Qual è il nefasto “fil noir” tra l’ira di Trump per la moratoria delle condanne a morte in California e le 148 frustate ed i 38 anni di carcere inflitte dalla “giustizia” iraniana a Nasrin Sotoudeh, donna e avvocato, colpevole d’ aver difeso in giudizio altre donne che non rispettarono l’ obbligo di indossare l’hijab, ed altri simili arcaici e ciechi obblighi di legge?
“Nulla, nulla: non vorrai paragonarla ai delinquenti che negli USA rapinarono, uccisero, stuprarono, sodomizzarono e perciò furono condannati a morte dalla “giustizia” degli States!”
No, certamente no: è incolmabile l’abisso tra quel fanatismo religioso e quei gravissimi reati che, è comprensibile, condivisibile, empatico, accendono lo sdegno di Trump contro Gavin Newsom governatore della California, che ha decretato quella moratoria: riguarda 737 detenuti rinchiusi in quelle prigioni, in attesa che come da sentenza la “giustizia” li uccida.
Ecco il “fil noir”: la “giustizia” che tale non è. Non posso dimenticare la nostra Costituzione: le pene devono tendere alle rieducazione del condannato (art. 27). Certo, vale in Italia, non in Iran, non negli States, ma è la più bella del mondo, dice Benigni: condivido.
Vorrei ricordare don Mazzolari (nostro fratello Giuda), ma non sono un buon cristiano. E allora cito Gandhi: “occhio per occhio, rende il mondo cieco.
E ricordo anche Amos Oz: “…la giustizia senza bontà significa macello, non giustizia. D’altro canto, la bontà senza la giustizia è cosa che forse va bene per Gesù, non per la gente comune, che ha assaggiato dall’albero della cattiveria.” (Oz, Una storia di amore e di tenebra, pag. 204, Feltrinelli Ed.)
Ma chi non sa, sappia: David Klausner e il suo bimbo Daniel, di tre anni, amatissimi zio e nipote di Amos Oz, furono uccisi a Vilna dai nazisti invasori a caccia di ebrei. Eppure Oz, ebreo non cristiano, scrive: “…la giustizia senza bontà significa macello.”
PAOLO ANGELO NAPOLI
Bovezzo (Bs)