima.

La coppia ha quindi fatto ricorso al tribunale di Venezia chiedendo che venisse corretto l’atto di nascita secondo quella che era la loro intenzione originale.

Il tribunale, però, ha rimesso la questione nelle mani della Consulta in quanto la legge Cirinnà presenterebbe aspetti di incostituzionalità perché, paradossalmente, discriminerebbe questi casi con genitori gay.

A sollevare la questione sono i giudici del Tribunale di Venezia che hanno rimesso il giudizio alla Corte Costituzionale.

Il caso descritto, raccontato dal Corriere del Veneto, è quello delle donne veneziane, che erano giù unite civilmente.

Le due donne si sono rivolte al tribunale di Venezia chiedendo che venisse dichiarato illegittimo il rifiuto opposto dal Comune di registrare le generalità delle due madri e ordinasse all’ufficiale giudiziario di rettificare l’atto di nascita.

Il collegio ha deciso di rimettere la questione nelle mani della Consulta, ritenendo che la legge Cirinnà e il Decreto del Presidente della Repubblica che disciplina l’ordinamento dello stato civile contengano disposizioni incostituzionali.

Non andando a disciplinare il contenuto dell’atto di nascita, non si realizzerebbe “il diritto fondamentale alla genitorialità dell’individuo” previsto dalla Costituzione.
Diritto, scrivono i giudici, “inteso come aspirazione giuridicamente qualificata a mettere al mondo e crescere dei figli, avendo costituito un legame di coppia formalizzato”.

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