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Lunedì si riapre: Italia in giallo. E il Pass è stato bloccato

La novità delle ultime ore parla di un ripensamento sui centri commerciali: restano chiusi nei weekend. E il braccio di ferro più forte è ora sull'orario del coprifuoco.

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L’Italia riparte e quasi tutto il paese torna in giallo da lunedì, dopo oltre un mese.
In rosso resta solo la Sardegna, prima e unica regione italiana a passare in zona bianca, mentre buona parte del sud è in arancione, con Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia che si aggiungono alla Valle d’Aosta, dove però da lunedì sarà possibile – anche a chi non è residente – raggiungere le seconde case.
E mentre prosegue il pressing del centrodestra e dei governatori per cancellare o posticipare il coprifuoco e consentire la riapertura anche dei locali che hanno solo spazi al chiuso, arriva uno stop del garante della privacy al governo.
Il pass che dovrebbe consentire di spostarsi anche tra regioni di colore diverso, comprese quelle rosse e arancioni, presenta criticità che rischiano di renderlo inutilizzabile.
Per 47 milioni di italiani si apre dunque lunedì una nuova fase anche se, ricorda il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, saranno fondamentali “prudenza e gradualità”.
Le persone potranno tornare a pranzare e cenare al ristorante, anche se solo all’aperto, potranno spostarsi tra le regioni gialle anche per turismo senza dover giustificare i propri movimenti, potranno ricominciare ad andare al cinema o ad assistere ad uno spettacolo teatrale o ad una mostra, potranno

tornare a giocare a calcetto, basket o pallavolo.
E saranno aperte anche le spiagge, assicura il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, dunque gli operatori si potranno attivare per predisporre gli impianti sulla base dei protocolli già operativi.
E’ quel “rischio ragionato” di cui ha parlato il presidente del Consiglio Mario Draghi nei giorni scorsi, sottolineando che saranno i comportamenti degli italiani a stabilire se si dovrà tornare indietro o se la ripartenza sarà irreversibile.
“Le riaperture non sono un liberi tutti – avverte il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza – bisogna responsabilizzare le persone”.
Il rischio ragionato, quello indicato da Draghi, che si fonda “sui dati in miglioramento” e il monitoraggio settimanale lo conferma: l’incidenza a livello nazionale è scesa a 159 casi su 100mila abitanti e l’Rt è a 0.81 mentre la settimana scorsa era a 0.85.
Nel decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale è saltata però la riapertura dei centri commerciali anche nei fine settimana, che invece nella bozza era indicata per lunedì.
La notizia ha portato qualche malumore.
I centri commerciali

potranno ripartire solo dal 15 maggio.
Il cambio di rotta che ha provocato “stupore” nelle associazioni di categoria, che chiedono un incontro urgente al governo.
“I centri commerciali sono sicuri – dice il presidente di Federdistribuzione Alberto Frausin – abbiamo bisogno di una prospettiva certa sulla data di riapertura”.
Protesta che Matteo Salvini fa sua – “è stato un blitz, l’ennesimo schiaffo al buonsenso, al lavoro, alla libertà e agli accordi. Così non va” – rilanciando la battaglia della Lega e dei governatori per cancellare il coprifuoco e consentire la riapertura anche dei locali al chiuso, prevista invece dal decreto per il 1 giugno.
In pressing anche i governatori di Forza Italia che contestano le “troppe regole” mentre il presidente della Campania Vincenzo De Luca propone di posticipare alle 23 le chiusure e il rientro dei clienti fino alle 23.30, “perché dire si può aprire e mantenere il coprifuoco è una presa in giro”.
Luca Zaia chiede un “tagliando” al decreto auspicando un “decreto correttivo” entro l’inizio di maggio.
Il governo non replica ma già ieri la ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini, che da giorni media tra esecutivo e regioni, era stata chiara: ogni due settimane verrà fatto un check e il primo


 

ci sarà a metà maggio.
Non solo: il Viminale nelle prossime ore emanerà la circolare interpretativa nel decreto con la quale verrà molto probabilmente ribadito che un eventuale ‘sforamento’ di poche decine di minuti per rientrare a casa dopo aver cenato fuori, non sarà sanzionato.
Palazzo Chigi e l’esecutivo devono però fronteggiare anche un’altra grana.
Il “Pass” pare essere fermato dal Garante dei diritti per la Privacy che ha fatto un avvertimento formale che critica la principale novità introdotta dal decreto.
I ‘certificati verdi’ che da lunedì consentiranno di spostarsi anche nelle zone arancioni o rosse: quello di avvenuta vaccinazione – ottenibile al termine del ciclo vaccinale – e quello di avvenuta guarigione, che hanno entrambi validità di sei mesi; quello di effettuazione di un test molecolare o antigenico negativo nelle 48 ore precedenti sarebbero compatibili con le regole sulla riservatezza.
Il pass, scrive il garante, presenta “criticità” che se non modificate rischiano di “inficiare” la validità e il funzionamento del sistema.
Serve dunque un “intervento urgente a tutela dei diritti e delle libertà delle persone” poiché il decreto “non garantisce una base normativa idonea” per introdurre il pass ed è “gravemente incompleto” per quanto riguarda la protezione dei dati degli italiani e privo di una valutazione dei possibili rischi.

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2 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. A nessuno è venuto in mente che potrebbero approfittare dell’occasione della vaccinazione, per fate un tampone ? E, nel foglio dell’anamnesi sono riportati dai molto sensibili. Che fine faranno ? qui la privacy non viene considerata ?

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