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La Cultura italiana è morta, lei che ne pensa?

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A.B. Caro Maestro Marotta, Lei ha lavorato alla Fenice per 43 anni, indizi?

G.M. Io ho lavorato alla Fenice dal 53 come voce bianca. Dal ’68 come Prof di Orchestra aggiunto, e stabile dal ‘72. Dal ’75 Maestro collaboratore, ’83 Direttore Musicale del Palcoscenico, dal ’92 assistente del Direttore d’Orchestra... dirigendo sia Concerti Sinfonici che Opere.

A.B. Che differenza c’è fra la gestione del Teatro in Italia e nel Mondo? Esiste il nepotismo e il clientelismo?

G.M. In Italia la gestione del Teatro Musicale è strettamente legata, ahimé!, alla politica e considerato il criterio con il quale i politici hanno collocato nei posti dirigenziali, nella quasi totalità  personaggi che con il mondo della cultura avevano ben poco da spartire. Questo è stato il cancro che con la complicità  dei sindacati ha generato lo sfascio attuale... Non si può dare un organismo culturale di centinaia di persone nelle mani di un insipiente solo perché è di sinistra... Infatti dal dopo guerra ad oggi la cultura, eccettuata qualche sporadica eccezione), è sempre stata un prodotto di monopolio delle Coop Rosse.


A.B. I soldi son pochi, o mal gestiti?

G.M. I soldi per la cultura, da che mondo è mondo, non sono mai troppi, perché il mero costo del biglietto, pagato dallo spettatore, non potrà  mai pareggiare la spesa immane necessaria per la creazione di uno spettacolo musicale. Questo sarà  possibile migliorarlo, sia con una più oculata gestione delle risorse... senza avventurarsi in spettacoli le cui caratteristiche siano troppo avveniristiche, a mò di Cultura Radical Chic per pochi eletti, che attuando la capitalizzazione delle prove, con più spettacoli come per altro si fa in tutto il mondo!...
È assurdo e dispersivo impegnare per un mese di prove, (tanto è necessario mediamente per creare uno spettacolo lirico), centinaia di artisti creando costose scenografie e costumi, ( speso mai più riutilizzati), per poi eseguire 5 – 6,  7, serate dell’opera in questione. Questo sistema non capitalizza al massimo, come si fa all’estero, le risorse economiche ed umane utilizzate.
In Polonia ad esempio il Teatro Nazionale di Varsavia ove ho lavorato per due anni, tiene in cartellone un titolo lirico per non meno di vent’anni.

A.B. Si faccia una domanda, e si dia una risposta.

G.M. Perché nel nostro paese un artista ben preparato non fa carriera se non è di sinistra? A voi la risposta.

Alessandro Bon

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