Bruce Springsteen nei concerti a Auckland ha cantato una sua canzone, «Royals».
David Bowie non fa che dire cose positive della gotica popstar neozelandese.
Lorde, ciò nonostante, non si impressiona. Sembra emozionarsi solo quando le dicono che Robbie Williams ha parlato bene di lei. «Davvero?», chiede incredula.
Lorde è un fenomeno discografico di ultimissima generazione, una cantante che con vendite e visualizzazioni da capogiro sulla rete ha messo in poco tempo sottosopra il mondo della discografia. Ha già vinto due Grammy.
Lorde è a Roma, accompagnata da mamma Sonja, per partecipare ai Music Awards e fuori dal palco Ella Maria Lani Yelich-O’Connor (questo il suo vero nome) assomiglia a un’adolescente come tante.
E pensare che nel 2013 la rivista americana Time l’ha messa in cima alla lista dei 16 teenager più autorevoli, superando l’attivista pachistana Malala Yousafzai.
Miley Cyrus, sua ‘collega’ è provocatoria e sexy, Lorde invece evita gli ammiccamenti sessuali. «Siamo agli antipodi e rappresentiamo donne diverse. Femminista io? Sì, ma anche Miley».
Lei, che ha 18 anni, ha rifiutato di aprire i concerti di Katy Perry e ha litigato con un mensile perché aveva ritoccato una sua foto con i brufoli (lo scatto «vero» l’ha postato sul web). La sua «Royals» ha avuto otto milioni di download e il video è stato visto 50 milioni di volte. L’album «Pure Heroine» ha venduto quattro milioni di copie. A 13 anni era già sotto contratto con una major.
Lorde è un fenomeno musicale dei nostri tempi.
Paolo Pradolin
[04/06/2014]
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