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L’Ultima Notte d’Amore, noir italiano riuscito a cui dare fiducia

Il film di Di Stefano non ha nulla di stracultistico ma vuole porsi come titolo “adulto” del nostro noir. Io ci sto a dare fiducia a questo film e invito ad andare a vederlo. Se ci sono ancora alcuni meccanismi da oliare nel complesso abbiamo una pellicola italiana che cerca di essere a fuoco e giocare il gioco del genere, con rimandi alla società contemporanea, da adulti. Non ne rimarrete delusi.

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In mezzo al pluripremiato “Everything everywhere all at once”, al tanto discusso “The whale” e con uno “Shazam” ai fianchi, ecco uscire all’improvviso un noir italiano in piena regola con le caratteristiche portanti del genere. E oltre a ciò parliamo di un film complessivamente riuscito, che ha fatto pensare ad alcuni a una possibile nuova via al genere prodotta nel nostro paese.

“L’ultima notte di Amore”, di Andrea Di Stefano, a quanto risulta dai botteghini, sembra riuscire a tenere testa ai titoli altisonanti prima elencati. Ma quali sarebbero le qualità che, a parere personale e non solo, fanno del film di Di Stefano, un titolo da tener d’occhio e apprezzare, tra pregi e limiti? Innanzitutto siamo dentro un vero noir: abbiamo una metropoli, Milano, notturna e livida. Abbiamo un protagonista che è un pesce piccolo in mezzo a pesci giganti e che si trova a dover diventare eroe in maniera riluttante. Abbiamo una storia di intrallazzi torbidi da parte della malavita e personaggi insospettabili che risultano poi essere coinvolti in un giro criminale che ruota attorno all’inconsapevole protagonista.

La storia è quella di Franco D’Amore che sta rientrando a casa una sera, dopo il jogging. È atteso dalla moglie e da un gruppo di colleghi e amici, per una festa a sorpresa, dato che quello è l’ultimo giorno di lavoro come poliziotto. Alla mezzanotte dell’indomani D’Amore andrà in pensione. Mentre lo accolgono per la festa il protagonista viene raggiunto da una telefonata del superiore, il quale lo vuole in servizio perché in prossimità di Milano è successa una sparatoria e un collega è morto, in circostanze poco chiare. Da questo antefatto comincia il racconto di D’Amore, che per arrotondare il non certo alto stipendio fa da autista al cugino della moglie per accompagnarlo a concludere affari relativi alla vendita di preziosi per il giro della Milano che conta.

Le vicende porteranno D’Amore ad accettare un’offerta di lavoro come security per una donna della comunità cinese. Ma quella che doveva essere un’ora di lavoro pulito e ben retribuito si trasformerà in un’odissea bagnata di sangue. Come tutti i film noir è impossibile raccontare la trama, pena lo svelamento degli artifici del film per la suspence. E in questo “L’ultima notte di Amore” la sceneggiatura del film, tutta del regista, le sorprese non scarseggiano, tra tempo reale che è flashforward e punti di vista differenti.

Sarebbe bello segnare il film come un tentativo più che interessante di una nuova via “gialla” del nostro cinema. “L’ultima notte di Amore” (titolo ironico e dal doppio significato) ha diverse carte a suo favore: è ben scritto, non ha velleità pop o citazioniste, pur muovendosi su binari classici del genere, non fa il fighetto, insomma, come certo cinema pulp ci ha ormai sin troppo abituati. Riesce a inserire una storia canonica in un contesto contemporaneo (la mala è quella della Cina che ha comprato mezza Milano-raccontata secondo gli stilemi del genere ma senza “maniera”).

Se è pur vero che qualche situazione e qualche faccia è forse troppo memore di certa fiction italiana, nel complesso il film si prende sul serio e tira dritto per la sua strada e, grazie anche a un finale “aperto”, non fa sconti a nessuno dei personaggi e non ultimo usa gli smartphone ai fini della trama con coerente intelligenza.

Gli interpreti sono adeguati: Favino è sempre più che convincente, anche se l’accento calabrese non è sempre puntuale. Sorprendente Linda Caridi nel ruolo della moglie di D’Amore, presenza energetica e proteiforme che imprime al personaggio forza e persino humor (memorabile la battuta sul marito che “abbocca come i pesci”); e non da meno Antonio Gerardi nel ruolo del cugino Cosimo, perfetto come intrallazzatore benvestito e subdolo e Francesco Di Leva, nel ruolo del collega di D’Amore.

Fa impressione vedere nel piano sequenza iniziale della Milano contemporanea a volo d’uccello un silenzioso omaggio ai cieli di quella Milano immortalata da Fernando Di Leo nel 1972 in “Milano calibro 9”. Ma anche questo incipit dà la misura del film di Di Stefano, che non ha nulla di stracultistico ma vuole porsi come titolo “adulto” del nostro noir. Io ci sto a dare fiducia a questo film e invito ad andare a vederlo. Se ci sono ancora alcuni meccanismi da oliare nel complesso abbiamo una pellicola italiana che cerca di essere a fuoco e giocare il gioco del genere, con rimandi alla società contemporanea, da adulti. Non ne rimarrete delusi.

L’ULTIMA NOTTE DI AMORE 
(Italia, 2023) regia: Antonio Di Stefano
Selezionato al Berlinale Special Gala del Festival di Berlino 2023
Cast: Pierfrancesco Favino, Linda Caridi, Antonio Gerardi, Francesco Di Leva, Wang Fei

Giovanni Natoli

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La discussione è aperta: una persona ha già commentato

  1. D’accordo su tutto ma il parlato? Non sarebbe indispensabile che film in dialetto stretto fossero sottotitolati? Io ho capito e apprezzato il film, ma non ho compreso quasi niente
    dei dialoghi e così pure mia moglie; anche altri amici in sala se ne sono lamentati.

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