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L’arte sconosciuta del volo – Ritorno alle origini per Enrico Fovanna

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In questo periodo ho avuto l’occasione di rivedere qualche ex compagno di scuola e con loro ripercorrere alcuni momenti di un passato che sembra prossimo e che ormai ha più di 20 anni. “Ma ti ricordi quando…..” anche noi, classe ’88, siamo diventati nostalgici, parliamo come dei vecchi nonni con il “si stava meglio quando si stava peggio”. Per questo motivo leggere il nuovo libro di Enrico Fovanna, L’ arte sconosciuta del volo, edito da Giunti editore che ripercorre, romanzata, i luoghi dell’infanzia dell’autore stesso, mi ha riportato a ripassare quello che è stato, lasciandomi trasportare in una prosa che con la sua semplicità scalda il cuore.

Premosello, Piemonte settentrionale, 1969. È il primo novembre, vigilia del giorno dei morti, e una scoperta agghiacciante sta per risvegliare l’orrore in paese, sconvolgendo l’infanzia di Tobia. Su una strada di campagna, vicino al ruscello, è stato rinvenuto il corpo di un suo compagno di scuola. A pochi mesi di distanza dal ritrovamento del cadavere di un’altra ragazzina. In paese si diffonde il terrore: ormai è evidente che per le campagne si aggira un mostro, un mostro che uccide i bambini. Tobia è afflitto dal senso di colpa e dalla vergogna, perché con quel ragazzo aveva fatto a botte proprio il giorno della sua scomparsa, desiderando davvero di liberarsi di lui. Adesso è difficile tornare alla vita di prima, all’amore innocente ed esaltante per Carolina, ai giochi spensierati con padre Camillo e con Lupo, il matto del paese. Soprattutto quando i sospetti dei paesani si concentrano su una persona molto vicina a Tobia, sulla cui innocenza lui non ha alcun dubbio. Quarant’anni dopo, Tobia vive a Milano e fa il medico legale. Demotivato dal lavoro e lasciato dalla moglie per l’impossibilità di avere un figlio, sta vivendo uno dei momenti più bui della sua vita. Sarà una telefonata di Ettore, il suo vecchio compagno di scuola, a convincerlo a tornare dopo tanti anni nei luoghi dell’infanzia, per il funerale di Lupo. E questo inatteso ritorno cambierà la rilettura del suo passato…

Capita molte volte con i libri, che più o meno a metà si capisca benissimo dove l’autore voglia andare a parare, Fovanna invece riesce a mantenerci attaccati alle pagine, primo perché ci affezioniamo ai personaggi, secondo perché il finale, la risoluzione del mistero, non sono per nulla scontati e passa attraverso la riscoperta del passato e l’accettazione di se stessi e di come si è diventati.

Un paese che chiama, che ti riporta al tuo io passato. Un paese che tu puoi aver cercato di dimenticare, ma che non si è scordato di te, che ti attrae come un magnete con una forza quasi incomprensibile per la testa e ovvia per il cuore. “Secondo me il tuo paese ti sta cercando” dice Alice a Tobia ed è una frase che ben riassume il ruolo di Premosello in questo libro. Un paese vicino alle montagne come tanti in Italia, da cui vuoi scappare, dove tutti si conoscono, tutti mormorano, tutti accusano, ma dal quale, per quanto lontano puoi andare non riuscirai mai a lasciarti alle spalle del tutto. Perché scorre nelle tue vene, è parte di te come sono parte di te gli abitanti, gli amici di un tempo, il te piccolo che fatichi a salutare, che tieni al tuo fianco e che molte volte emerge. Tobia adulto ripete spesso “io sono un bambino” perché a 48anni lui si sente ancora quel ragazzino timido, innamorato di Carolina, con la quale ha scambiato un unico casto bacio che è sempre valso un tesoro.
Per Fovanna è un viaggio nella memoria che lo porta ad analizzare con trasporto ed emozione come possa nascere l’amore nel cuore di un bambino ed è molto interessante vedere come l’autore tratta l’argomento. Nella prima parte, infatti, quando Tobia è solo un ragazzino, le sue analisi sull’amore ci sembrano alquanto adulte mentre nel momento in cui torniamo al 2009 con un Tobia quasi 50enne ecco che sembra una bambino quello che parla di amore ed è un modo bellissimo per raccontare un qualcosa che, come direbbe Gabbani nell’ultima canzone del Festival di Sanremo “di normale non ha neanche le parole”.

L’arte sconosciuta del volo è un libro intenso che riporterà ogni lettore a rivivere il proprio passato e magari fare pace con quelle figure, con quei fantasmi che ancora ci si porta dietro ogni giorno.

Sara Prian

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