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“Il medico ha organizzato il delitto perfetto”: il Tribunale del Riesame nega la libertà a Giampaolo Amato

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Giampaolo Amato, il medico oftalmologo di 64 anni, ha orchestrato freddamente un omicidio che si preannunciava come il “delitto perfetto”. Tuttavia, il suo piano è andato in frantumi a causa dell’opposizione della sorella della vittima, che ha richiesto un’autopsia anziché la cremazione.

Il tribunale della Libertà di Bologna ha ricostruito l’accaduto e ha deciso la permanenza in carcere del medico, accusato di aver assassinato la sua consorte Isabella Linsalata, 62 anni, nella notte del 30 al 31 ottobre 2021, utilizzando una combinazione di farmaci. L’arresto del professionista è avvenuto l’8 aprile 2023, quasi un anno e mezzo dopo, ad opera dei carabinieri coordinati dalla Procura bolognese.

Nonostante il ricorso presentato al Riesame il 24 aprile dai suoi avvocati, Cesarina Mitaritonna e Gianluigi Lebro, i giudici hanno confermato la misura più restrittiva, ritenendo che persista il pericolo di una ripetizione del reato. Pertanto, la detenzione in carcere è stata ritenuta l’unico modo per contenere tale pericolo. Secondo i giudici, Amato potrebbe procurarsi farmaci letali tramite canali non ufficiali, convincere potenziali vittime a recarsi nella sua abitazione o affidare ad altri la responsabilità di atti lesivi, assumendo il ruolo di mandante. Le principali persone a rischio sarebbero la cognata e la donna con cui Amato aveva una relazione extraconiugale.

Secondo il Tribunale, Amato ha intrapreso comportamenti persecutori nei confronti di quest’ultima dopo la morte della moglie. Le intercettazioni hanno rivelato un’ossessione nei confronti della giovane e un forte rancore dovuto alla decisione di porre fine alla relazione dopo la notizia del procedimento per omicidio. I giudici affermano che la passione per l’amante e il desiderio di un futuro insieme privo di preoccupazioni economiche hanno portato a un’inimmaginabile carica criminale.

Il movente economico è stato anche analizzato dai giudici: Amato, che già viveva separato dalla moglie, aveva molto da perdere in caso di divorzio. L’eredità della moglie gli avrebbe garantito una certa tranquillità, specialmente in vista di una possibile vita con la nuova compagna.
Il tribunale descrive poi Amato come un manipolatore incapace di controllarsi, in grado di evitare che le sue vittime lo denuncino. Infatti, né la moglie, nonostante fosse risultata positiva alle benzodiazepine nel 2019 dopo un episodio di narcolessia, né l’altra donna, hanno sporto denuncia nonostante i comportamenti persecutori.
Questa capacità di neutralizzare qualsiasi iniziativa difensiva da parte delle sue vittime rende Amato ancor più pericoloso, secondo quanto sostenuto dal Riesame.

Oltre all’accusa di omicidio, Amato è anche accusato di peculato e di detenzione illecita dei farmaci utilizzati. Inoltre, è attualmente sotto indagine per l’omicidio della suocera, Giulia Tateo, deceduta 22 giorni prima della moglie. Sebbene gli accertamenti non siano ancora conclusi, l’autopsia ha rivelato la presenza di midazolam e sevoflurano, le stesse sostanze trovate nelle analisi effettuate sulla moglie.

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