L’Inter ha bisogno di tempo, ma tempo non ce n’è. I fischi di San Siro hanno convinto Thohir a sostituire un allenatore con un altro ma i fischi non se ne sono andati. Segno anche che bisogna ancora mettere mano al portafoglio.
Inter che deve comprare a gennaio, quindi, pena il pericolo di essere invischiati pericolosamente nella lotta per non retrocedere.
Roberto Mancini non è mago Merlino, ha tutte le qualità per rimettere in strada l’Inter, ma la materia prima non ce la può mettere lui. Secondo, ma non meno importante, il Mancio è abituato a costruirsi la squadra (Mourinho ha vinto subito anche perchè ha trovato ottime basi quando è arrivato).
Così Mancini al Manchester City, che non vinceva dal 1968, ha costruito piano piano una «squadra», un metodo di lavoro, un gruppo e ha vinto. Ora bisogna lasciargli lo spazio per fare altrettanto a Milano.
Occorre dire anche che l’Inter non è stata affatta fortunata finora: dal terzo gol segnato dalla Roma, dopo il 2-2 al retropassaggio sbagliato di Palacio con l’Udinese, quando, con un po’ di sorte e traversa permettendo, poteva chiudere la gara con un 2-0 alla fine del primo tempo.
Mancini ora ha bisogno di un po’ di tempo, anche se non ce n’è. Non ne ha la classifica “pericolosa” e non ne ha il pubblico. E poi ci vogliono almeno, almeno, due-tre “pezzi buoni” dal mercato.
Un centrocampista avanzato coi piedi buoni in grado di lanciare le punte, finchè Kovacic non si convincerà (e convincerà tutti noi) che è il campione di cui si parla, e un centrale difensivo solido che possa dare respiro – a turno – a Juan Jesus e a Ranocchia. Se poi ci fosse abbondanza, bisognerebbe assolutamente rivalutare una seconda punta al posto di Palacio che evidentemente non ce la fa più a cantare e portare la croce come fece nel girone d’andata incredibile dell’anno scorso, quando si caricò la squadra in groppa da solo.
Roberto Dal Maschio